sabato 30 aprile 2011

il segnapagine del 30.IV.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Doppiozero, Ikea, i jeans, i gay e Pasolini: Che la pubblicità nel 2011 intercetti e condizioni la cultura di massa, che ne sia al contempo la madre e la figlia e che sia nel bene e nel male foriera di messaggi significativi è un dato talmente ovvio che Pasolini lo constatò 40 anni fa.
Cattiva maestra, Dio salvi la Regina e i suoi affari: C.G.P. Grey, il tizio che tempo fa aveva spiegato con efficacia che cos’è il Regno Unito, ha deciso di sfatare in un nuovo video alcuni miti sul costo della monarchia britannica, dimostrando come Elisabetta II e la sua corte siano una valida risorsa per l’economia del paese. 
La vita è sogno, Unghie fucsia: V. viene dalla Moldavia. V. è in Italia da un mese scarso. È in Italia da un mese scarso, ed è stata inserita in una terza media, anche se lei, le medie nel suo paese le ha già frequentate, e pare con risultati soddisfacenti.
Metilparaben, Apparizioni, sparizioni, riapparizioni: Non è una curiosa coincidenza che un post scompaia accidentalmente dal sito di un tizio proprio quando tutti ne criticano il contenuto, e che riappaia, con un numero progressivo nuovo e incoerente con la sua data, proprio quando tutti ironizzano sul fatto che sia stato tolto?
Adessolei, Corrado Alvaro: La disperazione più grave che possa impadronirsi di una società...

il grande segreto

di lo Scorfano

Schiere di pedadogisti e di esperti della didattica e della valutazione riuniti a convegno; libri gonfi e tronfi di paroloni e di spiegazioni dotte e condite dei più recenti studi sul tema; idee geniali che hanno bisogno di duecento pagine per essere descritte e spiegate e poi di circa mezz’ora per essere lietamente dimenticate; discussioni ardite sulla qualità dell’insegnamento e dell’apprendimento e di tutto il condito contorno che usualmente le accompagna; e poi basta un ex calciatore, allenatore di calciatori e padre di un calciatore che tutti conoscono (e non per meriti scolastici) per dire la verità che tutti non dicono più e forse fanno finta di non sapere. Eccolo, il grande segreto:
C’è però un sistema per sopperire al minor tempo che si può dedicare allo studio: stare attenti in classe. È il segreto dell’apprendimento. Sembra una stupidaggine ma è realmente così. Invito i ragazzi a provare e a dirmi se non ho ragione.
Svelato così, con la naturalezza di non ha il tempo per sparare troppe cazzate. Grazie, signor De Rossi.

Che bella la noia

del Disagiato

Ogni giorno mi trovo a fare i conti con la cultura che si avvicina allo spettacolo e non, come si aspetta un ingenuo come me, il contrario. Spiego cosa intendo. In libreria sono sempre di più i libri tolti dagli scatoloni che hanno a che fare con la televisione e con lo sport (che ormai ha un ampio terreno nei palinsesti televisivi). Questi libri, vi sarete resi conto, hanno un posto assicurato nelle classifiche dei titoli più venduti o letti. Libri di cucina proposti da uomini e donne della televisione, gialli scritti da ex uomini della televisione, biografie di uomini e donne della televisione e saggi di teologia posticcia di uomini e donne della televisione.

Questa è cultura? Sì, anche questa, ormai, è cultura. Quando in estate o a Natale gli alunni mi mostrano la loro lista di libri consigliati dai professori, noto che accanto ai classici (pochi) compaiono anche titoli di chi un pezzetto di televisione, e radio, contemporanea l’ha fatta. Fabio Volo, per esempio. “Ma com’è possibile che una professoressa giochi le sue cartucce arruolando in un discorso culturale e letterario Fabio Volo?”. Succede non perché la gente dello spettacolo (scusate l’espressione) è andata verso la letteratura, ma perché la letteratura, o meglio le case editrici che la rendono concreta, hanno deciso di rendere servizio allo spettacolo. 

venerdì 29 aprile 2011

il segnapagine del 29.IV.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Malvino, Peggio che a marzo: Sono le cifre del flop di Qui Radio Londra, che potrà pure sembrare meno drammatico di quanto è in realtà, ma solo in virtù dei grossi numeri del Tg1 e dei programmi che vanno in onda su Raiuno in prima serata.
Nonunacosaseria, Se Renzi e la Camusso: Ho letto parecchi interventi sulla querelle riguardante l'apertura dei negozi il primo maggio. La maggior parte dicono cose sensate, sia per sostenere una posizione, sia per sostenere l'altra.
Totentanz, Il travaglio della Merkel: Io ho da sempre l’impressione che i tedeschi non si siano mai slegati sentimentalmente dalla loro valuta nazionale, e considerino l’euro una valuta tedesca di cui anche altri paesi stanno beneficiando grazie alla magnanimità del popolo germanico.
Un radiologo, Senza risposte: Tornavo da un giro in auto: a pochi metri dalla destinazione finale ho intravisto da lontano un capannello di persone; più da vicino, una moto sfasciata su un marciapiede. Inclinata di lato: una tristezza che solo le moto inclinate su un lato sanno emanare.
Gad Lerner, Lega-spauracchio, una strategia perdente: Anche l’introduzione del reato di clandestinità per i migranti irregolari, legge approvata nel 2009, è un episodio tipico di questo abuso propagandistico della legislazione. Tale norma ha solo contribuito a intasare i tribunali.  

Giacche di velluto ricamate in oro

del Disagiato
Mi fa male pensare che vicino a quel «suk» dove sono ancora capaci di cucire in poche ore un vestito, un paio di pantaloni o una jellapah o di fare delle giacche di velluto ricamate in oro o di rilegare un libro o di cucire una sacca di cuoio e dove si vendono profumi ambrati o spezie, ci sia stata così tanta violenza.
Alain Elkann scrive per La Stampa un articolo elegiaco e nostalgico sulla città, Marrakech, che ieri ha conosciuto l’orrore, il sangue, “il terrorismo e la violenza mostruosa”. Un peccato, dice lui, che una città che in passato ha ospitato scrittori, artisti e politici abbia dovuto subire una tale sciagura. Un peccato che lì, dove ci sono gli incantatori di serpenti, dove lui, Elkann, si è fatto lustrare le scarpe dagli sciuscià locali e dove sempre lui ha visto un folcloristico venditore servire acqua potabile in una ciotola di rame, ecco, è un peccato che lì in quel posto un kamikaze si sia fatto esplodere uccidendo degli innocenti che visitavano la città. Elkann, povera stellina, non riesce neppure a capacitarsi di come il male possa introdursi in una città multietnica dove musulmani, cristiani e ebrei hanno sempre vissuto in pace.       

esserne fieri

di lo Scorfano

«Eppure, voglio crederlo, sono sicuro di crederlo, ci sarà qualcosa che, fatta l’inevitabile tara delle stanchezze, della burocrazia, delle scelte miopi del ministro e dei suoi piccoli servi, fatta la tara anche dei limiti umani tuoi e di chi ti circonda, ci sarà qualcosa che ti rende orgoglioso e fiero del lavoro che fai a scuola, di come lo fai, con i tuoi studenti, no? Io sono sicuro che c’è qualcosa di importante…»

Io lo guardo quasi negli occhi, l’amico di una vita, prima vicino di casa e di giochi, poi compagno di asilo, di scuole elementari e medie, compagno di viaggi adolescenziali e di trasferimento a Milano, l’amico con il quale troppi passi sono stati paralleli per poter essere ora cinico e beffardo o inutilmente sentimentale. Lo guardo e so che una risposta autentica gli è dovuta, perché quarant’anni di passato comune rendono la sua una domanda vera, posta senza retorica, fatta per capire e ricordarsi.

E allora «Non ti stupire» gli dico, «non ti stupire di quello che sto per dirti» , e gli sorrido un po’, davanti al piatto che abbiamo appena finito di mangiare, con un bicchiere in mano. «La cosa che più mi rende fiero di come faccio il mio lavoro, quando arrivo alla fine di una quinta, dopo anni di lezioni e di letteratura spiegata in classe, fatta oggetto di studio e di domande e di valutazione, resa terreno di incontro ma a volte anche di scontro, la cosa che mi rende più fiero, non ti stupire, è contare i ragazzi che vogliono iscriversi a Lettere: e vedere che sono pochi, pochissimi, spesso nessuno. Molti di meno di quelli delle altre quinte. Questo, non te lo nascondo, mi dà molto orgoglio.»

Riccardo sorride e si stupisce, nonostante i miei avvertimenti ripetuti. E io so che anche una spiegazione è dovuta, a questo punto;      

giovedì 28 aprile 2011

il segnapagine del 28.IV.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Francesco Costa, Quello nato all’estero era McCain: Barack Obama è effettivamente nato nelle Hawaii. I birthers, però, qualche ragione ce l’hanno: tra i due candidati alle presidenziali del 2008 ce n’era effettivamente uno con qualche problema col certificato di nascita. John McCain.
Piovono rane, Il Merlo perduto nel web: Allora, ripetiamo tutto daccapo, a costo di sembrare pallosamente pedagogici e scusandoci con chi già lo sa a memoria. Prima di cliccare il tasto “pubblica” in rete – nei blog, sui Facebook o altrove – bisogna pensarci una trentina di volte.
Giorgio Israel, I test Invalsi creano il panico…: Gli specialisti della valutazione si comportano ormai come una setta impermeabile alla discussione razionale e totalmente autoreferenziale.
Personalità confusa, L'arte di fornire indicazioni stradali errate: L'inganno va propinato a dovere: evitate gli anziani e le donne con bambini, non lo meritano: la vittima ideale è maschio, abbiente, a bordo di una macchina molto costosa.
La versione di Chamberlain, Nani: leo messi è un piccolo nanetto disegnato da dio a sua immagine e somiglianza, un mini-dio. leo messi ieri sera ha fatto un gol strepitoso, uno di quei gol che ti fanno levare un sopracciglio e ti fanno dire che, forte così, nessuno.

«una spelonca di ladri»*

di lo Scorfano
 
Fin troppo facile ricordare gli evangelici mercanti nel tempio e la fine che fecero al  passaggio tempestoso di Gesù Cristo e alle sue rabbiose parole; fin troppo facile e dunque, scusate la preterizione, non li ricorderò. Ma che tutto questo sia insopportabile, amici che guardate al Dio dei cristiani come una possibilità reale delle vostre vite su questa terra, ne converrete, io credo, anche voi:
Via della Conciliazione, già ieri, a cinque giorni dall’« evento storico» - come dicono le T-shirt in vendita a sei euro - aveva una predisposizione forse irreversibile al bazar. Ed era un tangibile omaggio all’umana fantasia: nel primo shop erano griffati da Giovanni Paolo II i posacenere, i bicchieri, le tazze, i piatti, gli apribottiglie, i ditali per cucito, le biro, i ventagli, le cartoline in dozzine di versioni, le raccolte di foto, le sciarpe, i foulard, le calamite da frigorifero, i tappetini da mouse.
Assolutamente e definitivamente insopportabile e però, evidentemente,  non solo sopportato ma anche cercato e ottenuto.     

L'eccessivo amore

del Disagiato

Ora non sono in casa, lasciate un messaggio dopo il bip…Bip.

Ciao papà, non sapevo avessi comprato una segreteria telefonica, ma meglio così, che in faccia mi veniva difficile dirti queste due cose. Insomma, quando a Pasqua eravamo a tavola e la mamma si è messa a citare una canzone di Vasco Rossi ho visto la faccia schifata che hai fatto. L’ho vista e mi è rimasta impressa come può rimanere impresso un coltello che sgozza un cane. Cosa volevi dire con quel ghigno? Non sopporti di vedere una donna di sessanta e passa anni che fa la giovane? 

Beh, sappi che in libreria i colleghi dicono lo stesso di te. Dicono, non certo con disprezzo, che fai il giovane. Quindi evita, per favore, di scandalizzarti per una donna che ha ancora voglia di vivere. In quanto a me, visto che per tutto il pomeriggio hai parlato solo di calcio, vino e altre cazzate, ti dico che non sto bene e che sono molto stanco. Sai, penso spesso a quello che tu pensi di me, e a quando vivevamo insieme. Mi viene da piangere, scusa. 

mercoledì 27 aprile 2011

il segnapagine del 27.IV.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Lameduck, L’inno del corpo (elettorale) sciolto: Ieri il malefico ha nominato i "sondagi", giustificando la mossa antidemocratica e decisamente vigliacchetta di voler togliere la parola agli elettori del referendum antinucleare…
Malvino, “Deboli, viziosi, inetti e ribelli”: Dalle prime esperienze, che sono necessariamente di tipo parentale, discende l’atteggiamento che successivamente avremo verso l’altro. Potremo con la ragione temperare questo imprinting, perfino arrivando a invertirne il segno…
Notiziole di .mau., Congiuntivo trapassato: Con tutti i guai che ci sono al mondo, e con tutti quelli che si stracciano le vesti perché Berlusconi, pur di non arrivare al referendum sul legittimo impedimento, sta cercando di fare quello che i proponenti degli altri quesiti referendari volevano, io mi metto a fare le pulci sui tempi verbali.
LGO, Tranquilli: Come di un tenutario di bordello che pacatamente spieghi che le pollastre sono agitate, hanno paura, che so, della sifilide. Una bevuta per tutte, un regalino extra, e quando gli animi  saranno più calmi torneranno a fare quello che vuole.
Plus1gmt, I mercoledì da beoni: Marina ha quasi cinquantanni ma vive ancora con i genitori. Lavora nella cucina di un ristorante pizzeria da qualche anno. L’unico giorno della settimana che le rimane libero, il mercoledì, Marina lo trascorre così.

Settimo: non rubare

del Disagiato

Un paio di giorni fa in libreria un bambino stava rubando un libro e sua madre l'ha rimproverato urlandogli: "Non si fa! Non vedi che ci sono le telecamere?".

inseguendo sogni

dello Scorfano

 
Pochi giorni fa, in terza, ho dato una traccia (per il tema da svolgere in classe) che suonava così:
«A un certo punto ti diranno che ti sei arreso, che hai scelto la via facile, che hai rinunciato al sogno in cambio di qualcosa di più possibile e di più raggiungibile. Ma non è vero. Rinunciare al sogno non è la via facile, rinunciare al sogno si paga per tutta la vita e si paga di tasca propria, continuare per sempre ad inseguirlo, di solito, si fa a spese di qualcun altro.»
Forse qualcuno di voi l’ha già riconosciuta: perché, e non so a quanti poveri studenti di liceo accada in Italia, la traccia non è altro che un post di Cloridrato di Sviluppina, pubblicato da Livefast nel settembre dell’anno scorso. Le tracce erano in totale 14, gli alunni di quella terza liceo sono 23: in 6 hanno scelto questa traccia, il che è francamente un ottimo risultato.

Ma il dato sorprendente non è stato questo successo di partenza, però. Il dato sorprendente è stato che 5 dei 6 ragazzi che hanno scelto la traccia non l’hanno capita bene: forse non l’hanno nemmeno letta bene. E hanno svolto il loro tema scrivendo, più o meno, che «bisogna sempre inseguire i propri sogni, bisogna combattere per raggiungerli, bisogna soffrire e pagare di tasca propria e non mollare mai e non accontantarsi dei desideri delle “masse”, che ci vengono imposti dall’alto ecc.…» E poco d’altro, insomma.

Magari hanno anche ragione loro, non è questo il problema, a mio parere.     

martedì 26 aprile 2011

il segnapagine del 26.IV.2011

del Disagiato e dello Scorfano

La lüserta equilibrista, Il grado zero della Resistenza: Mio nonno Giuseppe, classe 1909, morto l’anno scorso a 101 anni, cominciò a lavorare da muratore quando era bambino. Viveva per tutta la settimana in uno stanzone in corso San Gottardo, a Milano, insieme non solo ai suoi fratelli e al padre, ma a una decina di altri compaesani di Casorate Primo, provincia di Pavia.
ilNichilista, Quasi si rimpiange la maschera: Insomma, si procede al buio, a casaccio, tra una barzelletta e una giravolta. A un Paese sano, anche tolti per intero l’insostenibile conflitto d’interesse e lo scontro con la magistratura, basterebbe questo elefante nella stanza per abbattere l’edificio.
Quadernino, Zingari democratici: Alla vecchietta che si sente circondata da zingari pronti a sgozzarla a ogni passo, vale a poco ripetere che se si azzardano, stia tranquilla, un minuto dopo li sbattiamo in galera.
Coserosse, Gli aristomentecatti: Il ventinove luglio del millenovecentottantuno eravamo colla frizione rotta in rulott in macedonia. quella rincoglionita di mia madre aveva imposto una sorta di embargo del divertimento estivo finché non avessimo trovato un posto da cui assitere in diretta al matrimonio di carlo e diana spenser.
Maurizio Codogno, Giudici e centesimi: La misurazione effettuata era di 0,57 grammi per litro di sangue, contro un limite legale di 0,5; l’avvocato ha argomentato che se è stato scritto 0,5 e non 0,50 significa che i centesimi non sono stati considerati dal legislatore, che quindi 0,57 deve essere arrotondato a 0,5, e insomma la multa non s’aveva da fare.
Phonkmeister, I fascisti si fan sempre riconoscere.

stranieri e buone notizie

dello Scorfano

Una buona notizia? Una buona notizia è questa, per esempio: in provincia di Brescia gli studenti di famiglia straniera che frequentano un liceo sono il 12,37%, vale a dire circa uno su otto (il totale degli studenti di famiglia straniera che frequentano una scuola, di "ogni ordine e grado", in provincia di Brescia è del 16%, cioè circa uno su sei).

Perché è una buona notizia? È una buona notizia, secondo me, perché è un altro segno di come la scuola pubblica riesca ancora a funzionare, nonostante i tagli e nonostante i crediti che le singole scuole vantano dal Ministero, che ormai raggiungono cifre astronomiche (è il prossimo degli intoppi che il ministro Gelmini dovrà fronteggiare, questo); e nonostante le polemiche e le difficoltà di quelli, come me, che ci lavorano dentro tutte le mattine.

La scuola pubblica funziona bene, perché il liceo, a parte tutto, resta ancora la scuola che prepara e dispone agli studi universitari; e gli studi universitari, nonostante tutto, restano ancora la porta verso un lavoro in qualche misura dirigenziale;     

Disarmati

del Disagiato

E’ solo una supposizione e magari neanche tanto originale ma a me sembra che circa tre o quattro generazioni fa, se posso usare questa strana unità di misura, i giornalisti italiani (e non solo i giornalisti), avessero a disposizione, per scrivere, più parole di quante ne abbiamo (noi lettori e scrittori) oggi e che queste parole venissero usate con grande abilità per restituirci un’idea, un’immagine o un luogo. Questa settimana ho letto dei resoconti di viaggio di Paolo Mantegazza, Raffaele Calzini, Arnaldo Fraccaroli, Alberto Savinio e Marco Grassano. Li conoscete voi? Io non solo non avevo mai letto una riga di questi autori ma non ne avevo neppure sentito parlare. Sono intellettuali o semplici giornalisti che hanno scritto ormai tanto tempo fa (Mantegazza è morto nel 1910 e Savinio nel 1952, ad esempio) e pensare di fare un paragone con i nostri scrittori e giornalisti pare cosa assurda. Però da queste letture mi è venuto da pensare che la prosa e il vocabolario che abbiamo oggi a disposizione sono cambiati non nella sostanza e nella forma ma principalmente nella quantità. Forse ci siamo arricchiti di altro? Magari sì.

Il fatto, e correggetemi se sbaglio, è che avendo parole a disposizione abbiamo anche modo di tradurre le nostre idee e emozioni e che traducendo le idee e le emozioni abbiamo la possibilità di fare irruzione nella realtà, per capirla, cambiarla, accettarla o semplicemente osservarla. La televisione, e soprattutto la televisione berlusconiana che è caricaturale e quindi fascista, non è lo strumento utilizzato per convincere, plagiare e costruire sulla menzogna una realtà che non esiste. No, non è questo, per me. La televisione semplicemente è programmata per toglierci pian piano le parole, una al giorno, assottigliando e indebolendo le nostre capacità critiche e intellettuali. La mia è solo un’idea, niente di più. E scusate se ho utilizzato espressioni banali come “generazioni”, “realtà”, e “emozioni”, ma non avevo altri mezzi per spiegarvi quello che mi girava per la testa. Mi sembra, insomma, che siamo, chi più chi meno, poveri di parole. Disarmati.

lunedì 25 aprile 2011

provate a valutarmi

di lo Scorfano

Quando io, insegnante un po’ stanco, valuto un mio studente, cerco di non farlo usando un solo e immutabile sistema. Voglio dire: so che domande diverse valutano risposte diverse (si dovrebbe dire abilità o competenze, ma perdonatemi, io non le pronuncerò mai queste parole: è solo irragionevole antipatia, nessuna presa di posizione; ma visto che questa è la casa del mio amico e che lui mi perdona, ecco, io non le uso; voi pensate pure a competenze e abilità, e amici come prima).

Quindi, necessariamente, siccome so che è stupido valutare sempre e solo una risposta come se esistesse solo quella, io, insegnante un po’ stanco ma non ancora sconfitto, cerco di porre domande diverse, per valutare risposte diverse. Mi spiego: ogni tanto interrogo i ragazzi, come si è sempre fatto; pongo loro delle domande e mi aspetto da loro delle risposte ben argomentate. Altre volte, però, faccio altre cose: un test scritto, per esempio, che mi permette di valutare meglio le loro conoscenze, e quindi quanto in effetti hanno studiato. Oppure assegno loro una ricerca da svolgere, individualmente o a piccoli gruppi: lascio che si organizzino e che la espongano, e ne ricavo importanti informazioni sul loro modo di prepararsi, sul loro modo di studiare con gli altri e su ciò che può essere migliorato. E infatti, la volta dopo, valuto quello che appunto è migliorato: cioè valuto, in parte, anche i progressi, la strada che è stata fatta, gli errori che sono stati messi a frutto e hanno smesso di essere errori.

Poi ci sono gli scritti, naturalmente: a volte sono analisi di testo, brevi domande a cui loro rispondono in modo sintetico e informato (più o meno, insomma); altre volte saggi brevi o articoli di giornale, che permettono loro di argomentare in modo più complesso una loro opinione sulla base di alcuni documenti.       

il segnapagine del 25.IV.2011

dello Scorfano e del disagiato

In coma è meglio, Tu si na malasanità: «Io sono arcistufo!» ci dice con amarezza il professor Giuseppe Arcistufo, primario dell’unità operativa di ortopedia acrobatica, «non avrei mai immaginato di dover lavorare in condizioni del genere, con tutto quello che mi è costata la laurea!»
Alcuni aneddoti dal mio futuro, Sembra ieri: A te invece piace pedalare lungo la zona grigia, quella sorta di terra di nessuno a cavallo tra la prima cintura metropolitana e la periferia della metropoli stessa. Una linea di confine in perenne crisi di identità: siamo già in città o siamo ancora nei sobborghi?
La Repubblica, La linea italiana pone un problema: In un'intervista al quotidiano Le Monde, Henri Guaino, consigliere speciale del presidente Nicolas Sarkozy, afferma senza mezzi termini che il fatto che l'Italia abbia lasciato passare i migranti nordafricani "pone un problema".
Piovono rane, Se Pierluigi guardasse anche al futuro: Insomma, caro segretario: forse, accanto all’inevitabile preoccupazione per il presente, avrebbe potuto e potrebbe ancora squarciare una visione in più per il tempo che verrà – e neanche fra troppi decenni, mi creda.
Cloridrato di Sviluppina, Il giornalista: Stando a quanto mi ha detto un tizio su FriendFeed il cinque per mille del gettito IRPEF dovrebbe ammontare ad una cosa tipo sei o settecento milioni di euro.
Il Manifesto, Acqua e sole una battaglia comune: Al di là dell'esito dei trucchi governativi gettiamoci nella campagna referendaria parlando insieme di acqua e sole, confermando una lettura della trasformazione epocale che la politica non vuole cogliere, ma la società ha capito.

I gay e il mercato

del Disagiato

Quello che però deve continuare a dare fastidio è questa intrusione violenta del mercato nella sessualità. Che una pubblicità Ikea raffiguri una coppia gay mano nella mano e che questa sottolinei il fatto che anche i gay possono usufruire dei servizi dell’azienda, ecco, questo significa che l’affrancamento dai pregiudizi bigotti e fascisti è avvenuto solamente per arruolare più consumatori. L’accettazione o la tolleranza nei confronti delle coppie gay avviene perché anche queste possano comprare una libreria Billy. Non lo dico io, lo dice la locandina. Le affermazioni di Giovanardi sono il male minore. Anzi, chissenefrega di quello che pensa Giovanardi. Tutte le critiche che sono seguite sono aria fritta, un motivo buono per non guardare in faccia il lato mostruoso e diseducativo (non mi vergogno di mettermi in bocca questa parola) delle logiche di mercato. Il disegno di Makkox sul Post è solo una cosa divertente, una figata, una risatina in queste ore festive e di solitudine e niente di più. Giovanardi è, nella sua ristrettezza mentale, molto più umano e intelligente rispetto alla locandina Ikea che ci dice: “Siamo aperti a tutte le famiglie”. Anche ai gay, nonostante siano diversi.

Il cosacco a cavallo e Silvio Berlusconi

del Disagiato


Il prestigiatore è quella persona che davanti a voi riesce a compiere un’azione inverosimile. L’inverosimile è quella dimensione che non ha l’apparenza di vero, reale e probabile. Sai Baba, che ci ha lasciato un paio di giorni fa, era questo, un prestigiatore, uno che con dei trucchetti era capace di trasformare il suo stesso vomito in un uovo d’oro. Oppure era capace di far apparire dal nulla una collana o della cenere. Avendo una minima conoscenza delle tecniche dell’inganno e soprattutto avendo la capacità di analisi del reale (ciò si chiama cultura, se non erro) noi siamo in grado di capire che l'uovo d’oro e la cenere stavano nascoste già prima da qualche parte.

L'uovo e la collana stavano in una manica o sotto un tavolo e la cenere in piccole capsule. Perchè Sai Baba godette di così tanto successo? Ignoranza del popolo? Può darsi. Fede cieca e ostinata? Anche. Sai Baba, insomma, godette di tanto successo per questi e altri motivi ma noi, lucidi e illuministi, grazie a una attenta analisi dei suoi gesti possiamo dire: “Sai Baba era un prestigiatore”. Abbiamo diritto di dire questa cosa perché Sai Baba pigliava per il culo la gente davanti alla gente, nel reale, in un continuum spazio temporale ininterrotto. Guardando un suo “miracolo” su YouTube possiamo, come ho già detto, analizzare ogni movimento e beccare l’inganno e il trucco. In un continuum spazio temporale, appunto.

sabato 23 aprile 2011

il segnapagine del 23.IV. 2011

del Disagiato e dello Scorfano


Modusdomus, Libri: Ma che figura quando qualcuno afferra un volume e sfogliandolo scopre che si trova nelle stesse condizioni in cui si trovava quando è uscito dalla tipografia...
Marcello Sorgi, Il referendum che il premier vuole evitare: solo tre giorni fa il governo, cancellando il piano per il ritorno al nucleare, ha sgomberato il campo dal più sentito dei referendum che dovranno essere votati il 12 giugno.
Corriere della Sera, Rom a San Paolo, trattative con il comune: “I 500 euro dati dal Comune sono un contributo per un rimpatrio assistito, la nostra è un'offerta umanitaria, e l'accoglienza nel centro del Cara vale solo per donne e bambini e anziani…”
Wittgenstein, L’imbarazzo intorno a Ciancimino: Noi siamo abituati a dare istintivamente credito alle accuse, molto più che a sottoporle a dubbio: per molte ragioni legate a nostri cattivi sentimenti, al concorso sventato dei media.
Quadernino, Fazio a processo per eterodossia economica: Nel momento decisivo della crisi, rompendo gli indugi, Bernanke disse a Paulson: “Non ci sono atei nelle trincee e non ci sono ideologi nelle crisi finanziarie”. Ma chissà se è mai stato alla Bocconi, Bernanke.
Patuasia, Polli in batteria: Non è certo oscurando l’informazione e il web che si responsabilizzano gli impiegati, perché non sono polli in batteria, come crede qualcuno, ma persone e con le persone si ragiona, non si punisce. A cosa servono i dirigenti?

C'è YouCat?

del Disagiato

YouCat è arrivato in libreria pure da me e se devo essere sincero me ne sono reso conto solo oggi della sua gialla presenza. L’ho scoperto quando una signora mi ha chiesto: “Scusi è arrivato YouCat?”, e io, che sono libraio che perde di vista molto facilmente le novità (che ogni giorno sono parecchie) mi sono affidato al nostro vecchio e saggio computer che mi ha detto che sì, che il libro YouCat è arrivato. Avevo sentito parlare di questa specie di catechismo e siccome sono anche libraio e uomo prevenuto e che bada alle apparenze, l’avevo mentalmente criticato per il suo banale ammiccamento ai giovani (o alle nuove generazioni, come dicono in molti). YouCat come YouTube, avevo pensato. Da uomo prevenuto, appunto. Poi ho letto che il nome è la semplice abbreviazione di Youth Catechism e che non c’è, quindi, nessuna strizzatina d’occhio o volontà da parte della Chiesa di utilizzare l’accattivante gergo giovanile o cose simili. O magari c'è.

un altro ritorno

di lo Scorfano

Mi faccio la barba e mi sistemo la camicia, raccolgo alcune cose che so di dover portare fin laggiù, dove sono nato, sistemo nella piccola, inutile valigia la biancheria di ricambio, saluto la mia compagna (che mi mancherà), poi salgo in macchina e parto. Torno in Liguria, come mi capita quando è festa comandata. Saranno tre giorni, saluterò madre e padre, sorella, nipotini ancora piccoli, stanze di una casa in cui sono cresciuto, vento di mare che arriva alle finestre e smuove le tende, strade che non frequento da venticinque anni.

Imprigionato dalla fasulla mitologia odissiaca del ritorno, vagherò per qualche minuto davanti al mare o lungo una qualche via cittadina in cui molti anni fa mi era accaduto qualcosa di assolutamente indimenticabile, che oggi ho dimenticato; muoverò i passi con lentezza, fintamente assorto, ricordandomi soltanto che dovrei ricordare.

Poi passerò molto tempo in casa, con i miei genitori ormai anziani, non saprò più riconoscere nelle loro vite la mia vita così diversa, così legata ad altri discorsi, altre ragioni, altri movimenti che loro non saprebbero decifrare. Non capirò le loro parole. Ma farò finta di niente.        

venerdì 22 aprile 2011

il segnapagine del 22.IV.2011

del Disagiato e dello Scorfano

Nonunacosaseria, Il governo certifica i suoi fallimenti: Fisco: promesse non mantenute. Mercati e concorrenza: peggioramento della situazione. Ehi, ma non sono il fisco e il mercato i due capisaldi del berlusconismo?
La Siringa, Scuola pubblica e libri “comunisti”: L’editoria scolastica è tutta nelle mani di Berlusconi. Dovrebbe essere l’opposizione ad agitarsi e a denunciare il monopolio delle sue case editrici sotto l’ombrello dalla galassia Mondadori.
Anskijeghino, Dialettica interna: Ciò che verosimilmente il Berlusca non prevedeva era d’esser scavalcato dalle sue stesse creature: oggi invece uno può alzarsi la mattina, impugnare un microfono e dire il cazzo che vuole, perchè è impossibile criticarlo.
Mumble il tumblr, Dicono che si dice: àbroga e non abròga, adùla e non àdula, àlacre e non alàcre, àlluce e non allùce, àlveo e non alvèo, aeròdromo e non aerodròmo, amàca e non àmaca (segue)
Freddy Nietzsche, Gli antipoetici: Chi passa il tempo a ricordare quanto è bravo generalmente è un cane. Per due ragioni: se sei bravo hai da fare, perché essere bravi prevede impegno; se sei bravo lo dicono gli altri, e il tuo dirtelo suona pleonastico, noioso, esagerato.
Repubblica, Renato Soru assolto con formula piena: L'ex governatore è uscito in lacrime, ha abbracciato i fratelli Benoni, entrambi con il volto segnato dall'emozione, e si è lasciato sfuggire un'unica battuta: "Tutto ciò che c'è da dire l'ha detto il giudice".

Vi sta bene

del Disagiato

Il blocco del sito pirata Btjunkie è un importante messaggio mandato dalla Magistratura italiana alle organizzazioni criminali che prosperano sulla distribuzione illegale di musica- ha dichiarato il presidente di FIMI, Enzo Mazza - L'indagine della Guardia di Finanza e l'intervento della Procura di Cagliari non raccolgono solo il plauso delle imprese che producono contenuti, ma anche di tutti quei partner tecnologici che oggi in Italia contribuiscono allo sviluppo del mercato legale della musica digitale.

In realtà la notizia era di ieri, sul Sole 24 Ore, ma io l’ho saputa solo adesso. Insomma, voi che non fate altro che scaricare musica e pellicole la smetterete di rubare soldi e lavoro alle case discografiche e cinematografiche. Già, ora che è stata inibita la maxi piattaforma digitale, tornerete a frequentare i negozi e le videoteche del centro cittadino? Oppure vi rivolgerete, gente ignobile che non siete altro, a qualche altro mezzuccio presente in rete?

la mamma di obafemi

di lo Scorfano

La mamma di Obafemi è venuta a parlare con me soltanto una volta, l’anno scorso; ed è venuta perché io l’ho ufficialmente convocata a scuola. La mamma di Obafemi è una signora molto robusta, vestita alla maniera tradizionale del suo paese, una nigeriana quasi da cartolina nella sua corpulenza e nel suo sorriso splendente di denti bianchissimi e pelle lucida e nerissima. E la mamma di Obafemi, naturalmente, non parla quasi una parola di italiano, e si vergogna di questa sua mancanza e per questo non veniva ai colloqui con gli insegnanti, nemmeno dopo aver ricevuto una pagella con tutti 4. Così ho dovuto convocarla, circa un anno fa, in aprile (il mese più crudele), prima che il ragazzo venisse bocciato.

Quando la mamma di Obafemi è arrivata e si è timidamente presentata, ho provato a parlarle in inglese, per metterla a suo agio (pensavo): ma facevamo fatica comunque a capirci, lei si girava verso il figlio (lo snaturato Obafemi, seduto vicino a lei) per farsi tradurre nella sua strana lingua africana quel che io dicevo in inglese. A quel punto io stesso ho guardato Obafemi e gli ho detto: «Vabbè, facciamo in italiano, allora». E lui mi ha risposto: «Sì, è meglio». E ho ricominciato da capo, parlando in italiano.

Il colloquio è finalmente partito ed è stato un colloquio sorprendente, per due motivi che a me sono sembrati clamorosi e che ancora adesso mi stupiscono.        

giovedì 21 aprile 2011

il segnapagine del 21.IV.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Non ne so abbastanza, Avevo sete e mi avete dissetato: Diciamo, anzitutto, che non stiamo parlando di "privatizzare l'acqua", bensì di privatizzare "il servizio di gestione dell'acqua". L'acqua, o meglio le sue sorgenti, sono e resteranno demaniali e pertanto patrimonio pubblico.
Jonkind, Aveva ragione la Gelmini (ma non lo sapeva): Certo, stupisce che la Gelmini di fronte a un attacco del genere ci abbia messo 5 minuti per capire cosa stava succedendo, pigolando le promesse fatte da Tremonti, senza nemmeno ricordarsi i numeri contenuti nella sua prima legge come ministro, nel giugno di tre anni fa.
Prepuzio, Io sono contro il genere umano: Io sono contro l’uomo, ma non contro chi non si nasconde dietro la propria presunta e presuntuosa umanità.
Linkiesta, Il nucleare solo a parole: Tre anni di dichiarazioni atomiche. E in più, il conto di quante sedute sono state necessarie tra Camera e Senato solo per la prima legge (la 99 del 2009), ormai svuotata di senso.
E io che mi pensavo, Lettera a Gesù: Ho pensato, caro Gesù, che se muori e risorgi sei veramente un figo, ma tanto, son cose che noi umani non si riesce mica a fare.
A scopo ludico, Arbiter elegantiae: Vorrei aprire una parentesi di stile. Parlerò di abbigliamento. Lo stile che mi interessa oggi è quello nascosto, quello cui accedono soltanto gli intimi: l’abbigliamento di casa. Sì, perché tra le mura domestiche avvengono le metamorfosi più interessanti.

l'anima del territorio

di lo Scorfano
Tende a passare in secondo piano, questa notizia: perché si fa relegare nella cronaca locale, perché nel frattempo ci sono le dichiarazioni di Tremonti che critica le politiche del ministro dell’Economia (ma davvero? sì, sostanzialmente davvero), ci sono le pessime figure televisive della Gelmini (con relativa intervista riparatrice piena di menzogne, domande compiacenti e luoghi comuni, sul giornale dell'amico Mario Sechi) e le proposte di distrazione di massa come quella relativa alla modifica dell’articolo 1 della Costituzione.

Eppure, benché tenda chiaramente a passare in secondo piano, la notizia più importante di questi giorni è, a mio parere, quella localissima che è accaduta a pochi chilometri da casa mia, nella ridente e ricca provincia di Brescia: due assessori leghisti arrestati per corruzione. Ancora più importante perché non si tratta di assessori della città, o di consiglieri regionali. No, sono amministratori locali di modesto cabotaggio, comuni di Castelmella e Rodengo Saiano, piccoli paesi dell’hinterland bresciano (siamo vicinissimi a Adro, per fare un casualissimo esempio), dove le cose funzionano bene, la raccolta differenziata è efficientissima e le case sono quasi tutte villette a schiera con giardinetto privato e il sole delle Alpi riscalda la pianura e le colline.

Sono i  luoghi in cui la Lega sta «vicino alla gente», badate bene...     

Come bestie

di Sempre un po' a disagio

Alla famiglia Bashir, che abita nella palazzina di fronte alla mia, è capitato qualcosa. L’abbiamo capito tutti (e per tutti intendo noi che abitiamo in questa via) e non in troppo tempo. La famiglia Bashir è indiana ed è composta da mamma, papà, un bambino di circa dieci anni e da una bambina di circa cinque anni. Li ho sempre visti nel cortile, al supermercato, per le strade del paese, in posta e a dire il vero non ci siamo mai scambiati una sola parola o un cenno di capo. Siamo corpi che si spostano e che si osservano da un balcone o da una finestra, niente di più. Però è chiaro che papà Bashir ha trovato un lavoro o, diciamo, un lavoro come si deve. Lo si capisce dal fatto che il loro posto macchina ora non è più vuoto, ma riempito da un’utilitaria usata ma in buonissime condizioni. Ma lo si capisce anche dal fatto che ogni sabato pomeriggio dal bagagliaio della loro utilitaria escono tre o quattro borse Esselunga, che ora i due bambini vestono meglio di prima, che in cortile c’è un pallone bellissimo e che a calciare questo pallone ora sono quelle scarpette che ad ogni movimento del piede accendono delle lucine rosse.

Papà Bashir ha trovato lavoro come trasportatore di damigiane, di lattine e casse d’acqua. Circa un mese fa l’ho visto entrare nella via con il suo lungo camion mentre i figli e la madre lo attendevano a bocca aperta e un poco impressionati. Credetemi, vi assicuro che in quel momento tutti e quattro si sentivano diversi, come avessero evitato una strana linea d’ombra, come se finalmente anche loro potessero essere collocati in una fascia di reddito dignitosa (o semplicemente in una fascia di reddito). “Bene”, ho esclamato nella mia testa. E mi sono pure detto che di loro non conosco nulla ma che sono contento di questa novità, della macchina, delle scarpette con le lucine rosse e di tutto il resto. L’integrazione è tornare a casa con quattro borse Esselunga? Sì, è anche questo, per me. 

mercoledì 20 aprile 2011

il segnapagine del 20.IV.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Luca De Biase, Politica antiquorum: Tutto è finzione. Chi sosteneva con grandi ragioni tecniche ed economiche l'opportunità di risolvere tra 15 anni una piccola quota del nostro fabbisogno energetico con il nucleare si è scontrato con la psicologia sociale.
Labionda, Gelmini, vada al posto!: Letta era in assoluta malafede, e credo che nemmeno lui sapesse davvero cosa stava leggendo, ma la nostra Ministra si è fatta prendere dal panico. L'apoteosi della scena è stata raggiunta con la frase "Non è vero! Tremonti me lo avrebbe detto!"
Attentialcane, La lotta di classe e i pomodori di De Rita: Io sono senz’altro d’accordo con Giuseppe De Rita che due giorni fa ha invitato a rivalutare gli studi tecnici e il praticantato e lasciar perdere “studi inutili” che produrrebbero soltanto disoccupazione e frustazione [ma…].
Non ne so abbastanza, Ubi solitudinem faciunt, pacem appellant: Nessuna persona dotata di un minimo di senno e di onestà intellettuale potrebbe pensare che lo scopo del referendum sul legittimo impedimento sia veramente quello di abrogare, a metà giugno, una norma che perderà effetto a metà ottobre, considerato poi che in mezzo ci sono 45 giorni di ferie giudiziarie.
Non leggerlo, La situazione resta grave ma non seria: Intervistato da un redattore del Tg4 (sono ragazzi pieni di iniziativa), Silvio Berlusconi ne ha approfittato per lanciare un nuovo attacco contro i magistrati: e con una ardita e inedita immagine ha paragonato i Pubblici ministeri ai terroristi.
Modello730, Spese non più detraibili: Cattive notizie per alcune categorie di contribuenti: * coloro che si servono di servizi di trasporto pubblico; * docenti che hanno sostenuto spese di autoaggiornamento.

il mio amico Vincenzo

di lo Scorfano

Mentre il senso di oppressione diventava più pesante e mi faceva male. Ha viaggiato di corsa, sempre più di corsa, azzardando sorpassi e manovre che mai aveva rischiato, nella sua vita. In un quarto d'ora siamo arrivati al Pronto Soccorso dell'Ospedale San Bortolo, dove il mio amico Vincenzo mi ha accompagnato dritto in sala operatoria.
Ma chi è il mio amico Vincenzo dell’ultimo (e bello e toccante e pieno zeppo di punteggiatura) articolo di Ilvo Diamanti?    

e ciao, ragazzi

di lo Scorfano
 
Mentre sono in prima, appena iniziata la lezione di italiano, sento che bussano alla porta: e poi entrano, in fila sorridente, quattro ragazzi di quinta. Li conosco bene, perché sono stati miei alunni per due anni: sono Francesca, Flavia, Guido e Andrea. Entrano e salutano: «Buongiorno». «Ciao» dico io, e chiedo che cosa vogliano. «Niente» mi dicono loro, «volevamo solo salutarla». «E non avete lezione?» chiedo io. «No. L’insegnante è assente e non c’è nessun supplente.»

E poi tacciono, come se toccasse a me dire qualcosa: ma io non so cosa dire, non so cosa davvero cerchino, non capisco mica bene. Poi Andrea trova un po’ di coraggio: «Avevamo un po’ di nostalgia, prof. Possiamo stare qui a sentire la lezione?» Io sorrido: «Ma guardate che oggi facciamo analisi logica, sarà noiosissimo!». «Va bene lo stesso, prof» mi dice Francesca. E io allora li lascio stare in fondo all’aula, in piedi, perché banchi liberi non ce ne sono. E comincio a fare la mia lezione, a tirare fuori qualche esempio e qualche frase. Ma loro sono lì, ovviamente, in piedi. E rendono la situazione piuttosto innaturale, per me come per i primini, che sono un po’ imbarazzati. Sto quasi per chiedere che se ne vadano…
Ma poi mi domando ancora perché, perché stiano lì in piedi, invece di andare al bar, o a perdere tempo in cortile, o in giro in corridoio. E allora glielo richiedo: «Ma di che cosa avete nostalgia, ragazzi?»       

martedì 19 aprile 2011

il segnapagine del 19.IV.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Quadernino, Romanzo bipolare: Il bipolarismo italiano, che secondo i suoi cantori avrebbe dovuto portare alla costituzionalizzazione delle forze estreme (quindi al loro rapido riassorbimento), ha portato invece alla radicalizzazione delle forze centrali, quindi all’egemonia della Lega da un lato, di dipietristi, grillini ed esagitati di ogni genere dall’altro.
E io che mi pensavo, Rifondazione: L’altro giorno ho visto che danno ancora il Grande Fratello, quella cosa che fanno alla tele dove ci son dei tizi che nessuno vorrebbe avere come parenti o amici o anche solo semplici conoscenti.
Nonleggerlo, E se il mandante fosse lui?: Nel Pdl si sono detti tutti indignati, schifati, non sia mai!, per quei manifesti comparsi a Milano negli ultimi giorni. Io il perché sinceramente non l'ho ancora capito: da anni il loro leader paragona la magistratura italiana alla mafia, al terrorismo, alle più svariate associazioni criminali.
Plus1gmt, Gente di un certo libello: S. abita a uno sputo dall’ufficio, un paio di isolati. Il che la dice lunga sulla sua estrazione sociale: un appartamento di proprietà in corso di Porta Vittoria non lascia dubbi. E infatti dubbi non ne abbiamo.
Renault4, Gli spicci: L'altro giorno sono andato con una mia amica al supermercato, quando siamo usciti e stavamo caricando la roba in macchina si è avvicinato un ragazzo di colore che mi ha chiesto se avevo degli spicci,
Il Post, Striscia contro Newsweek: Sono le 8.30 di sera e tutti gli occhi sono puntati verso il programma più popolare della tv italiana, Striscia la Notizia. Due uomini di mezza età sono illuminati da una luce stroboscopica, uno di loro ha in mano una cintura da cui pende una treccia d’aglio dalla forma vagamente fallica.

una figlia e il latino

di lo Scorfano

Oggi è arrivato sul nostro blog un visitatore sperduto nel mare della rete. Sperduto, perché veniva da google e aveva digitato la striscia: «mia figlia non riesce ad imparare il latino cosa devo fare». Ed è quindi arrivato qui.

Ecco, io non so chi sia costui (o costei), ne comprendo bene lo spaesamento, ma egli (o ella) è proprio un brutto esempio. Perché la striscia da digitare avrebbe dovuto essere: «mia figlia non riesce a imparare il latino cosa deve fare»; che è già meglio. Ma più ancora avrebbe dovuto essere stata la figlia medesima a digitare di sua mano la striscia: «io non riesco a imparare il latino cosa io devo fare», che è senz’altro ancora meglio. Ma soprattutto, dico io, nessuno avrebbe dovuto digitare nessuna striscia su google e la domanda avrebbe dovuto essere posta all’insegnante; il quale (o la quale) avrà già ben compreso la difficoltà di quella figlia prima ancora che la domanda le venga posta; e probabilmente avrà anche già risposto e già offerto i suoi consigli; e se per caso la risposta non è stata chiara, allora è solo necessario chiarirla, o riascoltarla meglio, o semplicemente provare a seguirne i consigli.

Non lo so. Non so come sia andata, anche se per esperienza posso un po’ immaginarlo. Quello che so per certo è che in quella striscia di ricerca ci sono tanti e tali equivoci che mi pare di non poter prevedere futuri in alcun modo rosei. E, se proprio dovessi, il mio euro me lo giocherei sul “no”: che la figlia, insomma, non imparerà il latino.

Ognuno verso i suoi scaffali

di Sempre un po' a disagio

La vostra storia d'amore è finita e le scappatelle mano nella mano in libreria ora sono solo un «prima». Dopo avete cominciato a cambiare passo, quartieri, mani e bocche. Poi avete dato altro materiale all’amore. Ma prima venivate qua, in libreria, a ingombrare spazio e togliere polvere ai libri. Entravate come si entra in casa propria, di venerdì e di sabato, di pomeriggio o verso sera. La vostra era la geometria d’amore di chi sa dove mettere lo sguardo, di chi sa cosa afferrare e leggere; insieme, senza mai allontanarvi uno dall’altro. Prima guardavate i romanzi tascabili e poi quelli rilegati. Non mi avete mai chiesto nulla, nemmeno un titolo. Mai. Gli innamorati non chiedono, prendono la rincorsa da soli e con il sorriso di chi ce l’ha fatta, finalmente.

Le storie d’amore hanno sempre a che fare con i libri e talvolta con le librerie. Vedo i mariti annoiati, gli uomini pesantemente appoggiati al carrello della spesa fuori dal negozio, piegati dalla stanchezza di una settimana di lavoro. Attendono le mogli o le compagne un po’ curiose, che cercano libri su come dimagrire, su come cucinare piatti giapponesi, su come cucire, su come addormentare un bambino e su come amare. Cercano un «come» mentre qualcuno fuori del negozio le aspetta. Le storie d’amore iniziano e continuano nelle librerie. Finiscono però distanti dai libri di una libreria, tra oggetti di casa, calendari che non voltano pagina da mesi, vicino alle lettiere di un gatto e tazzine sbeccate.

In libreria voi due parlavate sempre a bassa voce, cercavate la poesia adatta al momento, l’aforisma prima della cena e del cinema.         

lunedì 18 aprile 2011

il segnapagine del 18.IV.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Biagio Raucci, La laurea della Gelmini
Piovono rane, Non toccate il candidato Lassini: Ha perfettamente ragione il candidato del Pdl Roberto Lassini quando dice che i suoi manifesti sono semplicemente «una sintesi dell’espressione del premier che ha parlato di brigatismo giudiziario».
ilNichilista, Un’esperienza kafkiana con Trenitalia: Mancano venti minuti alla partenza del treno e io sono ancora con la mia ricevuta, che testimonia il pagamento di 63 euro, ma che non riesco a convertire in un biglietto valido.
Leonardo, Il Pd e la caccia ai prof: La maggior parte dei prof non ha nessuna ideologia da propagandare. Chi ce l'ha, di solito se la tiene ben stretta: il prof italiano è costantemente sotto osservazione. Studenti e genitori lo giudicano molto prima che lui abbia il diritto di giudicare loro.
Notiziole di .mau., Guardia medica pediatrica: Nel libro delle Cento Cose fatte da Letizia Moratti in qualità di sindaco di Milano c'è anche l'istituzione della Guardia Medica Pediatrica, che è stata messa insieme al servizio ambulatoriale di continuità e risponde al numero facilmente memorizzabile 02.34567.
Un tamas al giorno, 168: Per essere più chiari, si tratta di un impianto, assolutamente non invasivo, che permette di eliminare stati d’animo di tristezza e depressione con una semplice pressione delle dita sullo sterno.
Lipperatura, Sometimes they come back: Le Winx sono invece icone dell´iperfemminilità venerate da bambine dell´asilo che ne ammirano i capelli fluenti, le bocche carnose, la vita strettissima e i fianchi ampi da giovani dee della fecondità.

se vi sembra poco

di lo Scorfano
 
«E comunque, hanno pure ragione loro a studiare poco, no? In fondo quello che tu insegni non inciderà mai per niente nelle loro vite, non sapranno cosa farsene… Forse se ne rendono un po’ conto già adesso, a diciassette anni, e quindi, pur apprezzando alcune cose, nel complesso sanno che la letteratura è destinata a essere del tutto inutile nel loro futuro; e quindi la lasciano perdere».

E dopo aver detto questo, dato che l’amico (conoscente) cerca con lo sguardo la mia approvazione, a me tocca deluderlo, dicendo «non è proprio così, guarda » e poi tagliando corto, perché la cena è in casa d’altri e non si può sempre rovinare la serata a tutti (si dovrebbe, in effetti: si dovrebbero rovinare tutte le serate a tutti, una dietro l’altra, senza interruzione, a voler davvero essere irreprensibili); ma comunque, date tutte queste cose, si passa poi a parlare d’altro, diciamo di attualità politica e sociale, che fa sempre «bella gente», che andiamo tutti tra di noi d’accordo.

Però, visto che siamo bella gente, e anche ben educata, una risposta autentica al bel conoscente la si deve. E la risposta è questa, articolata in quattro brevi punti, ed è il motivo per cui, a mio parere, non si può crescere senza letteratura.       

domenica 17 aprile 2011

il segnapagine del 17.IV.2011

di lo Scorfano
 
Nonunacosaseria, Bisognerebbe ricordarsi che…: Quando Berlusconi è in difficoltà, alza sempre i toni dello scontro. Il suo obiettivo è fare cagnara. Se c'è cagnara, lui non ha mai niente da perdere. Quando c'è cagnara, si parla meno dei fallimenti del suo governo.
Un tamas al giorno, 167: Si è svolta ieri mattina a Torino, in Piazza Statuto, la Prima Adunata Nazionale dei Timidi…
Me gustas tú, Sudditi: Nega pure sempre quello che tu non vuoi che si sappia, o afferma quello che tu vuoi che si creda perché ancora che in contrario siano molti riscontri e quasi certezza lo affermare o negare gagliardamente mette spesso a partito el cervello di chi ti ode.
Un tal Lucas, La meccanica dei blogger: Mio padre faceva il meccanico. Riparava le auto. Era dipendente e non aveva un'autofficina tutta sua, e forse anche per questo non ambiva che mio fratello e io facessimo, a nostra volta, i meccanici.
Linkiesta, Povero Caravaggio: Addio ai business da “prima pagina”, quindi, ma da un punto di vista strettamente scientifico non è detto che sia un male: meno mostre vuol dire anche più selezione.

sapere storico

di lo Scorfano

Una bella intervista a Giovanni De Luna, storico e docente di Storia contemporanea. Un'intervista in cui gli attacchi del premier alla scuola pubblica vengono messi (a sua insaputa, è proprio il caso di dirlo) in una prospettiva più ampia, come parte di un progetto antropologico più complesso e che parte da lontano. Magari le parole di Berlusconi sono solo propaganda elettorale (in tanti credono così), ma restano il sintomo di un viaggio culturale che abbiamo intrepreso alcuni anni fa e di cui forse possiamo essere consapevoli. 

Un attacco che colpisce l'istituzione più inclusiva che la nostra democrazia abbia mai partorito. Perché «a fare gli italiani» è stata proprio la scuola pubblica, l'istituzione che nel bene e nel male è riuscita a perimetrare uno spazio pubblico dentro il quale ci si è sentiti in qualche modo appartenenti alla stessa comunità. (...) La funzione inclusiva della scuola è uno dei pilastri della nostra democrazia. Credo che a questa funzione si vada attentando ma credo anche che la scuola resta ancora la nostra istituzione più avanzata proprio sul terreno dell'inclusione. (...) Il vero problema della scuola oggi - rispetto alla trasmissione del sapere storico - è che c'è un senso comune affollato di stereotipi. Con tutto questo non c'entrano né i manuali né la scuola, che al massimo costruisce il 10-15% del segmento complessivo della conoscenza storica del nostro passato. Esempio. Test di ingresso alla mia facoltà: alla domanda quanti anni il Pci è stato al governo nell'Italia repubblicana - 5, 10, 30 - il 25% ha risposto 30. Questa non è ignoranza ma senso comune veicolato dai media. (...) Il problema è l'esistenza di un senso comune schiacciante nei cui confronti la scuola è in difficoltà. Altro che andare a vedere i manuali. I manuali non incidono neanche per l'1% alla costruzione del sapere storico. (...)
Leggere dentro le insensatezze di Berlusconi e Carlucci il sintomo di una crisi più complessiva di cui loro non si rendono conto ma noi sì. E soprattutto che a loro non interessa ma a noi sì.

Non serve andare tanto lontano

dì Sempre un po' a disagio

Io me lo sono chiesto che cosa mai spinga un uomo a essere cattivo. E voi? Ci avete pensato? No, perché io, mentre attendo di fare cose ben più frivole o blindate dal dovere, mi chiedo perché mai giovani uomini, con un naso e una bocca come noi, si spingano ad abbracciare l’estremismo islamico e a uccidere un altro uomo. Abbracciare, sentite che parola, sentite come parlo. Abbracciare. Certo, anche chiedersi il perché del male non è certo una domanda originale, però ogni tanto, tra una partita di campionato e l’altra, chiedersi del perché del male ci rende uomini sensibili e di cultura. Allora, dopo la domanda, io mi oppongo alle parole utilizzate in questi giorni per spiegare e definire.

Mi tappo le orecchie perché non voglio sentire che a uccidere un italiano filopalestinese è stato un gruppo di salafiti e che il salafita è colui “che appartiene a un movimento islamico che si caratterizza per una ideologia apocalittica”. Certo, sono i salafiti e tutta questa cosa dei vizi dell’occidente e dell’estremismo e del “Movimento degli antenati”. Per noi, che abbimo tanto da fare, sono spiegazioni buone ed esaustive. Ma per favore, a un bambino, se vi capita, non spiegateglielo così, il male, che poi lui ci crede. Che poi, magari, lui pensa che la cattiveria ha davvero a che fare con i salafiti, con la religione e con i vizi.

sabato 16 aprile 2011

il segnapagine del 16.IV.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Jonkind, Il negazionismo è negazionismo. L’antisemitismo è antisemitismo: Sono le armi che uccidono gli uomini, ma è l’ignoranza ottusa a scatenare le guerre, è il fanatismo che ricarica la violenza a ogni colpo sparato. Fino a che la nutriremo, l’ignoranza,  avremo i morti che poi ci sforziamo di piangere, come Vittorio Arrigoni.
Fabristol, Il prossimo sarà leghista: Forse ha ragione Tosi: il prossimo leader di centrodestra sarà un leghista. Ma non solo in Italia, in tutta Europa. Il vento leghista sta soffiando forte dappertutto nel vecchio continente.
Galassia malinconica, Bisogna immaginare Sisifo felice: Scrittori, giornalisti, blogger e chiunque rivolga le proprie considerazioni ad un pubblico, più o meno identificabile e più o meno vasto, quasi sempre vogliono o devono anteporre al loro messaggio un' esplicita od implicita asserzione di appartenenza, natutalmente dai risvolti  sempre velleitari.
Un radiologo, Le scelte difficili: Perché, e ne sono fortemente convinto, chi ha vissuto con dignità ha il diritto di morire con la schiena diritta.
La vita è sogno, Cosa ti hanno inculcato oggi?: La cosa davvero idiota, in questa claque permantente che circonda il nostro semperfelix premier, è che nessuno si ricordi che a scuola si fa soprattutto questo: si insegnano i polinomi, le leggi della termodinamica, la quinta declinazione latina, l'aoristo passivo, l'analisi del periodo, Shakespeare, e un sacco di tante belle altre cose
Maurizio Codogno, Coincidenze: Oggi, 15 aprile, si festeggiano due compleanni: quello di Leonardo da Vinci e quello di Eulero. Che cosa significa tutto questo? che il 15 aprile è un giorno magico (metteteci tutte le g che volete) per nascere e diventare dei genii?

paura, eh?

di lo Scorfano
 
Usi esattamente le stesse parole; proprio lo stesso verbo, inculcare, che tanto ti era stato contestato. Usi le stesse parole e, siccome non sei l’ultimo dei cretini, lo fai per ribadire, per dimostrare che ci credi proprio, a quel concetto e a quelle precise parole. Poi, sempre perché non sei l’ultimo dei cretini, sai benissimo che è proprio a forza di ripeterle che le cose diventano vere, anche quando non lo sono (è la storia dei bidelli e dei carabinieri, per esempio). Quindi vuoi assolutamente che questa cosa diventi vera, che sia sentita come vera. In aggiunta, usi le stesse parole proprio nella settimana in cui alcuni esponenti del tuo partito hanno deciso di rinnovare la polemica contro i libri di testo “partigiani”, anche loro complici dell’inculcamento di valori e ideologie contrari alla famiglia.

Ora, te lo dico con il sorriso, a me questa tua insistenza quasi sguaiata fa un po’ impressione. E, quasi quasi, mi ringalluzzisce, ti dico la verità. Perché mi dà la sensazione gradevole che tu abba paura di me. Non di me in quanto persona, figuriamoci: ma di me in quanto scuola, istruzione, letteratura, cultura, poesia, bellezza, senso critico, curiosità intellettuale. Come se tu avessi individuato in queste cose (che io, te lo confesso, cerco davvero di insegnare, tutti le mattine) i tuoi principali e irriducibili nemici. Io non credo che sia del tutto vero, tra l’altro; perché a scuola ci sto tutti i giorni e so che non è affatto come dici tu: ma quello che credo io non conta niente. Conta molto, invece, che tu, sotto sotto, hai forse una gran paura, una paura fottuta di me. E, ora che lo so, lunedì andrò a scuola ancora più carico di energia e di passione: perché è bello sapere che tu, potente ricchissimo e mediaticamente invicibile, puoi avere paura di uno come me.

merda di uomo (Inf. XVIII)

di lo Scorfano

(Professore di italiano, in terza, legge versi di Dante, tratti dal canto XVIII dell’Inferno, Malebolge)
  Quindi sentimmo gente che si nicchia
ne l'altra bolgia e che col muso scuffa,
e sé medesma con le palme picchia.
  Le ripe eran grommate d'una muffa,
per l'alito di giù che vi s'appasta,
che con li occhi e col naso facea zuffa.
  Lo fondo è cupo sì, che non ci basta
loco a veder sanza montare al dosso
de l'arco, ove lo scoglio più sovrasta.
  Quivi venimmo; e quindi giù nel fosso
vidi gente attuffata in uno sterco
che da li uman privadi parea mosso.
Un’alunna: «Ma che schifo!»

(mormorio di approvazione perplessa che aleggia nell’aula)

Un alunno: «Ma, scusi prof, di cosa sta parlando Dante?»

Prof: «Be’, sta parlando di quello che avete capito, credo. Sta parlando degli adulatori e della loro pena, che è quella di essere immersi negli escrementi».

Un alunno: «Ma fa proprio schifo allora!»

Prof: «Certo che fa schifo: deve fare schifo. Quello che Dante vuole è che faccia schifo. Vi ricordate quando vi dicevo che il progetto della Commedia è onnicomprensivo? Ecco, onnicomprensivo significa anche questo: la bruttura, il degrado dell’umanità. Onnicomprensivo significa che deve comprendere tutto, non solo la bellezza.    

venerdì 15 aprile 2011

il segnapagine del 15.IV.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Vittorio Arrigoni, Restiamo umani.
Lanessie, Reportage indiretto da Lampedusa: Perchè insomma, a volerle vedere, Lampedusa galleggia anche sulle storie. Storie di persone indebitate, di piccoli adulti con il peso di una famiglia sulle spalle, che hanno diverse ragioni per migrare come diverse sono le persone.
Suzukimaruti, Noantri 2.0: Forse è il caso di capirlo (e di capire che “fare cose in Rete” in questo paese significa ancora fare cose numericamente marginali, soprattutto a livello politico) e di agire di conseguenza, il che significa sporcarsi le mani con tutto quel pezzo di vita fuori dalla rete che tanto ci fa orrore. 
Leonardo, I diabolici Agit-Prof: Però, davvero, secondo voi la scuola funziona così? Cioè: credete davvero che abbiamo tutto questo tempo per parlare di Intifada, di camere a gas, di Togliatti e Berlusconi? Avete mai dato un'occhiata agli orari, ai programmi?
Dieci minuti di intervallo, Sono in ritardo: Sapete quanto si è previsto di spendere per la scuola per il 2010? Il 4,2% del PIL. Sapete quanto si prevede di spendere nel 2015? Il 3,7%. Nel 2020? Il 3,5%. Esageriamo. Nel 2025: il 3,4% e via così fino al 2040.
Il Post, Le minacce ad Arrigoni del 2008: Non ci volle molto perché Vittorio Arrigoni, un pacifista, un nonviolento, volontario sulle ambulanze che soccorrevano i feriti dei bombardamenti, fosse individuato non solo come un presunto estremista, ma addirittura come il primo bersaglio da colpire, per evitare che informazione indipendente filtrasse da Gaza.

Di chi ci fidiamo

di Sempre un po' a disagio

La signora che ieri mi ha chiesto dove si trovassero le fiabe per bambini era emozionata. “Sai”, mi ha detto, “gli piace tanto leggere al mio bambino e anche ieri ha letto una storia di scoiattoli che fanno un lungo viaggio”. Allora io le ho fatto vedere la stanzetta dei libri per bambini, gli scaffali con le fiabe, e poi l'ho lasciata sola per proseguire il mio lavoro. Da lontano, però, la guardavo e mi piaceva il suo muto entusiasmo, il suo modo di valutare i libri dalla trama e dai disegni, apprezzavo la sua indifferenza allo spessore e al prezzo. Ecco, ho pensato, anche questa è cultura, è scuola. Per due secondi mi è pure passato per la mente un “Io credo nel popolo”, "Il popolo può raddrizzare le cose". Solo per due secondi, però l'ho pensato. La signora appartenente al popolo, poi, sceglie un voluminoso libro di fiabe a cui non avevo mai fatto caso e si avvicina alla cassa, sempre di più, e io riesco a leggere il titolo sulla copertina, Quando diventerai grande, e penso che è un titolo bellissimo, lungimirante, scelto e valutato da una mamma raffinata. Quando entrambi, ognuno nel suo ruolo, andiamo a metterci in cassa, lei appoggia il libro sul bancone dicendomi: “Se non ci fidiamo di Mariastella, di chi ci fidiamo?”. E io guardo attentamente la copertina e faccio un mezzo sorriso a me stesso e non so cosa rispondere.

madri, padri

di lo Scorfano

Rimane la stanchezza, naturalmente. Mentre esci dai cancelli della scuola e sono le 6 di sera già passate, fa improvvisamente un imprevedibile freddo e vai verso la macchina con passo comunque lento, perché più rapido non riesci. Ma in realtà restano anche gli sguardi di certi padri, contenti e fieri: «Il ragazzo ha preso un gran bel voto, è stato bravo, ha lavorato bene», gli hai detto. E gli occhi di quel padre che annuiscono, che ti dicono in silenzio che sarà una bella serata, questa serata in famiglia.

Però, dopo tutti questi colloqui pomeridiani con i genitori dei ragazzi di tutte le classi, ti rimane anche dell’altro, in verità: sensazioni che non riuscirai a smaltire né con la cena né con il dopocena, e ti sveglierai domani ancora stanco, per quei dialoghi fitti e intensi, all’apparenza così importanti, incentrati su giovani persone assenti, in cui cerchi di dire tutto quello che loro, i padri e le madri, si aspettano, e in cui spesso non ci riesci.

Per esempio, ti resta la sensazione di continuare a usare sempre le stesse parole. Il rigore, la concentrazione, l’attenzione in classe, la responsabilità. Una litania, un rosario di frasi fatte: sai bene di nasconderti dietro a quelle formule, quei modi precotti del tuo parlare; ed è perché non sai cosa dire, a volte, ma più spesso è perché non sai come dire la cosa che hai da dire; perché non vuoi ferire, perché c’è sangue vivo che scorre, dietro le attese silenziose di certe madri.