lunedì 29 agosto 2011

gli studenti di scienze utili

di lo Scorfano
Molti dei miei studenti, soprattutto in questi ultimi anni, hanno finito il liceo, hanno fatto il loro esame di maturità, hanno magari preso un buon voto in centesimi e si sono poi iscritti a Matematica, all'università. Sono in genere gli studenti molto bravi, o comunque tra quelli più studiosi e impegnati; d'altronde, siamo in un liceo scientifico, ed è abbastanza naturale che gli sbocchi universitari siano di quel genere.

Tutto bene, insomma, senz'altro, lo penso anch'io. I pensieri meno buoni mi vengono soltanto quando chiedo a questi miei ex studenti che cosa pensano di fare dopo, quando l'università sarà finita. E i pensieri riguardano il fatto che nessuno (mai, nemmeno uno) mi dice che vorrebbe fare l'insegnante di matematica nelle scuole superiori o nelle scuole medie; qualcuno parla di carriera universitaria, ma non molti. Naturale, anche questo, direte voi; certo, è naturale, è quasi ovvio.
  Chi vorrebbe fare un mestiere sottopagato, sottostimato, senza alcun tipo di prestigio sociale e sempre più bistrattato? Nessuno, ovviamente. Tantomeno uno studente bravo, il quale avrà in mente scenari ben più gloriosi per il suo futuro, è giusto.

Eppure, benché sia giusto, si tratta comunque di un problema; e si tratta peraltro di un problema che non si pone invece con le cosiddette Scienze inutili, e che ha forse a che fare anche con il fatto che molti (troppi) ragazzi si iscrivono ancora a Lettere o a Filosofia. Se si chiede a questi ultimi (quelli delle scienze inutili) se vorrebbero fare l'insegnante, una volta finita l'università, molti (la maggior parte) rispondono di sì, che vorrebbero, che gli piacerebbe, che è un loro sogno. Poi non ci riusciranno, almeno non nei prossimi anni, e ne saranno clamorosamente frustrati, ma si tratta di un altro discorso. Perché comunque tanti di loro, anche i più bravi (e ci sono molti bravissimi studenti che si iscrivono a Lettere, per esempio), avrebbero piacere di insegnare. E quindi sarebbero anche ottimi insegnanti.

Ma, that's the question, abbiamo più bisogno di ottimi insegnanti di lettere o di ottimi insegnanti di matematica?

Di matematica, ovviamente. Ed ecco, quindi, che questa difformità di partenza genera un problema, che nelle scuole italiane è secondo me molto evidente. E il problema (con le dovutissime eccezioni, sia chiaro: sul web ho incontrato eccezionali insegnanti di matematica, colti, brillanti, appassionati e capaci; e qualcuno – più raro – l'ho incontrato anche nella realtà), il problema è che a insegnare matematica, alle medie o anche in un liceo, arrivano i meno bravi tra quelli che dieci anni prima si erano iscritti a Matematica. Gli altri, quelli che sono stati più brillanti e capaci, hanno potuto scegliere altre strade; l'insegnamento è rimasto a chi non ha avuto altre scelte, e si è dovuto accontentare.

Ripeto (lo ripeto con forza, per tutti i colleghi di matematica che ho conosciuto on line in questi anni e che ho imparato a stimare tanto e senza riserve e alla cui amicizia tengo moltissimo): ci sono eccezioni. Ma la regola resta purtroppo quella di cui sopra: la regola che insegna matematica chi si accontenta di farlo. Un insegnante di lettere è, in genere, uno che è riuscito a realizzare il suo sogno, anche perché è stato più bravo e determinato degli altri suoi colleghi. Un insegnante di matematica, in genere (l'ho già detto che ci sono eccezioni?), è uno che insegna perché non è riuscito a realizzare il suo sogno, che era di fare qualcos'altro. E, di questi ultimi, purtroppo, è piena la mia scuola attuale; e anche negli anni scorsi ne ho incontrati tanti.

Insomma, è un problema di appetibilità del mestiere: e non è un problema da poco. Perché un insegnante bravo forma ragazzi più capaci nella sua disciplina; e, lo sappiamo tutti, questo paese avrebbe tanto bisogno di ingegneri ed economisti e matematici molto bravi; solo che è difficile formarli se non ci sono tanti (tanti: non solo qualcuno) insegnanti ottimi di matematica, capaci di destare gli interessi scientifici degli studenti e di coltivarli con cura e passione. E poi, un po' anche per questo, molti ragazzi finiscono per iscriversi a Lettere, o a Filosofia, o a una qualsiasi delle cosiddette "Scienze inutili": perché "affascinati" da qualche insegnante che lavorava con "passione" (parole loro, non mie).

Ecco, volevo da molto tempo rispondere anche questo a Leonardo e al post che lui aveva scritto a proposito di un mio alunno all'inizio di luglio: ai ragazzi piace la "passione", perché sono molto giovani. I miei alunni si iscrivono perlopiù a matematica, in questi ultimi anni, perché il mio collega di matematica e fisica, per fortuna, è bravissimo e ama moltissimo il suo mestiere (il nostro mestiere). Però è un caso, una semplice combinazione: perlopiù non accade così. Perlopiù la matematica diventa un lento scorrere di esercizi sul quaderno di cui non si vede il senso; parabole ed ellissi e triangoli isosceli che non si capisce cos'abbiano a che fare con il mondo in cui ci tocca vivere.

Ed è un peccato; e non dovrebbe essere così. E, in un mondo perfetto, i migliori studenti di matematica verrebbero presi, coperti d'oro, e messi a lavorare in una scuola, dove potrebbero cambiare il futuro delle giovani generazioni e quindi anche il nostro, che non siamo più tanto giovani. Non succede, ma dovrebbe. E sapere che dovrebbe andare così, anche se non succederà mai, è importante: secondo me è proprio indispensabile.

28 commenti:

  1. E' quello che succede nei paesi anglosassoni, e non solo, dove mancano i prof. di mate: invitano gli stranieri e favoriscono il percorso di studio.

    Da noi no, perche' il movimento con l'estero e' impossibile a tutti i livelli.

    La maggior parte dei nostri prof. di matematica, cmq, sono ingegneri, cmq.

    Il che peraltro andrebbe anche benissimo, se solo non ci dovessimo impiccare a programmi ed indicazioni vecchi come il cucco e stretti come una vergine di Norimberga.

    Se ci fosse spazio alla creativita' i risultati sarebbero migliori (e anche noi di lettere potremmo dare una mano, con tutto quel che di matematica c'e' in greco e latino...)

    Uqbal

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  2. Io in questo post avrei incluso anche i professori di disegno e storia dell'arte, di scienze e di diritto ed economia nelle scuole tecniche.
    Invece non penso che gli studenti di lettere si siano iscritti a quella facoltà per una voglia matta di insegnare, una volta laureati. Credo invece che, essendo l'insegnamento uno degli unici sbocchi lavorativi di quei corsi di studi, se ne siano fatti una ragione e l'abbiano accettato come la migliore prospettiva per il loro futuro. Di conseguenza è logico che solo i più capaci letterati (si spera) diventino insegnanti.

    @uqbal
    Il programma di matematica, geometria e fisica è bellissimo. Se un insegnante lo spiega male può essere creativo quanto vuole, ma il risultato sarà sempre una preparazione scadente con qualche toppa in più.

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  3. Vorrei precisare, perché non mi pare che tu l'abbia detto, che gli insegnanti di matematica sono in genere poco motivati, ma ci sono molte eccezioni. ;-)

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  4. Ho amici che sono professori precari molto motivati. Altri già persuasi che insegnare è logorante ed inutile. Statisticamente, per ogni materia in Italia, penso abbondino di più i prof scazzati e arresi. La passione si ha quando si è giovani, mancando il ricambio generazionale tutta la classe insegnante degrada

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  5. Sono d'accordo con Alessandro, sugli studenti che vanno a fare lettere: in facoltà con me, specie all'inizio, ce ne sarà stato uno su dieci che ammetteva di voler fare l'insegnante come sogno. Credo quindi che le tue condivisibilissime osservazioni possano essere ampliate all'intera categoria. sigh.

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  6. Eccomi. Cioè, non so se mi metto tra i buoni o tra i cattivi (e comunque io sono un fisico, non un matematico, e c'è una bella differenza). Sono di quelli che avevano giurato che avrebbero fatto tutto tranne che insegnare, ed ora insegno. Il bello è che mi piace pure ;-)
    Sono anche fortunata, perché ora sono in una scuola con dei veri pezzi da novanta, e questo è motivante e gratificante almeno quanto avere dei pezzi da novanta tra gli studenti. Ma ricordo bene quanto può essere logorante insegnare nel posto sbagliato, e la maggior parte delle scuole stanno messe male. Ricette ne ho sentite, anche se alla fine, stringi stringi, si torna sempre alla vil questione del denaro: in un mondo dove conta quanto hai in tasca, per dimostrare quello che vali anche se hai poco ci vuole un sacco di fatica. A me sembra ovvio che in questo c'è una buona dose di verità.

    @uqbal: e pensare che i primi anni che ho insegnato ho visto solo prof di matematica femmine e laureate in matematica. La maggior parte tinte di biondo :-)
    Sui programmi concordo: vecchi e ammuffiti. E' la fisica che è bella, i programmi un po' meno :-) Sullo spazio per la creatività concordo meno. Ci sarebbe, c'è. Ma uno deve essere disposto a investirci molto (tempo, soldi, lavoro) e a non sentirsi troppo frustrato se nessuno riconosce il lavoro che ha fatto.

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  7. Già. È esattamente quello che è successo a me. Alle elementari scrivevo poesie, alle medie mi piaceva la matematica. Sono andato al liceo scientifico dove ho trovato un'eccezionale insegnante d'italiano – lì "perché credeva nella microeconomia, nel cominciare a cambiare dal basso", con cui sono ancora in contatto – e una pessima insegnante d'italiano. E così, dallo scientifico, sono andato a laurearmi in lettere, con grande soddisfazione.

    Non ci riesco a trovare male, in questo zigzag, proprio per quella mia grande soddisfazione (e fortuna), ma capisco che sui grandi numeri lo è.

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  8. Sono prof. di una delle Scienze Inutili
    di cui parli, ma lavoro in un indirizzo sperimentale(ormai in via d'esaurimento per via della riforma Gelmini)in cui la matematica è oggetto della II prova all'esame di Stato. Ogni anno è una sciagura, perché i ragazzi per tutti i 5 anni soffrono lo studio della matematica e puntualmente non riescono a svolgere le prove d'esame. A nulla valgono i corsi di recupero, anzi!E' un problema che m'inquieta, non capisco come sia possibile. Pure io conosco bravi prof. di matematica, almeno a me paiono così. Però i ragazzi odiano la matematica e rimangono incapaci. A Luglio il commissario esterno di matematica, a cui chiedevo lumi su questa situazione, mi ha detto che la matematica che si fa a scuola NON è la Matematica, che molti docenti non sono all'altezza ( anche per limitata ampiezza degli interessi culturali) per far fare agli alunni ciò che davvero servirebbe. Ho visto ragazzi abbastanza bravi della mia scuola tentare gli studi universitari in Matematica. Il primo anno è stato durissimo e ora uno prosegue anche se a fatica; l'altro ha deciso di passare a frequentare il corso di una Scienza Inutile. Tanto per testimoniare...

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  9. @Alessandro.

    La creativita' non e' un orpello. Non esiste un professore che spieghi male e sia creativo, perche' la "creativita'"non e' una decorazione che si possa apporre ad un vecchio arnese o una spezia che possa salvare un piatto insipido.

    La creativita' e' la capacita' di comunicare metodo, cognizioni e senso intellettuale della scoperta.

    E la scuola italiana non sa cosa sia tutto questo, perche' legata a programmi rigidi e stantii. E il programma non e' l'oggetto della materia ("la geometria euclidea"), ma la maniera di presentarlo e di navigarci dentro. Gia' il fatto che prevalga ancora l'idea che tutti debbano fare lo stesso percorso, con gli stessi tempi e con gli stessi modi fa capire quanto sia povera la scuola italiana, come strutture.

    Come insegnanti, sono troppi quelli che non si rendono conto che il "programma" e' solo una astrazione.

    Per il prestigio sociale aggiungo solo una cosa: finche' il nostro mestiere sara' strutturato come un secondo lavoro per casalinghe, non ci sara' nessun prestigio.

    Uqbal

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  10. @Marco Fulvio
    Grazie della precisazione ;)
    (Le eccezioni però sono alcune, non "molte")

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  11. @Alessandro e Tinni
    Io ero quell'uno su dieci, ahimè. Ma, a parte tutto, lo scrive bene Alessandro: la motivazione nasce anche nel momento in cui quel mestiere è la miglior sorte che ti possa capitare. Questo può spesso fare la differenza.

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  12. @LGO
    Ovviamente tu eri una delle eccezioni, ça va sans dire...

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  13. @Giovanni
    I pecorsi personali, ovviamente, non sono in discussione e non possono esserlo. Quello su cui mi permetto di insistere è che l'insegnamento è un mestiere in cui la motivazione è fondamentale. E io, in genere e con le solite noiose eccezioni, ne vedo meno nei colleghi di matematica. E ho provato a spiegarmi il perché.

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  14. @temporalia
    Anche nel mio liceo la prova di Matematica è spesso quella che dà i risultati peggiori. Però, mi dico io, se ci fosse latino sarebbe più o meno la stessa cosa...

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  15. Ciao!
    Anch'io ho frequentato il liceo scientifico, perché pensavo che da grande avrei indossato il camice bianco e avrei curato i bambini malati. Quando qualcuno mi faceva notare che avrei avuto un milione di ore di matematica e che a me matematica faceva schifo io alzavo le spalle e pensavo che in qualche modo me la sarei cavata.
    Infatti me la sono cavata. Avevo odiato i numeri sempre, dalla prima elementare alla terza media, poi sono arrivata al liceo e ho trovato il miglior professore del mondo. Un insegnante con la "I" maiuscola. Mi ha fatto scoprire una materia che non avevo mai calcolato e l'ha fatto piano piano. Mischiava le certezze matematiche alla filosofia, cercava giochi logici e parlava per ore intere. Mi ha insegnato per quattro anni, facendomi piacere la matematica senza alcun dubbio. I miei pomeriggi erano dedicati a quel librone pieno di grafici e problemi e le Scienze Inutili, ma bellissime, le studiavo sul pullman se la matematica mi aveva preso tutto il tempo. Alla fine del quarto liceo ero convinta che mi sarei iscritta a Matematica, poi però la nuova prof mi ha un po' destabilizzata. Lei era brava, assolutamente competente, però non aveva nessuna luce. Noi eravamo solo studenti, lei quella che spiegava e che poi metteva i voti. In tutto questo la matematica mi è sembrata meno bella e ho iniziato ad avere paura. Paura che l'insegnante di prima mi avesse in qualche modo influenzato troppo. Paura che in fondo non sarei riuscita a studiare così tanto.

    Io sono stata fortunata, ho avuto un insegnante bravissimo, una persona bellissima, che mi ha fatto piacere una materia complicata. Almeno a me. Molti in classe mia andavano comunque male e comunque odiavano la materia. Questo però non dipende tanto da chi c'è in cattedra, ma anche dalle motivazioni di chi sta tra i banchi. Per andare bene a matematica bisogna studiare. Tutto qui. Non è che le formule si possono inventare, non è che i teoremi li enunci arrampicandoti sugli specchi.

    Insomma, io non sto studiando Matematica all'università, ma al liceo l'ho studiata tanto e l'ho intravista la sua bellezza e la sua magia. Grazie a chi ha saputo insegnarmela bene.

    Al contrario di quanto dici nel post, la mia prof di italiano e latino era noiosissima, forse in tempi remoti avrà pure avuto un po' di passione, ma di certo ormai, a un passo dalla pensione, non ne aveva più.

    Ciao!

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  16. @Frufru
    Be', che dire? Sei stata molto fortunata. Come i miei alunni negli ultimi anni: ma, noioso come sono, penso che si tratti proprio di un'eccezione.

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  17. Sono riflessioni assai importanti, e necessarie. Però, per quanto riguarda la mia esperienza, ho visto cose un po' diverse.
    Premessa: ho la fortuna di insegnare (a scuola, e non di quelle fighe) da parecchi anni e da altrettanti anche all'università (a lettere). Quindi il mio osservatorio è duplice e, per quanto limitato, dettato dall'esperienza.
    A scuola io ho incontrato quasi solo insegnanti di matematica (e ancora di più di fisica che, come ricorda LGO, è la materia più bella del mondo) molto bravi. Sia nella mia scuola sia nella mia esperienza in generale che, per il tipo di lavoro duplice che faccio, è abbastanza variegata a livello di regioni di Italia. Motivati. Capaci. Che erano arrivati a fare quello per scelta, o comunque che ci erano arrivati presto. Vincendo concorsi veri, senza doppi canali e tutte le amenità che da vent'anni noi stessi insegnanti, come categoria, ci siamo autopropinati.
    Viceversa, la media dei miei colleghi di lettere che ho incontrato è da mani nei capelli. E lo so che molti pensano che merito e sapienza non siano tutto (e però...) ma quando mi è capitato, dall'altro lato del sistema educativo (cioè: da universitaria) di vedere i CV, mentre i colleghi scientifici hanno delle capolauree, con capovoti, i colleghi di lettere... aiutami a dirlo. (Parentesi: ovviamente non contiamo le tante eccezioni, qui si parla di modelli, non di persone).
    E devo dire che quanto ho visto nella scuola trova conferma tra i miei studenti e laureandi all'università. A parte che nessuno può sognarsi di dire che vuole insegnare, ora (e questo è sintomo di intelligenza, visto che non ci sono canali di nuovo reclutamento di classe educativa competente e aggiornata, ma solo una lenta teoria di tutela del già noto), nessuno dei miei bravissimi si sogna di aspirare a questo. Mai. E a insegnare ci sono finiti, se mai, per ripiego, quelli che insomma se anche non facevano lettere tutto sommato era meglio.
    In generale a me pare che in questo momento, e per oggettive colpe di casta insegnante che hanno le loro radici lunghe ai tempi della creazione dei doppi canali e della svendita del merito in cambio della tutela annuale, e per come il sistema educazione è messo sotto attacco, la scuola soffra di mancanza di aura (ma sì, citiamo Benjamin). E che ci vorrebbe un doppio sforzo, interno ed esterno, per ritrovarne una nuova. Anche perché, come dice LGO, quando si ha la fortuna di insegnare collaborando con pezzi da novanta (di colleghi), beh, è fico per tutti. (Meno d'accordo invece sulla questione dei ragazzi pezzi da novanta. Intendiamoci, mi piace insegnare per i bravi, ma trovo noiosissimo insegnare, per esempio, nel liceo classico bene della zona bene della mia città dove vanno solo figli di gente che ha un mare di libri. Mi piacciono l'intelligenza e le sfide. E un contesto del genere, oggettivamente, se sicuramente ha dell'intelligenza, sfida proprio non lo è).
    Scusa la lunghezza, ma il post era così bello che mi sono infervorata.

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  18. @'povna
    Molte grazie, invece: anche per la lunghezza.
    D'altronde uno scrive un post ed è come se gettasse un sasso, per vedere se quello che vede lui è anche quello che vedono gli altri. Io ho più o meno la tua stessa esperienza: insegnamento universitario prima, liceale ora; e continuo a credere di avere visto cose un po' diverse da quelle che tu racconti (a parte il livello bassissimo dei laureati medi in Lettere: quello l'ho visto bene anch'io). Però mi fa piacere che il mio sia solo un punto di vista, e forse non molto privilegiato.

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  19. eh, beh, adesso... non sono d'accordo che sia la fisica la materia più bella del mondo. è la matematica, è ovvio! :-)
    (ed è vero che matematica e fisica sono diversissime e che gli ingegneri vedono entrambe in maniera distorta)
    scorfy, hai ragione, come sempre, e anche quel che si dice nei commenti è tutto vero.
    nella scuola dove sono ora non vedo motli insegnanti che hanno la luce (che bella espressione, FruFru che ti chiami come la mia gatta)... sono tutti presi dalla burocrazia, dalla preoccupazione di non far dispiacere ai genitori e dall'inseguire gli argomenti che permetteranno ai ragazzi di fare bene la seconda prova. così gli studenti "bravi" non ragionano, eseguono ma non pensano. non sanno nulla dell'arte, della filosofia e della storia che ci sono nella matematica... e se anche faranno matematica all'università, come vuoi che abbiano voglia di insegnare? ti serve un modello con cui identificarti, per scegliere. che modello è uno che ti riempie di conti e basta?
    il problema è grande... stiamo rovinando le generazioni future e sarà un guaio. che faremo senza insegnanti "illuminati"?

    P.S. spero di essere anch'io tra quelli a cui sei affezionato..

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  20. Solo per dire che, per togliere ogni dubbio, io insegno lettere: l'amore che proclamo per la fisica è dunque del tutto disinteressato (comunque, sì, anche la matematica è figa. Ricordo ancora la volta che ho capito che cosa erano i tori: gran soddisfazione!).

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  21. @lucia
    Sposo in pieno il tuo commento.
    Il tuo PS invece è del tutto superfluo ;)

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  22. Per quanto sia tristissimo ammetterlo e per quanto - con la modestia che mi ha sempre caratterizzato - io mi ritenga un'eccezione, è vero quanto dice Povna: che a lettere i bravissimi puntano a restare in università (anche se ormai è quasi impossibile) mentre i "medi", quelli che si sono iscritti a lettere "perché mi piacciono i libri", come uno potrebbe dire "mi piacciono i gatti, o i braccialetti", quelli finiscono tutti dritti dritti a riempire le graduatorie, perché non c'è altro da fare, fuori. E in fondo, hai pure tre mesi di ferie, d'estate.

    Che mondo alla rovescia, comunque.

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  23. Scusate, io non e' che voglio fare il polemico...ma io la strada accademica ce l'avevo pure aperta. Avrei potuto fare il dottorato (e ne avevo anche cominciato uno ad Edimburgo...) in Lettere Classiche e ho preferito la SSIS, in un epoca in cui sembrava che vi fossero ancora delle opzioni (ora non potrei scegliere in alcun modo -e che il mio "vantaggio" sui neolaureati dipenda solo dall'eta' e dalle bizze ministeriali e' una cosa che mi avvilisce da morire).

    Non mi considero medio: professionalmente ho un'autostima un po' ingombrante e sono molto contento degli anni che ho passato, e passero', a scuola.

    Al contrario, passare il tempo nel pollaio accademico arruffandomi le penne su questioni iperspecialistiche non mi attira proprio.

    Della produzione specialistica universitaria ho bisogno per il mio lavoro, non lo nego. Ma fare l'accademico, no grazie.

    Io ho fatto lettere per scelta convinta e altrettanto convintamente ho scelto di insegnare (anche se il percorso non e' stato poi cosi' lineare).

    Pero' e' vero che ho tantissimi colleghi la cui maggiore preoccupazione e' cosa devono fare per pranzo...

    Uqbal

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  24. Ecco, volevo solo precisare che i pezzi da novanta, tra i ragazzi, si trovano ovunque :-)
    Ed è bello quando uno è fortunato e può mettersi alla prova in contesti più *difficili* (leggi alunni che tirano fuori il coltello in classe) ma anche quando la sfida è sul piano dei contenuti disciplinari.

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  25. Chiedo venia per la postilla da ingegnere.

    Premessa: condivido appieno l'analisi - anzi aggiungo: da sempre sostengo che il livello medio di cultura scientifica del paese sia une delle grosse emergenze nazionali. Perché prosperano le Wanne Marchi un po' ovunque, e perché alla lunga perdiamo anche con India e Romania nelle professioni ad alta specializzazione, come nei mestieri legati all'informatica.

    La postilla/precisazione.. non so se sono io - ma mi sembrava una convinzione diffusa: tra le materie scientifiche, matematica era vista dalla parte delle scienze inutili.
    Non quanto lettere - ma come scienza esatta e prevalentemente teorica - pur madre di tutte le altre - sembrava un po' una via di mezzo. Anche gli sbocchi professionali parevano (non so oggi) legati sopratutto alla ricerca, mentre se vuoi entrare nel mercato del lavoro "vero" fai economia, ingegneria, informatica..
    ed in effetti, da quel che ho visto, gli iscritti a matematica erano circa un centesimo rispetto agli iscritti ad una facoltà tecnico-scientifica

    Da programmatore (in un contesto particolare, ma la mia professionalità è quella), che di matematica ne ha fatta parecchia a livello universitario.. posso dire che anche il tipo di soddisfazioni è diverso: da una parte la bellezza dell'astrazione, del modello puro, della logica, della complessità di cose applicabili a tante discipline diverse - il tutto ha un qualcosa di artistico..
    dall'altra l'applicazione di strumenti matematici per analizzare la realtà sempre complessa e imperfetta, risolvere problemi concreti, creare prodotti che rispondono ad esigenze precise.

    Anche se ho capito la bellezza di risolvere un problema, creare e migliorare un software, aprire opportunità che non c'erano, ottimizzare le risorse per raggiungere un fine, aggiornarsi quotidianamente (la capacità più utile appresa all'università).. non so se sarei in grado di trasmetterlo, e di insegnare.
    Ho visto insegnanti innamorati della propria materia incapaci di coinvolgere gli studenti. Forse non erano abbastanza creativi, forse mancavano di competenze relazionali e trasversali che -per vari motivi- è più probabile che abbia un insegnante di lettere, filosofia o sociologia, rispetto ad un teorico puro - o anche ad un bravo tecnico.

    Forse è anche una questione strutturale, oltre che di aspettative. Siamo fatti così. Ma mezzi per favorire circoli virtusi invece di arrendersi alla natura umana ne avremmo

    Scusate la lunghezza!
    (un informatico atipico)

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  26. Come tutti gli studenti anche io quest'anno sono passato per i banchi della maturità. Come quasi tutti gli studenti sono stato promosso.
    Per quanto riguarda la scelta universitaria sono intenzionato a studiare una delle cosiddette scienze utili. Devo dire con riconoscenza di essere stato uno degli studenti di quel bravo professore di matematica e fisica di cui parla (spero di aver inteso correttamente; in ogni caso la sua descrizione dovrebbe fargli merito).
    Tuttavia, dopo la laurea in fisica io, in tutta onestà, sto pensando seriamente di provare a diventare un insegnante.
    Forse di questi tempi così perigliosi potrei sembrare folle, ma insegnare è quello che vorrei fare davvero. Magari non subito ce la farò, ma forse, dopo aver ricevuto mi sarà data anche l'occasione di restituire. Ho grande stima dei bravi insegnanti e posso dire di averne trovati molti sulla mia strada, maestri indimenticati.
    Penso che il progresso di un paese passi principalmente dalla formazione della gioventù. Spero di esserne all'altezza.
    Eugenio

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  27. Eugenio

    Bravo.

    Tieni d'occhio anche quel che avviene all'estero. in UK, per dire, ci sono agevolazioni consistenti per chi vuole diventare insegnante di matematica o scienze.

    E anche negli USA la situazione dovrebbe essere simile.

    Uqbal

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  28. Lascia perdere l'estero, Eugenio. Abbiamo bisogno di insegnanti (bravissimi) di scienze utili qui, da noi. Resta qui, dammi retta.

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)