giovedì 31 marzo 2011

il segnapagine del 31.III.2011

del Disagiato e dello Scorfano
 
Candido, Un popolo di analfabeti: Io mi sono convinto che non c'è miglior maniera di individuare gli ignoranti alfabetizzati che sentirli dire che a loro piace leggere. Se ti piace leggere, argomento, vuol dire che o non hai letto abbastanza o non hai letto bene.
Il Post, I sorrisi di Frattini: Jeremy Paxman, popolare giornalista della BBC noto per la sua inclinazione a essere molto incalzante con i politici intervistati, ha avuto ospite il ministro degli Esteri Franco Frattini, a cui ha rivolto molte domande sui rapporti tra Italia e Libia e su Silvio Berlusconi.
Nonleggerlo, Selezione all’ingresso: In effetti erano sembrati strani a molti, tutti quegli applausi, tutti quei cori, tutto quell'affetto, dimostrato dai cittadini lampedusani al Presidente del Consiglio. Tutto troppo perfetto, no? Una favola ... Sì.
Dituttounblog, Silvio La Qualunque: Al di fuori delle emergenze migranti, se c’è una cosa di cui Lampedusa ha davvero bisogno è l’acqua. Notoriamente questa risorsa è largamente richiesta per impiantare un campo da golf. Se solo Berlusconi si fosse minimamente interessato all’isola, avrebbe scoperto in pochi secondi che a Lampedusa non esistono sorgenti naturali.
Notizie dal futuro, Un muro alto alto alto: Domani si terrà all'Hotel KKK di Pantelleria un prestigioso convegno internazionale il cui titolo evoca la soluzione definitiva per i problemi europei, relativi all'immigrazione: "Un muro alto alto alto alto alto".
Metilparaben, Il trionfo dell’ipocrisia: Ditemi la verità: se un gruppo di persone si sgola, si straccia le vesti e convoca il Senato in seduta notturna per impedire la morte una donna in stato vegetativo permanente…
Gramellini, Silvione l’Africano: Siamo alle solite. Coi lampedusani ha fatto il lampedusano, dimenticandosi che coi tunisini aveva fatto il tunisino. Il guaio è che ce n’eravamo dimenticati anche noi, ubriacati dalle giravolte continue di questo venditore di stati d’animo...

futuri anteriori

di lo Scorfano


Durante il collegio docenti di qualche giorno fa, il dirigente scolastico ci ha informati di una novità che mi ha destato dal mio consueto torpore e mi ha fatto improvvisamente sbarrare gli occhi e raddrizzare la schiena sulla sedia scomoda: pare che già dal 2013 cambierà tutto, e che noi (la scuola pubblica di stato) saremo tutti informatizzati e digitalizzati, lavoreremo sul web e la tecnologia entrerà nelle nostre vite professionali e le rivoluzionerà per sempre.

In effetti, io avevo già letto qui di questa rivoluzione scolastica (con link alla relativa nota ministeriale); ma non immaginavo che il tutto sarebbe arrivato così presto. E invece il dirigente diceva che già tra due anni gli studenti della mia scuola (che però non sarà più la mia, credo: ci sono anche i tagli all’orario e al personale docente, non solo la tecnologia) saranno tutti dotati di badge personale che registrerà il loro ingresso entro le mura scolastiche (e con loro anche gli insegnanti, ovviamente): se ritarderanno partirà in automatico un sms (o una mail) che avvertirà le loro famiglie del fatto che non si sono presentati, o che sono entrati alle ore 08.54 oppure che sono usciti alle ore 11.23.

A quel punto saranno i genitori a dover sapere perché e quante volte sono stati assenti; e, ho pensato io, non ci sarà più bisogno di alcuna lettera cartacea da inviare mensilmente a casa né di alcun libretto delle giustificazioni da controllare e firmare tutte le mattine (e da cercare e poi «l’ho perso, prof», «l’ho dimenticato a casa, prof», «qualcuno me lo ha nascosto, prof», e «tiratelo fuori alla svelta!», e «non è vero, prof: è lui che l’ha nascosto apposta per non far sapere ai suoi quante assenze ha già fatto!» e «su, ragazzi, che c’è anche una lezione oggi!» e «no davvero, prof, non lo trovo proprio più…» e via così).

Ma non è tutto, ha aggiunto il dirigente: anche i voti si trasformeranno per sempre.            

Prima

di Sempre un po' a disagio

L'anziana signora mi chiede con una dolcezza che quasi mi commuove quale guida di Barcellona può andare bene per lei, visto che le hanno regalato un viaggio di quattro giorni. Io da bravo venditore schiaccio il solito bottone, uno dei pochi bottoni che la mia professione malpagata mi ha dato a disposizione, e le rispondo: “Signora, io le consiglio questa guida qui”, in punta di piedi mi allungo per afferrare la mia guida preferita, “perché questa guida qui non parla solo delle cose belle della città ma anche delle cose brutte”. A questo punto lei fa un sorriso perché ha capito che ho schiacciato il solito bottone, perché sono stato gentile, misurato e perchè ho detto una cosa sensata, quasi intelligente, così (quasi) intelligente che l’ho convinta a prendere la guida che parla anche delle cose brutte di una città. Ci guardiamo per un instante e io noto i suoi occhi azzurri e il modo di tenere le mani nelle mani, come succede alle belle attrici nei film francesi, quelli silenziosi, pieni di ombre e appartamenti eleganti.

Poi ci avviamo verso la cassa e io davanti a lei cerco di camminare in modo diverso, meno sciatto e rassegnato del solito, un piede e poi l’altro, con calma, con delicatezza, piano piano, che dietro di me c’è una signora dolce, che parla con calma e che di Barcellona deve conoscere le cose gradevoli e le cose sgradevoli. Poi, però, mi ritrovo a dover schiacciare l’altro bottone e cioè quello del “Sono dodici euro e cinquanta, signora” e vorrei tanto non doverla dire questa cosa, vorrei tanto essere meno rozzo e materiale ma, come potete capire, non posso non dirla questa cosa. “Sono dodici euro e cinquanta, signora”, le dico e lei da una borsetta sobria ed elegante mi porge una banconota che richiede resto, che io rapidamente, per chiudere in fretta il discorso commerciale, poso sul piattino che abbiamo sul bancone, aggiungendo “Beata lei che parte”. 

mercoledì 30 marzo 2011

il segnapagine del 30.III.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Libertiamo, Il gioco delle tre carte che incarta la giustizia: Ci riferiamo, ovviamente, alla disposizione sulla prescrizione breve per gli incensurati e alla disposizione sulla responsabilità civile introdotta nella legge comunitaria 2010 in via di approvazione (qui il gioco delle tre carte è molto più sofisticato, come vedremo in seguito).
Claudio Giunta, Test d’ingresso nelle facoltà umanistiche: Molti degli studenti che s’iscrivono alle facoltà umanistiche hanno serie difficoltà ad esprimersi oralmente e per iscritto. Avere serie difficoltà significa: sbagliare i verbi, sbagliare l’ortografia, usare le parole a casaccio.
E io che mi pensavo, Una vita frizzante: Da ogni giornata, anche la più normale, in cui ti sembra che non sia successo niente, vengon fuori delle cose, se le scrivi, che non ti accorgevi neanche che ti fossero capitate.
Rangle, Bidonismo: La pratica, non solo italiana, di prendere i comunicati stampa e rilanciarli tali e quali, magari con qualche piccola ed ininfluente variazione, sui mezzi di comunicazione.
Plus1gmt, Un gran bel pezzo di quadro: Mi trovavo quindi di fronte ad un doppio interlocutore, uno loquace ed uno muto, quest’ultimo di gran lunga più impegnativo, impossibile da non considerare perché sfondo dell’intero campo visivo.
Vibrisse, Soggetti di diritto: Se lo Stato italiano offre a queste persone ospitalità, assistenza, documenti, protezione, eccetera, lo fa perché così dicono leggi e convenzioni eccetera, o perché lo Stato italiano è tanto, ma proprio tanto buonino?
Un tal Lucas, Siamo gli uomini vuoti III: Chi è il morto? Lo Stato Italiano? Per certi versi. Ma non perché io voglia accusare questo governo di ciò che sta accadendo: poteva succedere anche con un altro governo, la situazione sarebbe stata medesima.
David Gentili, Si riempiono le classi: La deroga prevede che gli alunni portatori di handicap possano, a questo punto, per l’anno scolastico 2011/12 essere inseriti anche nelle classi a 27. Questo è l’effetto a cascata, a valanga direi, dei tagli progressivi della Legge Tremonti.

Strategie

di Sempre un po' a disagio

Non so quanto ve ne può fregare ma la libreria per la quale lavoro io non sta funzionando molto. “Non è più come una volta”, ci diciamo con occhi malinconici tra commessi. La crisi? Dai, facciamo che è la crisi. In realtà non è solo la libreria a non funzionare molto ma tutto il centro commerciale che ospita la libreria, il negozio di scarpe, il bar, il ristorante, la parafarmacia e il calzolaio. “Congiunture economiche strane”, dicono i più esperti, i commessi laureati. Così in questi ultimi due anni, perché è da due anni che le cose non vanno per il verso giusto, i direttori che si sono succeduti, i vertici dell’azienda che manda avanti il centro commerciale, hanno cercato soluzioni, rimedi, venti a favore. Allora si sono inventati le notti bianche, cioè tenere il centro commerciale aperto fino a mezzanotte con qualche comico di Zelig come ospite. Ma senza grandi risultati. Hanno invitato prima qualche calciatore del Brescia calcio, poi un paio di calciatori, poi tre. Ma senza grandi risultati; il centro commerciale ha continuato a tenere la sua marcia lenta e claudicante. Poi si è visto su un palco qualche ballerino, acrobata, pagliaccio, trapezista e, insoma, fanomeni da baraccone per intrattenere e richiamare gente. Che la gente, se rimane, poi ha il tempo di guardare le vetrine e di comprarsi un paio di ciabatte e un libro di Faletti. Ma nulla, neppure i ballerini e pagliacci sono stati capaci.

Da poco, però, il centro commerciale ha un nuovo direttore che a me è stato antipatico da subito. Già, perché il nuovo direttore indossa cravatte orrende, fa il galletto con tutte le commesse e entra nella nostra libreria solo per guardare i libri pornografici, quelli che hanno le donne con le gambe spalancate. Allora io lo guardo e penso: “Dimmi tu dove siamo arrivati”. Però il direttore che mi sta antipatico si è dato un po’ da fare e di sabato o di domenica ha deciso di invitare sul palcoscenico belle ragazze, bianche, gialle, mulatte, ex veline, donne immagine e, insomma, la gente rimane nel centro commerciale più del solito, i ragazzi mangiono e bevono, i papà spingono i passeggini guardando il palcoscenico e le mogli si rifugiano nei negozio di scarpe o di vestiti. E nella libreria. Non si fanno grandi affari, però insomma, qualche libro in più lo si vende e l'umore si alza un po'. “La fica”, dicono i più esperti, i commessi laureati.

siete voi qui, ser Brunetto?

di lo Scorfano

Ogni anno, quando ho una terza, insisto fin dalle prime settimane con Brunetto Latini: per la letteratura francese in Italia, per esempio; perché fu maestro di Dante, naturalmente; e poi sempre, usando ogni appiglio, ogni dettaglio che mi permetta di nominare Brunetto Latini. E quando poi comincio a interrogare su Dante, sempre chiedo: «Ed ebbe come maestro?» E loro: «Brunetto Latini».

Ecco, mi serve questo Brunetto Latini. Mi serve perché so come va a finire la storia e so che un giorno di primavera si arriva qui, a questo canto, il XV dell’Inferno, e al girone dei sodomiti, peccatori contro natura, al viaggiatore Dante che viene tirato per un lembo del vestito da un uomo bruciato che lo riconosce; e il viaggiatore Dante non riesce subito a capire chi sia, lo fissa in quel volto bruciato dalle fiamme infernali, poi quasi di colpo allunga il palmo della mano verso quel volto consumato e improvvisamente, con un gesto che è così efficace e normale, gli dice: «Siete voi qui, ser Brunetto?»
E io, quando 'l suo braccio a me distese,
ficcaï li occhi per lo cotto aspetto,
sì che 'l viso abbrusciato non difese
la conoscenza süa al mio 'ntelletto;
e chinando la mano a la sua faccia,
rispuosi: «Siete voi qui, ser Brunetto?».
Ed è la sorpresa. Non solo di Dante, a questo punto; la sorpresa è soprattutto dei miei studenti che mi guardano con occhi larghi per quelche secondo, finché uno fa la domanda allarmata che aspettavo da qualche mese e per cui tante volte, pure un po’ a sproposito, ho nominato Brunetto Latini: «Ma, quindi… insomma... Brunetto Latini, il maestro di Dante, era un omosessuale?».

E io comincio a spiegare. Sì, lo era, evidentemente.      

martedì 29 marzo 2011

il segnapagine del 29.III.2011

del Disagiato e dello Scorfano

Dis.amb.iguando, L'educazione dei lampedusani: Sull’isola i migranti giacciono per strada, accampati alla meno peggio, vengono sfamati dai residenti più che dall’esercito e dallo stato, e alcune zone dell’isola sono diventate latrine a cielo aperto. 
Nonunacosaseria, Se Grillo scopre l'immigrazione: A me la deriva anti-immigrati di Beppe Grillo non stupisce affatto, come invece per altri è accaduto.
Servizio deragliamenti Uppsala: La biblioteca di barabba: Quanti libri leggi all’anno? secondo me è una domanda del cazzo, perché ci son libri di 1500 pagine e libri di 80, e a quel punto che senso ha confrontarli?
l'Espresso, Berlusconi, flop al microfono: Si è infatti scoperto che Silvio Berlusconi avrebbe dovuto tenere un piccolo comizio contro i giudici, confidando nelle molte telecamere presenti e quindi nei telegiornali che avrebbero mandato in onda la sua invettiva.
Non ne so abbastanza, Ospiti e pesci: Dunque, per come la vedo io le strade sono due: la prima consiste nel mandare l'esercito a Lampedusa a catturare i seimila e passa nordafricani, metterli su una decina di navi cargo e scaricarli a forza su una costa africana qualsiasi. (con l'aggiunta, nostra, di un bentornato)

kinder verboten

di lo Scorfano
Stupisce molto (me) che siano proprio gli stranieri a inventarsi i voli e gli alberghi e le vacanze «child free» (o addirittura «kinder verboten», che suona ancor più minaccioso grazie ai leggendari suoni della germanica lingua). Stupisce molto (me), perché quei pochi viaggi che ho fatto in giro per l’Europa mi avevano regalato la granitica certezza che i bambini francesi, inglesi e tedeschi eccetera fossero assai più educati e silenziosi di quelli nostrani, nella media; e molto più educati dei miei due nipotini, per esempio.

(Ma parlo solo di “media”, perdonatemi l’insistenza: è ovvio che i vostri bambini, se ne avete, sono molto più educati di qualsiasi bimbo francese o tedesco e anche dei miei nipotini: è implicito nel post e quindi non arrabbiatevi. Benché i miei nipotini siano per definizione miei, e dunque migliori di tutti quelli più educati di loro, questo si sa.)

Ma evidentemente era stata una mia impressione fallace e in Germania Francia e Regno Unito non pensano che i loro figli siano educati abbastanza: e li considerano dei «piccoli scocciatori», poco desiderabili soprattutto quando si è in vacanza. Chissà se è un segno di intolleranza o semplicemente un sintomo del fatto che davvero i bambini sono sempre più maleducati e quindi del fatto che gli adulti sono sempre meno bravi a educarli, chissà…

Io non credo di saperlo, perché quando ero piccolo io, in vacanza in albergo prendendo l’aereo non ci si andava proprio. E forse è soprattutto questo che è cambiato più di ogni altra cosa.

Le conversioni

di Sempre un po' a disagio

La casa editrice Piemme ha una collana religiosa che non è proprio religiosa ma qualcosa di diverso. Spirituale, diciamo. Esistenziale. Di conversione (se mai esiste tale genere). Uno di questi libri, che appartengono a questa collana della Piemme che non so esattamente catalogare, è quello scritto da Paolo Brosio un paio di anni fa e che si intitola A un passo dal baratro. Perché Medjugorie ha cambiato la mia vita. Quando l’ho estratto da uno scatolone mi sono un po’ stupito, perché sapendo chi è Paolo Brosio e collegando la sua faccia ai servizi giornalistici ai tempi di tangentopoli, quando il telegiornale di Emilio Fede non era ancora la porcata che è adesso, mi sono chiesto cosa c’entrasse un luogo di culto con lui. Cosa mai unisse la fede, la Vergine, Gesù e la praghiera a Paolo Brosio.


Così è successo che a forza di minuti liberi in libreria e a forza di una curiosità di bassissimo livello (la curiosità di un bravo librario è bene che sia anche così) ho letto buona parte del libro. Lo riassumo in pochissime parole: dopo una vita di divertimento, dopo aver aperto un locale con Briatore e dopo aver frequentato il mondo dello spettacolo (scusate l’espressione), Paolo Brosio si ritrova triste, anzi tristissimo. Così scopre la fede che lo fa riemergere, che, appunto, arresta la sua esistenza a un passo dal baratro. Ecco, lui descrive con una prosa molto elementare la sua vita: momenti belli, momenti bruttissimi, momenti belli (grazie alla fede). 

lunedì 28 marzo 2011

il segnapagine del 28.III.2011

del Disagiato e dello Scorfano

Piovono rane, La perfetta metafora di Rita: Non è che sono stupidi, se vanno a farsi beccare così. E’ che semplicemente non gli importa nulla di essere sbugiardati.
MicroMega, Il coraggio di Ahmed: Ma in Italia continuiamo a leggere i fatti come se fosse una guerra tra clan, un complotto islamista o un progetto della Cia. Anche questo si chiama razzismo. Ed è l'incapacità di riconoscere ai popoli della riva sud la capacità di lottare per la libertà. Lo ripeto: qui la guerra c'è già. Ed è una guerra di liberazione.
Francesco Piccolo, «Silvio forever» così poco rassicurante: La militanza antiberlusconiana vale di più della qualità di un’opera di qualsiasi genere. La valutazione ideologica e di parte ha sostituito la valutazione critica.
Giornalettismo, Il Giorno della Procrastinazione si festeggerà con un po’ di ritardo: Rimandare è un meccanismo di difesa, alla fine, una cosa che ti salva dalla pazzia del mondo contemporaneo. Sì, è così. È qualcosa che ti aiuta a prendere distacco dalle miserie del giorno, a vedere te stesso oltre.
Stefano Epifani, Sulla (presunta) morte di (alcuni) blog: Ogni tanto dobbiamo chiedercelo: i blog stanno morendo? Con pervicace orientamento alla reiterazione, i blogger della prima ora se lo chiedono e richiedono ogni paio d’anni, con quel carico crescente di malinconia che aumenta con l’aumentare dei loro capelli grigi.

trecento euro

di lo Scorfano

Trecento euro sono pochi, obiettivamente. Trecento euro sono pochi anche per me, che pure ho uno stipendio abbastanza risibile. Trecento euro sono (relativamente) pochi comunque, per chiunque abiti in Italia. Pertanto sono anche ridicolmente pochi per andare in televisione a fingere un dolore e una sofferenza che non si sono mai provati, sulla pelle di chi invece li ha provati davvero.

Dunque, non sono i trecento euro: non sono quello, il problema, la tentazione, i trenta denari. La tentazione è proprio l’andare in televisione, a Forum, essere riconosciuti, essere visti, apparire. Io ho come l’impressione che la signora Marina Villa, 50 anni, ci sarebbe andata pure gratis a dire quello che ha detto: perché voleva andare in televisione, mica per altro. Chissà, forse avrebbe pure pagato: anche perché le agenzie funebri (questa è la sua vera attività), a quanto ne so, rendono bene. La morte non conosce crisi economica.

Ma un paese che ha lasciato crescere una generazione di cinquantenni (non ragazzi adolescenti, si badi bene) con il loro desiderio di apparire in tv a qualunque costo (consapevolmente, tra l’altro: «Ma che vogliono questi aquilani? Ma lo sanno tutti che è una trasmissione finta», ha scritto la signora) è un paese che è un baratro di infelicità. Anche senza il terremoto: una voragine di infelicità esistenziale, un luogo spaventoso. Questo è ciò che non riesco a perdonare alla realtà che mi sta attorno e a coloro che, quei trecento euro, li hanno pagati.

quello che ci si merita

di lo Scorfano
In prima sta finendo l’ora e comincio a ritirare le verifiche di Geografia, che dovrò correggere nei prossimi giorni. I primi a consegnare sono sempre gli stessi, quelli che sanno già che prenderanno un bel voto, perché hanno studiato, perché lo hanno preso la volta scorsa, perché ho visto come scrivevano. Tra gli ultimi, invece, rimane Francesca, un po’ affannata: io mi avvicino al suo banco e, mentre lei mi porge il foglio con un po’ di riluttanza, le chiedo: «Com’è andata?» E lei mi dice: «Mi pare bene».

Francesca ha preso 4, nella precedente verifica di geografia, due mesi fa. Quando ha ricevuto il voto, ha pianto, ha urlato tra le lacrime che non era giusto perché lei aveva studiato tantissimo, ha fatto tragedie e inscenato un dramma spaventosamente commovente per tutti i suoi compagni, ha mandato sua mamma a parlare con me due giorni dopo, la mamma di Francesca è venuta al colloquio molto nervosa e ha urlato anche lei sulla mia faccia e mi ha non tanto educatamente accusato di una serie di cose (la stessa serie di cose di cui mi accusano tutte le mamme di tutti i ragazzi di tutte le prime, quando c’è un’insufficienza); poi è anche andata dal preside ad accusarmi delle medesime cose e non so cosa gli abbia detto di me e di questa benedetta verifica, ma me lo posso serenamente immaginare. Io ho fatto finta di niente e (a onor del vero) anche il preside, dopo aver dato un’occhiata alle verifiche stesse (immagino anche questo), ha fatto comunque finta di niente e non mi ha mai cercato.

Ma, visto che oggi Francesca mi dice che la verifica le pare «andata bene», do subito un’occhiata a quei suoi due fogli, mentre lei rimane seduta al suo posto, un po’ stanca.        

domenica 27 marzo 2011

il segnapagine del 27.III.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Armando Massarenti, Quintiliano avrebbe amato l’iPad?: Che cosa farà quella splendida tavoletta chiamata iPad al nostro cervello? E a quello dei nostri ragazzi? Già duemila anni fa si ragionava su come le tecnologie potessero influenzare le nostre facoltà cognitive.
Freddy Nietzsche, Scavalking Mussolini a destra: La cosa di cui non mi capacito mai è che Alessandra Mussolini chieda a una società privata nel 2011 di cambiare testimonial.
La vita è sogno, Persone che (non) valgono 2500 euro: Una risposta al problema dell'immigrazione in un momento in cui il bacino del Mediterraneo sta andando a fuoco penso che non esista.
Plus1gmt, Prossimamente su questa rete: Marketing a parte, Internet è un formidabile strumento per tutti, che offre possibilità impensabili fino a pochi anni fa. E non solo alle aziende.
Nonunacosaseria, Rifugiati politici, richiedenti asilo e clandestini: A me pare, invece, che il governo italiano – o quantomeno la sua componente dominante, la Lega Nord – e qualche giornale di destra voglia fare un po’ di confusione tra i tre termini, in particolare equiparando i clandestini “per lavoro” (chiamiamoli così) ai rifugiati e richiedenti asilo.

Un disco

di Sempre un po' a disagio

Vi rompo un po’ le scatole per consigliarvi un disco che in questi giorni mi sta piacendo tanto. Allora, io il nome della musicista non so pronunciarlo ma so scriverlo: Mujika Easel. Il disco si chiama Love and Realism ed è di cinque anni fa. Non è proprio musica classica, è qualcosa di più moderno nei ritmi e negli strumenti. Piano con l’intrusione di qualche strumento a fiato (ma non sono sicuro che sia proprio uno strumento a fiato). C’è poi la sua voce, che è la voce di chi attaccato al muro conta fino a dieci quando si gioca a nascondino. Musica buona, secondo il mio temperamento, mentre si fa colazione o i mestieri di casa o si legge. Lei è giapponese e il disco, ripeto, è davvero bello. Ascoltatelo (io l’ho scaricato da  iTunes a nove euro circa).  Qui, visto che le canzoni del disco non le trovo in rete, una canzone più recente. Tanto per farvi un'idea.

La calma delle tegole

di Sempre un po' a disagio

Abito all’ultimo piano di una palazzina costruita alla fine degli anni settanta e tante volte ho pensato di chiamare qualcuno di voi per mostrargli i tetti e le tegole che si possono vedere dalla finestra della sala o addirittura, se vi va di prendere una boccata d’aria o anche solo di fumare una sigaretta, dal balcone lungo e stretto. Tetti che sembrano essere lì vicino a parlare con un cielo di Lombardia che non sempre è terso e sereno ma che, insomma, dovreste vedere che belle che sono le tegole, le luci delle case di sera, i comignoli che fumano e i profili degli innamorati che fanno l’amore nella casa qui di fronte o in quella là in fondo. Non sono uno spione, cosa credete, è solo che io, tornato dalla libreria, ho questa cosa di uscire in balcone e godermi il mio ultimo piano e le tegole della casa di fronte che quasi quasi, con un colpo di reni, potrei toccare con le mie dita sporche di libri e anni che passano.

Già, le tegole della casa di fronte. Che belle. Rosse. Ben allineate. In questi quattro anni le ho contate, smussate con lo sguardo, spostate con il pensiero e già che ci sono ve la dico tutta e cioè quelle tegole stanno sempre nella mia coda dell’occhio, anche quando sono voltato e sto bevendo un bicchiere di acqua, anche quando sto guardando un film stravaccato in poltrona o leggendo una cifra di una bolletta arrivata poco prima. D’estate, quando il cielo è pulito, verso le otto e trenta, succede anche che il sole cadendo dietro le montagne getta una secchiata di rosso che va a dorare le colline e a incendiare il tetto rosso della casa di fronte e allora io esco in balcone e penso che se tutto quello che ho sofferto e subito e gli amori e gli addìì e le carte sbagliate e le cose messe di traverso a sbarrare la strada, ecco, se tutto questo è per poter posare nel piatto una posata che stava in mano e un tovagliolo che stava disteso sulle gambe e alzarmi da tavola per uscire in balcone a vedere quel tetto incendiato, allora dico che ne è valsa la pena. Che è stata buona condotta, giusto allineamento delle cose. Vi ho pensato molto quando capitava nelle ore quiete della sera questo incendio estivo. 

sabato 26 marzo 2011

il segnapagine del 26.III.2011

del Disagiato e dello Scorfano


IlSole24ore, Un disastro annunciato: Era attesa che scoppiasse. È accaduto a Genova, dove il Tribunale del Lavoro ha stabilito un maxirisarcimento di 500mila euro per 15 precari della scuola che hanno fatto ricorso contro il ministero dell'Istruzione.
Galassia malinconica, Sognatori sognati: D'altro canto, Borges non fa che avvertire una verità tenace ed inossidabile, magari malinconica, ma dolcemente umana: siamo tutti contemporaneamente sognatori e sognati.
Gad Lerner, Lo splendido coraggio dei siriani: Provo un’ammirazione speciale per i giovani siriani che in questi giorni osano sfidare la quarantennale dittatura “laica” della famiglia Assad. Se la rivoluzione araba raggiunge perfino Damasco, allora vuol dire che nulla è impossibile.
Nothing to Declare, Di zoccole e balene: Inevitabilmente l’ondivaga conversazione dei commensali giunge a lambire Berlusconi, Ruby, eccetera eccetera. In particolare il nostro sconosciuto osserva che Ruby Rubacuori non è una bella ragazza, è un po’ rotonda, non si capisce cosa ci abbia trovato Berlusconi.
ilNichilista, Silvio forever, la fiaba e la farsa: E se Silvio Forever fosse una pellicola pensata per gli elettori di Berlusconi? Il lavoro di Stella e Rizzo non può, infatti, soddisfare i suoi detrattori: troppo compiacente, troppo sfumato, troppo allusivo.

venite via con me?

di lo Scorfano
Poi, qualche giorno dopo avere scritto quel post su Saviano e la mia alunna Caterina, ho seguito il mio istinto di redenzione e il consiglio che molti mi avevano dato: e sono entrato in classe di umore rasserenato e ho chiesto alla piccola e volenterosa Caterina: «Allora, come va il libro di Saviano? Ho visto che lo tenevi sul banco l’altro giorno: lo stai leggendo? Cosa te ne pare?»

Caterina ha un po’ esitato, ma era visibilmente compiaciuta; e poi ha cominciato a dire qualcosa. Che è un libro un po’ difficile, ma interessante; che racconta anche della nostra terra, la Lombardia, e di come la criminalità organizzata sia presente anche qui. E poi ha detto altre cose, che sono quelle della trasmissione Vieni via con me e che io già mi immaginavo che quel libro (che non ho mai letto, lo confesso) raccontasse.

Dopo qualche minuto, ho detto a tutti che a volte bisogna fare uno sforzo e provare a leggere anche qualcosa di più impegnativo di un semplice romanzo di avventura; che Caterina ci sta provando che fa bene a provarci, anche se magari non capirà proprio tutto.      

venerdì 25 marzo 2011

il segnapagine del 25.III.2011

dello Scorfano e del Disagiato

ilNichilista, Più il proprio ego: Insomma c’è Giuliano Ferrara che fa una puntata contro Luigi De Magistris dicendogli che è diventato un semidio, un eroe, fa il duro (caratteristica tipica di un magistrato come De Magistris)…
Jonkind, La cultura fa il pieno: Anche quest’anno la baldracca ce la farà, cioè no, volevo dire, non ce la farà. Morirà, morirà anche quest’anno di tifo la baldracca, come diceva l’Illustrissimo.
LGO, Non è tutto oro: La mamma di Carlos è una di quelle che lavora, appunto. Lavora e cerca di non far mancare nulla al figlio, l'unico che ha - come lei è il suo unico genitore -.
Il Foglio.it, In guerra non esiste la verità: Quanti ne possiamo uccidere, controvoglia, per salvarne quanti? E’ una domanda cui non saprei rispondere. Perché come molti, sono stato pigro, davanti alla Libia.
Letti separati, Pezzi/02: Non è bello venire a sapere che tuo figlio fuga da scuola. Non è bello scoprirlo alle udienze, dagli insegnanti. Fai la figura del fesso, ti senti un fesso. E ti senti ingannato da quello là, che poi quando torno a casa facciamo i conti.
Corriere.it, Maurizio: Maurizio Codogno è uno degli alimentatori "h24" della Rete, quasi un secondo lavoro se non fosse che la passione è tanta ma il guadagno è zero. Maurizio è un blogger noto come «.mau.». È uno dei pionieri del web in Italia.
Decauville, Da Milano a Brescia (una poesia)

I libri felici

di Sempre un po' a disagio

Ogni giorno, e non per modo di dire, verso le due entra in libreria una signora sulla cinquantina, bianca bianca in volto, rigida nel portamento, vestita così e così, per comprare quelli che io chiamo, con un brutto eufemismo, libri consolatori. Sono quei libri che insegnano alla gente triste come essere felici, come comportarsi, come rimediare alle gravi cadute della vita, come saper essere uomini o donne di successo e come, diciamola tutta, realizzare ogni benedetto desiderio che abbiamo in testa nel cuore.

Sono libri che vendono tanto (ne avevo già parlato in passato) e per fare un titolo posso citare The Secret di Rhonda Byrne. Se qualcuno sottolinea che trasmissioni come Voyager contribuiscono a crescere cretini, ecco, io dico che libri come questi fanno di peggio. Se ne approfittano della disperazione della gente, anche se poi, nei momenti pacifici e rilassati della mia vita in negozio, mi viene da pensare che la gente i libri così se li merita e che, insomma, peggio per loro. Si arrangino. Però, in tutta sincerità, mi dispiace così tanto che quando arrivano volumi che nel titolo hanno parole come "vita", "leader", "felicità", "segreto", e che si capisce che fanno parte di questo filone spiritualconsolatorio, io mi chiudo un pochino in me stesso, faccio un dramma silenzioso e composto. Vorrei dire qualcosa, dar forma a qualche indignazione, ma non ne sono più capace. Perché mi sono abituato. Perché ormai mi sono adeguato alla direzione del vento. 

Analisi di un uomo antico

di Sempre un po' a disagio

Il corpo che è stato ritrovato recentemente nella parte meridionale della penisola iberica e più precisamente nella zona anticamente chiamata, secondo le scarse testimonianze rimasteci, Andalusia, appartiene a uomo che visse circa 5.000 anni fa e cioè il periodo che oggi usiamo chiamare postindustriale e tecnologico. Accanto al corpo è stato rinvenuto anche del materiale igroscopico, costituito da materie prime fibrose prevalentemente vegetali e a quei tempi detta carta, che ci ha aiutati a comprendere, per mezzo di uno studio approfondito e una decifrazione di quella che si suppone venisse chiamata scrittura, i passaggi di vita e i movimenti sinaptici di questo individuo.



Quel poco che gli esperti sono riusciti a decifrare ci rivela che il corpo in questione appartiene a un uomo che visse tutta la sua vita in Europa occidentale nella seconda metà del Ventesimo secolo e nella prima del Ventunesimo. Perlopiù solo, egli dedicò il suo tempo alla trasmissione di dati e “emozioni” tramite quello che allora veniva chiamato blog o, secondo la nostra scuola Maggiore, internet e che, se i nostri numeri e calcoli sono esatti, oggi noi comunemente chiamiamo esistenza. Cosa indichi il segmento “emozioni” rimane ancora oggi un mistero. Il segmento ricorre, sulla carta reperita, numerose volte accanto ad altre ancora più oscure: amore, disperazione, poesia, sesso, psicoanalisi, disagio. Quest’ultima parola pare avere a che fare con il suo nome che secondo ricostruzione dovrebbe essere “A disagio un po’ ” o “mpre un po’ a disagio”

giovedì 24 marzo 2011

il segnapagine del 24.III.2011

del Disagiato e dello Scorfano

Keplero, La nube: Tra ieri e oggi, è circolata la storia della "nube radioattiva" che doveva arrivare in Italia …La cosa è talmente risibile che nessun articolo di giornale ha potuto evitare di menzionare che non ci sono rischi reali, dalle nostre parti. Ma i titoli "la nube radioattiva arriva in Italia" li ho visti lo stesso.
Guia Soncini, Fuga dalla scuola media: Hai quarant’anni, quasi quarantuno. Ti ostini a volere la tua firma sul giornale, nonostante fare la commessa da Zara sia un’ipotesi economicamente più conveniente, perché così la mamma al paese può essere fiera di te.
Manteblog, Flame pensati a tavolino: A voler essere cattivi si potrebbe sostenere che Vogue Italia è stato per anni ed è tuttora uno strumento egregio di propaganda pro-anoressia e che quindi andrebbe immediatamente chiuso.
Personalità confusa, Lettera aperta ai marziani: Volevo lanciare un appello ai marziani: amici celesti, è inutile che vi nascondiate, sappiamo che spesso vi capita di visitare il nostro pianeta. Vi abbiamo visto.
Nonleggerlo, Ah dimenticavo, questa è mafia: La farò breve. Abbiamo un nuovo Ministro. E' il leader dei "Responsabili". E' indagato per concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione aggravata.
Metilparaben, I segnali positivi di Frattini: Il brano che vedete qua sopra è tratto da un'intervista che Franco Frattini, ministro degli Esteri, ha rilasciato al Corriere della Sera il 17 gennaio, vale a dire poco più due mesi fa.
Repubblica.it, Portogallo senza governo: Titoli di stato in caduta libera dopo le dimissioni dell'esecutivo per la bocciatura del piano anti-deficit: dopo Grecia e Irlanda anche Lisbona a un passo dal dover richiedere l'aiuto di Bruxelles. Timori di contagio per la Spagna, le cui banche detengono un terzo del debito pubbico lusitano.

uno scandalo, secondo "nature"

di lo Scorfano
Il modo in cui un organismo viene colpito dalla mutazione di un gene varia a seconda del contesto genetico di quel particolare organismo…
È l’inizio di un editoriale pubblicato dalla prestigiosa rivista scientifica «Nature» pochi giorni fa (a cui giungo via idocentiscapigliati). È interessante perché l’articolo, che si intitola Notes on a scandal, sembra che parli di biologia, ma scorrendolo ci si accorge subito che invece parla di… Mariastella Gelmini! Incredibile no? Sì, proprio il nostro prestigioso ministro Gelmini sulla prestigiosa rivista scientifica «Nature», davvero incredibile.

Purtroppo però il «particolare organismo» di cui parla rivista scientifica siamo noi, l’Italia; posti in imbarazzante confronto con la nostra vicina Germania. Infatti, spiega «Nature», mentre in Germania un ministro (che si chiama gloriosamenete Guttenberg) si è dovuto dimettere perché la sua tesi di dottorato conteneva alcuni brani scopiazzati, senza alcuna citazione bibliografica, in Italia, spiega sempre la prestigiosa «Nature», l’organismo (noi), grazie al suo particolare contesto genetico (sempre noi), non ha avuto la minima reazione di fronte al fatto che:     

è breve sogno

di lo Scorfano
Mi ferma nell’intervallo Valentina, una mia ex alunna che adesso è in terza. Ha un sorriso bello e gentile (Valentina ha sempre un sorriso bello e gentile) ma i suoi occhi azzurri sono tristi. Mi dice che si è lasciata con il suo ragazzo, dopo due anni: aveva quattordici anni quando si sono messi insieme. E ora, nell’intervallo sotto il sole di primavera, con lo sguardo azzurro e triste, mi dice che è finita. Io le chiedo come si sente. «Abbastanza bene» mi dice lei. «È stata una decisione tua?» le chiedo io. «Più o meno» mi dice lei.

E mi racconta, con quell’azzurro opaco negli occhi, che non si sentiva più amata, che si sentiva data per scontata, che non le pareva che questo potesse essere l’amore che aveva sognato. «Allora, hai fatto bene» le dico io, «ti riprenderai». Ma lei mi dice che si aspettava una reazione, almeno; che lui provasse a fermarla, a farle cambiare idea, un gesto, un qualcosa: e invece niente, lui non ha detto niente. E lei ora è dispiaciuta, perché ha scoperto di avere ragione: lui non era più innamorato di lei.

Io la guardo e non so cosa dirle. Provo a dirle che si sopravvive, sempre; che ne arriveranno altri più importanti di lui; che l’amore è un oggetto (se è un oggetto) sfuggente e misterioso, non possiamo farci niente. Intanto vicino a lei c’è Alessia, un’altra mia ex alunna, anche lei in terza. Alessia invece è felice, perché sta con Giovanni, che invece è proprio un alunno della mia terza. Stanno molto bene, mi ha detto giusto ieri Giovanni, tra un’ora e l’altra; è una fortuna averla trovata, una fortuna e una gioia.          

mercoledì 23 marzo 2011

il segnapagine del 23.III.2011

dello Scorfano e del Disagiato

L’Anticomunitarista, «Io tifo Gheddafi»: Sul forum ufficiale di Radio Padania Libera si tifa per Gheddafi, "grande leader libico".
Un tal Lucas, Roberto Saviano e la fine della pedagogia: Io non ho il culto di Roberto Saviano. Tuttavia mi piace come persona. Mi sembra una brava persona. Mi rimane bene, soprattutto come personaggio pubblico. Mi piace come parla, come pesa silenzio e parole.
Teo Lorini, Book of the Dead: Da due mesi c'è un morto che insiste per parlare con M. Lei si è iscritta a FB di recente e subito hanno cominciato ad accumularsi le richieste di amicizia. Fra i numerosi colleghi che l'hanno contattata ce n'è uno che da tempo era malato.
A scopo ludico, Un’amore: Credo nell’ortografia. Credo nella i di camicie e nell’apostrofo dopo un po’. Credo nell’elisione dell’articolo, nel genere dei sostantivi e nell’accordo con gli aggettivi.
Freddy Nietzsche, Il caso Futoshi Toba: Succede che in Giappone c’è un terremoto devastante; il terremoto genera uno tsunami ancora più distruttivo. Da subito è chiaro come i morti potenziali siano un numero gigantesco.
Squonk, Look Right: L’uomo si avvicina al centro della strada, camminando sulle strisce bianche. Il braccio sinistro tiene stretto un mucchio di carte e un blocco appunti. Guarda lo schermo di un telefono...
Francesco Costa, Latte e Pan di Stelle (un video)

sulla pelle dei più piccoli

di lo Scorfano
Non fatevi irretire dalle parole: non c’è riforma, non c’è progetto, non c’è internazionalizzazione, non c’è valorizzazione, non c’è nulla di tutto questo in ballo, quando si parla di scuola; nemmeno quando ne parla il ministro. Anzi, soprattutto quando ne parla il ministro. Altro che formazione, educazione, istruzione, crescita, meritocrazia… Non fidatevi delle parole, nemmeno se le pronuncia chi non dovrebbe mentire mai, per definizione e per incarico. Perché invece mente, c’è poco da fare: e intanto che mente sapendo di mentire, taglia. E taglia anche sulla pelle degli studenti.

Perché, intanto che il ministro si fa intervistare e mente, la regola è diventata che non si fa una prima superiore con meno di 27 alunni: e che se sono meno di 27 li si “ri-orenta”. Che è un neologismo, per dire che li si manda via dalla scuola che pure avrebbero scelto (e intanto si parla di «libertà di scelta» e si pensa alle scuole paritarie).

E poi, non mi stancherò mai di ripeterlo, 27 alunni significa troppi alunni, lavoro difficile, attenzione al singolo episodica, scuola di bassa qualità, individuazione delle difficoltà affidata più al caso che ad altro, 27 alunni significa che parli di valorizzazione ma non ti importa nulla degli alunni. Soprattutto in una prima superiore, nell’anno più delicato, nell’anno in cui un ragazzino incontra gli ostacoli che potrebbero definitivamente fermarlo. E sarebbe per noi uno studente realizzato e soddisfatto in meno; uno moltiplicato per non so quanti.

La scuola pubblica risparmia e taglia sulla pelle dei più piccoli, è così. Mentre le parole dicono altro, i numeri si ostinano a dire la verità.

marcello e il cinghiale di peluche

di lo Scorfano
Il libro di grammatica italiana, che adotto e uso da nove anni nelle prime liceo, è pieno di errori negli esercizi: proprio pieno zeppo, tanto che è difficile trovare un esercizio che sia perfetto dall’inizio alla fine. Insomma, un incubo. E io lo so che in molti avranno già pensato: «Be’, cambialo, no? Cosa lo hai tenuto a fare un libro pieno zeppo di errori negli esercizi per nove anni? Sei così pigro da non avere voglia di cambiarlo?»

No, ve lo confesso, non è pigrizia: io lo tengo, quel libro, e continuo a adottarlo anno dopo anno, proprio per i suoi errori: sono gli errori che mi piacciono. Anzi, meglio: sono gli errori che mi aiutano a insegnare la grammatica e l’analisi logica ai ragazzi di prima liceo. Senza tutti quegli errori terribili farei più fatica, credo. Perché gli esercizi sono facili (in tutti i libri gli esercizi sono facili, ormai), molto meccanici, si eseguono in pochi minuti e quasi non lasciano traccia: ma poi ci sono gli errori, e quelli sì che mettono in difficoltà.

Per esempio: c’è un esercizio con dieci frasi e c’è scritto: «Riconosci il complemento d’agente presente in ognuna delle frasi: attenzione, i complementi d’agente sono 11.». Bene: i ragazzi si mettono lì e cercano la preposizione «da»; quando l’hanno trovata sono convinti di aver trovato il complemento d’agente e chiudono il libro. Esercizio fatto, analisi logica imparata: trenta secondi netti.

Ma c’è l’inganno: perché l’autore del libro si è sbagliato e non in tutte le frasi c’è il complemento: c’è solo in otto frasi, per un totale di 9 complementi, non 11. Gli altri due li ha sbagliati lui, l’autore del libro: non erano complementi d’agente. Ed ecco che la caccia all’errore diventa il gioco preferito dei miei studenti, i quali a volte non mi lasciano nemmeno entrare in classe per dirmi: «Prof, c’è un errore pazzesco nel libro!» Io controllo e hanno ragione loro: c’è un errore pazzesco.         

martedì 22 marzo 2011

il segnapagine del 22.III.2011

del Disagiato e dello Scorfano

Jonkind, Definisci “sostenibile”: Un sistema pensionistico radioattivo che sta facendo danni all’organismo economico italiano più di quanto crediamo, danni invisibili che pagheremo con una discutibile capacità, nel futuro, di generare abbastanza reddito sia durante la vita lavorativa che per sostenere un sistema contributivo completo, ai pensionati dopo il 2050.
Wittgenstein, Brutte storie: Ci sono molte cose sbagliate in questa storia. Ma lo è anche stabilire che sia legittima difesa sparare per strada in centro a Milano per ammazzare uno che è ormai scappato.
Contaminazioni, Morire per Bengasi?: Le guerre "per il petrolio" possono anche farci schifo, ma finchè non cambieremo radicalmente la fisionomia dei nostri sistemi economici, il nostro stile di vita, le abitudini che, evidentemente, non siamo pronti ad abbandonare, e non ridimensioneremo significativamente il nostro benessere e gli sprechi ad esso collegati, il nostro disgusto saprà parecchio di ipocrisia.
La locomotiva, La Chiesa, il coccige e i muscoli orripilatori: Il crocefisso non è pervasivo, non converte nessuno, e il suo diritto a stare li non è per il messaggio che porta, ma per abitudine, perchè è tanto che è li, e perchè il suo significato oramai si identifica con quello dello Stato Italiano.
Varie non eventuali, Quando la Montessori…: Già scrissi qui che nel mio mestiere, il più delle volte, non basta spiegare e interrogare, ma ci si deve inventare un po' di tutto.
Lo SciacquaLingua, Pericolo in vista…: Gli eventi libici hanno portato prepotentemente alla ribalta il verbo “decollare”, orrendamente coniugato dai giornalisti radiotelevisivi e della carta stampata: l’aereo “è” decollato. L’orrore è nell’uso dell’ausiliare essere.

un giorno speciale

di lo Scorfano

L’ex presidente di Israele Moshe Katsav è stato condannato a sette anni di detenzione per stupro e per molestie sessuali: il verdetto era già stato reso noto a dicembre, ma la pena è stata comminata dal giudice soltanto oggi. Il suo compagno di partito, l’attuale presidente israeliano Benjamin Netanyahu ha detto che la condanna a Katsav segna:  
an extraordinary day in the State of Israel. This is a day of sadness and shame, but it is also a day of deep appreciation and pride for the Israeli justice system. The court issued a sharp and unequivocal ruling on a simple principle, that of equality before the law; nobody is above the law, not even a former president, all are subject to the law.
Oppure, secondo un’altra fonte: «This is a special day for the State of Israel, a day of sadness and shame. But there is also deep appreciation and pride in the Israeli justice system» (cambia solo l’aggettivo attribuito al giorno, non so perché; addirittura, sul Post, quell’aggettivo diventa: un giorno triste, non so perché; mentre al Tg di Sky hanno detto: un bel giorno, chissà perché).

In ogni caso, forse un giorno (bello, speciale, straordinario e anche triste) succederà anche da noi, in Italia: che la naturale tristezza (e la vergogna) per una condanna al carcere di un uomo di governo si possa mescolare all'orgoglio e alla soddisfazione di vivere in un paese che non fa distinzioni di potere e di ricchezza davanti alla legge. Ripeto: forse un giorno (speciale e triste) succederà anche da noi, in Italia. Però è vero che, per come ci sentiamo e viviamo in questo paese, cupo e un po' affannoso, a me non pare che questo giorno speciale sia molto vicino.

Il sorriso

di Sempre un po' a disagio

Quando sono entrati in negozio mi sono subito ricordato di loro. Come potevo non ricordarmi di loro? Lui, sua moglie e sua figlia sono tre indiani appena usciti da un fumetto di Corto Maltese o da un romanzo di Salgari. Lo dico per via dei vestiti, dei sandali, dei turbanti e della parlata per nulla inquinata dall’italiano. Sta di fatto che li riconosco e so già che tra poco lui verrà a chiedermi quello che gli avevo promesso tempo fa: un dizionario tascabile di Urdu. “Capo”, urla già all’entrata, “arrivato vocabolario?”: “Ah, vocabolario di Urdu” rispondo io sorridendo e loro tre, come fossero al mercato, si mettono a lanciare verso il soffitto urla di allegria per il fatto che li ho riconosciuti, che mi sono ricordato delle pratiche commerciali che ci legano e chi ci fanno esseri umani un poco più vicini e amici. 


Perché certi stranieri, soprattutto quelli che hanno la pelle scura, in negozio sono molto amichevoli o molto duri per il semplice fatto che questo hanno imparato a lezione, e cioè o essere amichevoli o essere duri, senza aver la possibilità di praticare l’arte della mezza misura, senza poter destreggiarsi nello stile detto “sfumatura”. Insomma, li porto tutti e tre davanti ai vocabolari e gli metto in mano, all’uomo scuro come il babau, il piccolo vocabolario di Urdu. Se lo gira un po’, guarda il prezzo, lo sfoglia, stropiccia un po’ i muscoli della faccia, avvicina il volume agli occhi della moglie, poi a quelli della figlia, scuotono tutti la testa, borbottano e poi mi lui mi dice: “No, capo, questo non ha inglese”. E allora io chiedo cosa intenda e lui mi dice che vorrebbe oltre alle parole italiane e urdu anche quelle della pronuncia inglese e io dico che non ho capito, allora lei mi indica un punto della pagina e, insomma, tutti e quattro facciamo teatro e sceneggiata. 

lunedì 21 marzo 2011

il segnapagine del 21.III.2011

dello Scorfano e del Disagiato
 
Lexitalia, Pacta sunt servanda?: Sta di fatto che, comunque andranno le cose, esse, così come sono state impostate, andranno male per l’Italia.
Minima & Moralia, Il grande inquisitore: Uno dei rischi più gravi oggi è quello di rifugiarsi in una sorta di repulsione antropologica nei riguardi delle plebi dominate dal consumismo, sulle quali l’egemonia non ce l’hanno più i sermoni dei chierici, ma la seduzione pianificata dei piazzisti.
Rock, politica e pessimismo, L’Arsenale: Mentre dal ponte del traghetto guardavo l’Etna piena di neve, un camionista con cui stavo scambiando due chiacchiere mi chiese perché tornavo in Sicilia, dove non c’è niente. Gli risposi che se non c’è niente allora possiamo fare di tutto.
Leonardo, I miei studenti a scuola di Apocalisse: Io lavoro nella scuola media, e ci sono cose che mi toccano più o meno tutti i giorni: per esempio, fare l'appello, correggere compiti, e spiegare ai ragazzi che il mondo non sta per finire.
Distanti saluti, Cinque stupidaggini sulla Libia: Ci sono buoni e cattivi argomenti per essere a favore di questo intervento, e ci sono buoni e cattivi argomenti per essere contro a questo intervento.
D-Avanti, Odyssey Dawn: Forse lo sembra, ma neanche stavolta è una guerra giusta. Più probabilmente è una guerra necessaria – che poi, bisogna pure vedere se non si poteva fare in altro modo; necessaria perchè quello è un pazzo che bombarda i manifestanti. Con le nostre armi.

come perdere una guerra prima che sia cominciata

di lo Scorfano

Dal mio piccolo punto di vista, che è il punto di vista di uno che di politica estera non si è mai interessato più dello stretto necessario, mi pare che quanto stiamo facendo in Libia (noi, l’Italia, il governo, questo governo italiano in particolare) sia vicino al peggio che potevamo fare. Intendiamoci subito: non credo ci fossero soluzioni alternative all’istituzione di una no-fly zone e al conseguente abbattimento della contraerea libica, in questo momento. Forse ci sarebbero state altre soluzioni un anno fa, non adesso: non di fronte a uno che tira bombe sulla testa del suo popolo e che si dichiara pronto a fare una strage a Bengasi. Ma un anno fa non ci importava di chi fosse l’uomo col turbante e se fosse pronto a che cosa: evitare gli sbarchi dei migranti era l’unica urgenza.

Però, nonostante io non riesca proprio a vedere soluzioni diverse da quella portata avanti oggi dagli americani (e francesi e inglesi), mi pare che la strategia scelta dall’Italia sia stata comunque la peggiore possibile. E che si sia sviluppata secondo una sequenza cronologica davvero imbarazzante: prima i trattati bilaterali con il dittatore, la cooperazione economica strettissima, le pacche sulle spalle e gli abbracci, l’autostrada riparatrice dei torti coloniali, la vendita di armi da noi a loro, e di petrolio e di gas da loro a noi; per arrivare poi, scivolando sempre più giù, alla tenda di Roma, al corteo delle Amazzoni in casa nostra, al baciamano, alle lezioni sul bunga bunga, agli esibiti rapporti di amicizia personali tra il nostro leader e il loro leader.

Poi però è arrivata la rivolta di Bengasi e il loro leader ha preso le nostre armi e ha sparato in faccia ai suoi ragazzi che manifestavano. Sconcerto e incredulità: Gheddafi è proprio un dittatore sanguinario.      

domenica 20 marzo 2011

il segnapagine del 20.III.2011

del Disagiato e dello Scorfano

Nonunacosaseria, Una guerra legittima: Non mi sembra ci siano dubbi sulla legittimità della guerra. Ma è anche guerra giusta? Io è un paio di giorni che me la pongo questa domanda. Una risposta definitiva non l’ho ancora, ma mi sto avvicinando.
Plus1gmt, Questa musica che non ha orecchi: Avete mai prestato attenzione seriamente alla musica diffusa nei negozi in cui fate shopping? E con shopping intendo l’accezione inglese, ovvero fare una spesa di qualsiasi tipo, dai pelati alla Coop alle Camper nuove in via Montenapoleone.
Piovono Rane, Il sipario sul guascone: A fallire, in modo fragoroso e imbarazzante, questa volta è anche se non soprattutto una concezione della politica estera basata sulla superficialissima pretesa di essere amici di tutti, tanto basta una battuta e un abbraccio, una barzelletta e un gesto delle corna per far ridere, più un cucù per rompere il ghiaccio.
Sasaki Fujika, Cosa dovrebbe accadere in Libia?:Quindi? Che si fa con uno che butta le bombe in testa al suo popolo? Non lo so: gli parliamo? Proviamo a chiamarlo? Gli offriamo in cambio dei soldi? Cose vere, per piacere.
Fabristol, Le malattie dei media: I media sono incapaci di lavorare in multitasking. Prima l’Egitto, poi subito dopo la Libia, poi il Giappone, ora di nuovo al guerra in Libia. Sembra che le notizie debbano essere date una alla volta e non si possano sovrapporre.
Gli studenti di oggi, Culture: commedia in due atti brevissimi.

Voce del verbo boicottare

di Sempre un po' a disagio

Al signore che me l’ha chiesto, indico dove sta il secondo libro della trilogia di Larsson. Lui lo prende lanciando un "Grazie, molto gentile" e io torno a sistemare i libri fuori posto, a togliere adesivi promozionali perché da domani la promozione finisce, a servire le signore che mi chiedono dove si trovano libri per signore, a fare cassa, a prendere banconote, a dare resti e alla prossima, grazie e arrivederci. Il signore, quello di Larsson, dopo una quindicina di minuti arriva in cassa con una pila di libri, che appoggia sul bancone. 

Però si accorge di un adesivo attaccato da qualche parte e viene così informato che lì, in quella libreria dove io passo ogni santo giorno, facciamo ai clienti che lo desiderano la MONDADORI CARD e allora in lui scatta qualcosa, fa collegamenti, unisce puntini mentali, mette in moto idee e ideologie e chiede: “Ma voi siete una libreria Mondadori?”. “Diciamo di sì”, risponde la mia collega. La sua reazione, senza esitazione, tentennamento e riflessione è quello di andarsene. Uscire dalla libreria. Abbandonare libri e commessi. Inutile dirvi come siamo rimasti noi due librai, alle otto circa di sera, dentro un centro commerciale zeppo di gente a spasso, e con la voglia di andarcene a casa per una pizza surgelata Esselunga e una carezza. Lo potete immaginare da voi. 

sabato 19 marzo 2011

E vengono qua

di Sempre un po' a disagio

L’ho saputo in libreria che la guerra ha cominciato i suoi primi respiri e giunto a casa mi sono precipitato a leggere un giornale qualsiasi online. Ho letto le parole Francia, aerei, navi, missili, civili, feriti e allora, perché addestrato dalla storia, ho pensato: "Ancora. Ancora una guerra". Poi ho letto un titolo a mezza pagina: “Bossi: era meglio essere cauti” e prima di entrare nell’articolo, prima di cliccare su questo titolo, per un mezzo secondo ho pensato a un Bossi commosso e dispiaciuto per quello che sta accadendo e per le cose inevitabili che accadranno. Ma poi ho letto che Bossi non vuole che si inizi una guerra perché poi i civili per non morire maciullati dalle bombe vengono da noi. Ho letto questa cosa e l’ho riletta e poi l’ho letta ancora e ancora. Bossi se la prende con la Francia per averla cominciata, questa guerra, e ne consegue che noi italiani lo prenderemo nel culo. E anche questa cosa l’ho letta e riletta e poi letta ancora e sinceramente non so cosa pensare di preciso e argomentato. Dico di pancia, e quindi con poca intelligenza, che non vedo l'ora che questo pessimo politico, che non è contro una guerra ma contro le sue vittime, si tolga dai piedi. In tutti i sensi.

con i bombardamenti che stiamo facendo qui da noi verranno milioni di immigrati: scappano tutti e vengono qua con i bombardamenti che stiamo facendo qui da noi verranno milioni di immigrati: scappano tutti e vengono qua con i bombardamenti che stiamo facendo qui da noi verranno milioni di immigrati: scappano tutti e vengono qua con i bombardamenti

dei delitti

di lo Scorfano

Leggo su Linkontro.info la notizia secondo cui la Corte costituzionale tedesca obbliga il sistema penitenziario tedesco ad assicurare un regime carcerario dignitoso ai detenuti; in caso contrario il detenuto va provvisoriamente liberato, in attesa che tali condizioni dignitose si possano verificare. E leggo che la parola “dignitoso” prevede almeno 6/7 metri quadrati a disposizione di ogni detenuto, la possibilità di lavarsi più di due volta alla settimana e altre simili e incredibili “comodità”.

Leggo che la politica delle "liste d'attesa" per i detenuti è già in vigore da diversi anni in Norvegia, per esempio: perché le condizioni "dignitose" non siano, appunto, soltanto un'espressione verbale.

Leggo che a Strasburgo esiste un «Comitato europeo per la prevenzione della tortura» (proprio così: tortura) che stabiilisce standard minimi al di sotto dei quali la detenzione in carcere si qualifica appunto come forma di “tortura”. E leggo che il tasso di affollamento delle carceri in Germania è del 90%, mentre in Italia sfiora il 150%, con le ovvie e prevedibili conseguenze.     

la parabola delle rane bollite

di lo Scorfano
Oggi ho sentito alla radio un non so chi che raccontava «la parabola della rana bollita»: magari tutti sapete da sempre di cosa si tratta e state già sbuffando. Io invece non sapevo niente e la parabola mi ha sorpreso e lasciato interdetto; e sono anche andato sul web a cercare delle conferme sulla sua veridicità, prima di rifletterci davvero e di cominciare a crederci. E tuttora non so se la parabola della rana bollita abbia una sua qualche pertinenza scientifica o se invece sia come il paradosso del calabrone, una storiella per allocchi senza alcun fondamento razionale.

In ogni caso, la parabola della rana bollita dice questo: dice che se voi mettete una rana nell’acqua molto calda, la rana spiccherà un balzo rapidissimo per cercare di scappare via; e probabilmente ce la farà. Se invece la mettete in una pentola con acqua a temperatura ambiente, e poi appoggiate la pentola su una fonte di calore media e costante, che scaldi piano piano l’acqua, la rana non scapperà via. Anzi, mentre la temperatura salirà dai 20 ai 27 gradi centigradi, essa rana sguazzerà sempre più beatamente nella sua acqua sempre più piacevolmente tiepida. Poi lentamente la temperatura dell’acqua salirà ancora e la rana si intorpidirà, perderà forza e non sarà più in grado di saltare. E bollirà dolcemente senza nemmeno rendersene conto (forse): e sarà arrivata a essere la rana irrimediabilmente bollita che dà il titolo alla parabola stessa.
Io non so se tutto questo sia vero.       

venerdì 18 marzo 2011

il segnapagine del 18.III.2011

dello Scorfano e del Disagiato

ScuolaOggi, Giovani laureati: pochi, precari, malpagati: Nonostante i laureati italiani siano meno della media europea e Ocse, incontrano notevoli difficoltà a trovare un posto di lavoro adeguato in tempi brevi.
Chissà cosa, Visti da lontano: Com'è possibile che vi ritrovate a difendere tutto, a dare l'idea di quelli che vogliono che tutto rimanga uguale a se stesso, dalla scuola alla Costituzione; e ci fate sopra manifestazioni in cui sfilate col tricolore in mano?
E io che mi pensavo, La mitopoiesi dei biscotti: Il motivo per cui mi piace molto l’ignoranza è poterti fare delle piste mentali sul perché e il percome delle cose senza basarti sui fatti o sulle leggi di natura, chi se ne frega delle leggi di natura…
Folletto82, Berlusconi perde la causa contro l’Unità: Era passato sotto silenzio, ma le motivazioni (riportate dal sito dell’Unità) hanno riportato alla luce della cronaca un processo civile che vedeva un contenzioso tra il quotidiano l’Unità e il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
Letturalenta, Nucleare 2: Il nucleare, che fino a ieri era imprescindibile, viene messo nel dimenticatoio, non perché la Prestigiacomo o i suoi colleghi hanno finalmente capito che è un’idiozia, ma perché mette a rischio il consenso elettorale.

Secondo me e secondo te

di Sempre un po' a disagio

A proposito di nucleare io continuo a chiedermi che ruolo abbiano in questo momento la Protezione Civile e la Commissione Nazionale Grandi Rischi e come una fissazione continuerò a chiedermelo fino a quando qualcuno non mi darà una risposta o un’argomentazione un tantino credibile. Sono consapevole che è una domanda che nasce da inesperienza e da ignoranza profonda, ma non posso allineare parole o formulare domande se non con i miei strumenti intellettuali, che sono pochi e difettosi. Insomma, per arrivare al punto, io mi chiedo: ma costruire una centrale nucleare non dovrebbe essere una cosa di scienza? Una realtà che ha a che fare con le cose matematiche, esatte, incorruttibili e inamovibili? La costruzione di una o più centrali nucleari non dovrebbe rientrare nel gruppo delle cose non opinabili? Quindi è pericoloso o no costruire una centrale nucleare? 

L’ha detto meglio di me m.fisk e magari qualcun altro che in questi giorni non ho incrociato, ma è davvero una fissazione pensare a degli esperti che si riuniscono per arrivare a una conclusione? E le conclusioni sono due, se non sbaglio: o le centrali nucleari non minacciano e non minacceranno mai la salute di noi italiani oppure le centrali nucleari sono sicure e lontane da qualsiasi minaccia. Punto. Basta. Non capisco il ruolo di un referendum e, ad essere sincero, non voglio decidere io per la vostra vita o per quella dei vostri figli. Perché vorrei lo facesse qualcuno che non ha dubbi, che conosce alla perfezione l'argomento, un team di persone, scienziati, esperti e insieme a loro qualcuno scelto da noi che controlli la lucidità e la competenza di questi scienziati.

giovedì 17 marzo 2011

il segnapagine del 17.III.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Terminologia etc., 150 anni (e più) di unità linguistica: Da noi per prima è venuta la lingua. Non c’era ancora la nazione, ma da secoli esisteva un’unità linguistico-letteraria nazionale. La coscienza e la volontà di un’unione si è basata soprattutto su un valore culturale.
Squonk, Una passata di ferro da stiro: E’ in fondo abbastanza ironico che la festa per l’unità d’Italia, con le bandiere e l’inno e l’elmo di Scipio arrivi nel momento di massima stanchezza per ciò che l’Italia stessa è diventata.
Nonunacosaseria, Feste nazionali: A me basta che lo stesso clima gioioso e lo stesso numero di bandiere ci siano pure il 25 aprile. Altrimenti, la festa odierna avrà avuto poco senso.
La vita è sogno, Guastafeste: Eppure, se dal mio umile punto di vista mi guardo attorno, trovo che ci sia proprio molto poco da festeggiare.
Daniela Ranieri, A voi che avete libri miei: In giro per il mondo, intendo fuori da questa stanza e da tutte quelle direttamente sotto la mia influenza, sparsi, soli, intristiti dagli anni e dall’indifferenza, giacciono decine di libri che una volta erano miei e adesso non lo sono più.
Personalità confusa, Tra virgolette: Cari amici, buone notizie: dopo anni di lotta è stata finalmente approvata la risoluzione Onu che vieta l'utilizzo dell'espressione verbale tra virgolette nelle conversazioni.
Sorelle in movimento, Vacanze anticipate: La notizia è che, da lunedì scorso, tutte le scuole (tutte, di ogni ordine e grado) del Burkina Faso sono state chiuse, e che continuano le proteste degli studenti, che a Léo hanno incendiato la centrale di polizia.
Giornalismo partecipativo, Furbata “social” di “la Repubblica”: Squallida furbata di “La Repubblica” che usa la Costituzione, i 150 anni e perfino Piero Calamandrei per aumentare i suoi fan su Facebook.

incoscienza patriottica

di lo Scorfano

Qualche sera fa ero a cena con un paio di miei amici e un signore che non conoscevo, un vecchio democristiano di quelli che hanno fatto la storia della città (Brescia), un ex sodale di Martinazzoli, amico di uomini qui assai potenti: banchieri, imprenditori, amministratori (non chiedetemi come ci sono finito, a quella cena, perché sarebbe un racconto troppo lungo…)

Durante la cena si discuteva di storia recente e di politica; e si è ovviamente finiti a parlare del 17 marzo, oggi, e della festa per l’Unità nazionale. A un certo punto, con molta cautela, ho detto a quel signore democristiano: «Guardi, magari mi sbaglio io, ma a me pare che il sentimento patriottico non sia proprio nelle corde degli italiani. E che potremmo anche farne serenamente a meno delle bandiere e dell’elmo di Scipio». Lui mi ha guardato un po’ strano e poi mi ha risposto: «Non è la patria il problema, e nemmeno il sentimento patriottico.  È la coscienza di classe, il problema. La gente, in Italia, la gran parte delle persone ha perso completamente la sua coscienza di classe. E senza questa coscienza non può esistere la patria, e nemmeno la politica: può solo essere lo spettacolo avvilente a cui stiamo assistendo, nient’altro».

Io sono rimasto zitto. Ma per qualche secondo ho guardato quel vecchio e potente democristiano, che usava quella formula così antica e lontana, «coscienza di classe», con un lampo di ammirazione negli occhi.

Italiano

di Sempre un po' a disagio

In questi giorni, in libreria, sono arrivati tanti libri con in copertina Garibaldi, Mazzini, l’Italia, bandiere, date, slogan, Cavour, il re e sono arrivate anche delle fascette tricolore da applicare ad alcuni libri selezionati dalla casa editrice alla quale la nostra libreria fa riferimento e allora m’immagino queste due o tre persone che si alzano al mattino, pisciano, baciano i figli, l’amante, il cane e pensano: “Oggi devo scegliere a quali libri i librai dovranno applicare la fascetta tricolore” e bevono il caffè e si tolgono le ciabatte e qualcuno parte con la propria macchina dalla strada e qualcun altro invece da un garage che alle pareti ha mensole, poster, calendari, sci, caschi, fumetti e altre cianfrusaglie e parte da solo e guarda la strada colma di macchine con persone sole e allora arriva in casa editrice e con in suoi colleghi si prepara a decidere secondo parametri di vendita quali libri sì e quali no e dopo che hanno deciso uno di loro scrive una circolare da spedire nell’etere a noi che stiamo dall’altra parte della barricata:


Con la presente informiamo che non dopo e non prima del corrente mese la vostra gentilissima libreria dovrà applicare, per la festa dei 150 anni dell’Unità d’Italia, fascette tricolore ai libri che di seguito riferiamo e il tutto anche per l’art 2 del piano A di riferimento barra laterale C. I libri da mettere in mostra al pubblico del vostro negozio sono:   


mercoledì 16 marzo 2011

il segnapagine del 16.III.2011

del Disagiato e dello Scorfano

Black Cat, Io non festeggerò con te: Ho visto stamane scaricare alle elementari 12 lavagne didattiche Panasonic da 2800 euro l’una (ma non ci sono soldi per il sostegno di mio figlio). Hai dato una bandiera ad ogni alunno di materne, elementari, medie (ma non ci sono soldi per il sostegno di mio figlio).
Diegozilla, Lorenzo, dal Giappone: Mi chiamo Lorenzo Barassi e vivo a Kawasaki, nella periferia di Tokyo, e come molti italiani, leggo la vostra testata sul sito web corriere.it. Sulla home page di oggi avete pubblicato un articolo dal titolo “il caos calmo di Tokyo in fila per fuggire sul treno”. Credo di non aver mai letto un articolo cosi’ sconcertante e pieno di sciocchezze.
Non ne so abbastanza, Un po’ di cose che ho imparato sulle centrali nucleari: Ma ho imparato che c'è sempre qualcosa che nessuno pensava potesse andare storto e che proprio quel qualcosa invece potrebbe andarci.
Linkiesta, Dove potrebbero nascere le centrali nucleari in Italia: Le uniche aree idonee sono quella a cavallo fra Lombardia e Piemonte, la zona costiera tra Toscana e Lazio e il basso Salento in provincia di Lecce.
Notiziole di .mau., Niente panico, compagni!: Fortunatamente ci sono due eroici direttori di quotidiani che ci riportano con i piedi per terra e raccontano le vere notizie: quelle che gli altri cercano disperatamente di nascondere, sviando i poveri ignari lettori con robetta che accade a 6000 km di distanza.
Repubblica.it, Quaranta morti nel Mediterraneo: Sono morti, sono morti. Sono affondati davanti ai nostri occhi, inghiottiti dal mare agitato. Erano in 45, erano partiti insieme a noi la notte scorsa