lunedì 24 gennaio 2011

Aman e Asterix

di Sempre un po’ a disagio

E’ successo che ho preso il televisore nuovo e da quando questo aggeggio costoso è entrato in casa guardo meno film. Non perché la passione verso i cowboys o le storie d’amore sia diminuita ma perché, semplicemente, davanti al televisore mi imbambolo come un uomo di bassa categoria. Niente da fare, non riesco a staccarmi dalle televendite e dalle sfide tra cuochi maldestri. Così io, che non ne avevo uno funzionante da un po’ di tempo, accendo il televisore con l’intenzione di guardare un film e poi mi perdo nel labirinto dei palinsesti. Mi dico sì, sì, ancora dieci minuti e schiaccio play, ma poi il tempo e i cuochi e le promozioni di panche ginniche mi divorano la sera e gli occhi si stancano e il letto chiama.

Due film (uno non è proprio un film) questa settimana sono riuscito a vederli, però.



Uno è Good morning Aman, film italiano del 2009, dove Aman è un ragazzo somalo che pulisce macchine in un autosalone e progetta con un amico, che poi se ne andrà a Londra, un futuro più dignitoso. Ma la solitudine e la Roma caotica scelta dal regista Claudio Noce non restituiscono la dignità cercata. Poi entra nella sua vita un ex pugile triste, Teodoro, che aggiunge alla trama altri degradi e difficoltà.

Sarà il mio televisore nuovo, non so, ma a entrarmi negli occhi è il buio, il nero della pelle di Aman che si fa ancora più buia e nera quando si avvicina al pallore di Teodoro. Ve lo consiglio, il film, ma non con grande entusiasmo. La regia non è sempre tenuta a bada e forse anche per colpa della macchina da presa a spalla che agita troppo la visione. Spesso ci si perde anche nelle allucinazioni urbane di Aman che si protraggono più del dovuto e quasi quasi viene voglia di spegnere o mandare avanti il film.

Però c’è Valerio Mastandrea, Teodoro, che è bravissimo nel suo classico ruolo di uomo triste e rassegnato e c’è la stazione di Roma gigantesca e spesso vista dal basso che rende l’idea di quanto si è soli a questo mondo. Il film poi è spezzato in sottofondo dalle telefonate tra Aman e il suo amico a Londra e queste, secondo me, sono venature sulla corteccia del film intime, poetiche e profonde. Ma c’è una cosa che non capisco se è bella o brutta: il film non incolpa nessuno. Non c’è accusa.


L’altro, in realtà, non è un film ma un cartone animato francese del 1975 e che non ha bisogno di eccessive presentazioni: Asterix e le dodici fatichePer provare l’origine divina dei Galli, Cesare sottopone l’astuto Asterix e il forte Obelix a dodici difficilissime prove. Le passeranno quasi agevolmente tutte, inutile dirlo. Del cartone animato mi piace la parlata romana dei centurioni e la goffaggine di Obelix ma ancora di più il passo felpato dell’arbitro Caius Pupus e l’ottava famosissima prova, quella della casa che rende folli, chiaro ritratto caricaturale della burocrazia di questo mondo non animato. Qui la colpa è dei romani, ovviamente.



Se qualcuno di voi ha da consigliare un bel film, così, tanto per staccarmi dalle orrende televendite serali, batta un colpo.

4 commenti:

  1. Per rimanere in tema di immigrazione difficile, te ne propongo due, anche se magari li hai già visti: WELCOME, film francese, e L'OSPITE INATTESO. Lacrime di impotenza assicurate.

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  2. No, non li ho visti. Ti ringrazio tanto, vedo di procurarmeli.

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  3. "The milionaire", lo passeranno tra poco in tv, mi pare.

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)