mercoledì 7 settembre 2011

Girare la testa

del Disagiato

Mi sono innamorato di Matteo, tempo fa. Certe volte, anche se non si è omosessuali, si perde la ragione per quello che diventerà il tuo migliore amico o, detto più banalmente, l’uomo della tua vita. Matteo lo conobbi quando avevo quattordici anni, durante una partita di calcio, di quelle dove tu arrivi drammaticamente solo e chi sta in campo ti chiede se vuoi giocare in porta, visto che nessuno vuole fare il portiere. Allora mi sono messo in porta, ho cominciato a prendere gol, i compagni di squadra mi hanno chiesto (in lacrime) di posizionarmi in campo e poi io e Matteo abbiamo cominciato a passarci la palla e a segnare. Cosa mi piaceva di Matteo? Mi piaceva il fatto che non partecipasse mai alle feste. Se qualcuno dei nostri amici organizzava una festa di compleanno, lui diceva di no, che non sarebbe venuto, che aveva da fare. Cosa aveva da fare Matteo? Niente. Stava in casa ad ascoltare musica. Mi piaceva che guardasse tanti film, mi piaceva la sua agilità intellettuale, mi piaceva il fatto che fumasse, mi piaceva come ti guardava e mi piaceva il fatto che a un certo punto, mentre tutti quanti ci stavamo divertendo come bambini, lui se ne andasse chissà dove.

Un giorno sono andato a casa sua con una cassetta degli Smiths, gli ho detto che a me piacevano tanto, lui ha tolto dalla custodia il nastro, l’ha infilato nel lettore, ha ascoltato la prima canzone (vorrei tanto ricordarmi il titolo dell’album e della canzone) e Matteo, da quel momento, ha deciso di ricambiare l’amicizia e l’affetto smisurato che io nutrivo per lui. Siamo diventati inseparabili, insomma. Siamo diventati due persone che si capivano al volo.

Poi, per tanti motivi, questo sguardo si è indebolito e io e Matteo, un paio di anni fa, abbiamo smesso di vederci. Io vi dico che è colpa sua e lui, fosse qui, vi direbbe che è colpa mia. La mia versione è questa: io sono cresciuto, lui no. Io sono diventato serio, lui no. Io ho cominciato ad avere degli orari da rispettare, lui no. Io ho smesso di inseguire i miei sogni, lui no. Io ho cominciato a pensare che quelli non erano sogni ma fregature, lui no. Io ho cominciato a pensare che nella vita conta più una buona circolazione del sangue e lui ha continuato a pensare che nella vita contassero di più i versi poetici degli Smiths. Se lui fosse qui, mi direbbe: “Non sei più quello di una volta”. Un po' di tempo fa mi ha anche detto: “Io non ce la farei mai a lavorare in un centro commerciale”. E siccome il centro commerciale, a me, dà il pane, mi sono offeso ed è finita come è finita. Io e Matteo non ci siamo più visti.

Vi racconto questa cosa per dirvi che Matteo ha smesso (non so se per gli stessi motivi) di frequentare anche altri amici che avevamo in comune. Bene, questi amici ogni tanto passano davanti alla mia libreria e fanno finta di non vedermi, mi evitano, girano la testa, abbassano la testa, cambiano direzione. E io faccio la stessa cosa. Ci comportiamo così perché ognuno di noi pensa che l’altro sia ancora amico di Matteo e, non so se capite, abbiamo paura che l’altro ci chieda “Ma che fine hai fatto?”, “Io e Matteo è da un po’ che non ti vediamo più”, “Sei stato stronzo con Matteo”. Ecco, abbiamo paura di sentirci dire queste cose e allora, come vigliacchi, ci evitiamo. Invece, ne sono sicuro, tutti abbiamo abbandonato Matteo e tutti ci chiediamo che fine ha fatto Matteo e tutti abbiamo paura di tutti e non ci parliamo e ci evitiamo. Siamo gente stupida, rintanata, che volta la testa e fa finta di niente.

Tanti anni fa io e Matteo siamo andati a Londra e lì, in un parco, abbiamo fatto una fotografia identica precisa a quella che vedete sopra. Volevamo imitare il cantante e il chitarrista degli Smiths. Ecco, poco fa, scrivendo questo post, ho riguardato la fotografia di me e Matteo, accanto ad un palo della luce, seri e con lo sguardo forte. Mi sono emozionato, lo ammetto. Ho pensato che Matteo mi manca e che mi manca la sua amicizia e le ore passate a dire tutto e niente. Ma soprattutto ho pensato questa cosa: peccato. Peccato per come è andata a finire.

Ora però smetto di scrivere e di emozionarmi perché devo andare. Devo andare a pagare il bollo della macchina e poi devo andare a lavorare. Ho cose ben più importanti da fare.

23 commenti:

  1. giusto..il bollo della macchina.
    variabile

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  2. Questo post ben si accoppia con "L'età della manutenzione". Potrebbe essere intitolato "L'età della disillusione".

    E' scontato dire che Matteo rappresenta i sogni tuoi e dei vostri amici; sogni di ribellione, di vita vissuta intensamente e con il libero arbitrio, di "Io non farò la fine dei miei genitori, a pensare solamente al mutuo, alle bollette. Non voglio che la mia massima aspirazione sia arrivare a fine mese, avere una casa pulita e in ordine".

    E invece.

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  3. un bella spina nel fianco

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  4. Si, succede. Che poi si cresca, che certi furori si acquietino, che i toni si smorzino, che si debba fare i conti con la realtà, che si debba vivere sul serio, aprendo gli occhi e sacrificando certi "purismi" e pensa un pò, anche mettendo insieme il pranzo con la cena. Forse lo sconfitto è Matteo che è rimasto al palo mentre gli altri sono andati via.Però che bella amicizia in compagnia di Morissey...e che chiosa tenera, Disagiato...

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  5. "Peccato. Peccato per come è andata a finire".

    Sarò sicuramente banale, e sicuramente non capisco nulla della vostra amicizia e di tutto quello che hai raccontato meravigliosamente.
    Però, secondo me, le porte chiuse si possono e si devono aprire, se si vuole, e non sono chiuse definitivamente se non quando lo è la vita.
    E credo che anche questa è una delle lezioni che si imparano con la "manutenzione" e il diventare adulti. Forse, se io fossi te e avessi scritto il post che hai scritto, forse io proverei a rintracciare Matteo... Forse

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  6. Matteo si è allontanato per non dover cambiare, forse tu non hai sbagliato, hai solamente scelto, ma lui ha fatto lo stesso, fargliene una colpa sarebbe sbagliato.
    E non è giusto dire che sia un peccato, ognuno vive la vita a modo suo, era inevitabile credo.
    Come la fine della cassetta.

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  7. Tu facevi Morissey, scommetto.

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  8. Non capisco dove sia il problema, non capisco perchè non tentare di ricontattarlo, mi sembra emergano un pò troppe certezze dal tuo racconto eppure ...tu sei cresciuto e magari pure Matteo. E' possibile?

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  9. Ci piace, eh.

    Però credo esista anche una via di mezzo. Non è detto che smettere di inseguire i sogni e considerare un disco degli Smiths una delle cose più importanti sia un errore.
    Banalità grossa come una casa, ma la verità è nel mezzo.

    Ma perché non gli fai una telefonata?

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  10. due di due. Anche se non so come va a finire, né il romanzo. Né la realtà.

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  11. Tu hai smesso di inseguire i sogni, lui no... Chissà, magari sta pensando la stessa cosa di te.
    Davvero, perchè non provi a rintracciarlo? Almeno potrai dire di aver fatto (tutto?) quello che potevi.

    Magari scopri che siete due stupidi (senza offesa, sia chiaro) che per un nonnulla si sono separati...

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  12. Se hai trovato il coraggio per scrivere il post, avrai anche il coraggio per chiamare Matteo.

    Mi piace pensare che sia così.

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  13. ma non smettere mai: di farci emozionare! :-)

    g

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  14. ti capisco, disagiato.
    anche a me è successo con parecchie persone. le stesse sensazioni, la stessa voglia di riavvolgere il nastro e tornare indietro a quell'epoca in cui, spensierati e gioiosi, non ci preoccupavamo di mettere la testa a posto ("un giorno lo faremo, ma intanto siam qua").

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  15. chissenefrega di chi ha sbagliato, di chi non è cresciuto, di chi ha più colpa... chiamalo, salame!

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  16. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  17. @Èf and Èl
    Ho letto altri libri di De Carlo, ma quello mai. Grazie per il consiglio (e neppure io so come va a finire).

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  18. @A tutti quelli che mi consigliano di richiamare Matteo

    Penso questa cosa. Se ce l'ho fatta a scrivere questo post non significa che riesca a telefonare a Matteo. Anzi, se ho scritto questo post (e se scrivo su un blog) è proprio perché non sono più capace di fare altro. Sento che non ne vale la pena, oppure lo farò più in là. Questo post è la riuscita di un addio.

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  19. La penso come Lucia.
    Resta da chiedersi come e perché Matteo non sia evoluto in un uomo, perché sia rimasto ragazzo: non ci dici nulla della sua vita. Suppongo che non si sia sposato né abbia avuto figli, ma che tipo di lavoro fa, senza orari da rispettare, senza aprire gli occhi alla realtà? è un artista?

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  20. Non racconto di Matteo perché poi vi addormentate tutti sulle vostre seggiole.

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  21. Il Disagiato ha detto...
    @A tutti quelli che mi consigliano di richiamare Matteo:
    "Penso questa cosa. Se ce l'ho fatta a scrivere questo post non significa che riesca a telefonare a Matteo. Anzi, se ho scritto questo post (e se scrivo su un blog) è proprio perché non sono più capace di fare altro. Sento che non ne vale la pena, oppure lo farò più in là. Questo post è la riuscita di un addio."

    Penso (ma soltanto da poco tempo) che a volte sia bene lasciare le cose come stanno (vuoi per paura, vuoi per pigrizia, vuoi per non restare delusi...). Il tempo cambia, le persone cambiano, non sareste più tu e Matteo.
    Ho scoperto da poco il vostro blog e mi piace tanto leggervi. Riflettevo sul fatto che forse è proprio perché neanche io sarei più (?) capace di fare altro che mi ritrovo a leggere/ascoltare e a volte a parlare con gli altri attraverso il pc. Aiuta a riflettere, a stare in compagnia, a confrontarsi con serenità e senza troppo impegno... non si rischia di trovare Matteo e poi di perderlo. Il sottotitolo del blog, ma forse è solo un caso, mi ricorda il mio motto "Restiamo indipendenti...".
    Comunque sia, è sempre piacevole e stimolante leggervi!
    Ohana

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)