mercoledì 21 settembre 2011

Le nostre preoccupazioni

del Disagiato

Un fenomeno, se così lo si può chiamare, che proprio non riesco a comprendere è quello dei lettori o telespettatori che scrivono una lettera a una redazione, a un giornalista, a un attore o a un cantante. Anzi, forse questi ultimi due riesco un po’ a comprenderli, visto che in questo caso si può e si deve parlare di idolatria. Io ho mai fatto una cosa del genere? Sì, una volta sola scrissi una letterina profumata alla redazione di Bim Bum Bam, ma avevo sette o otto anni ed ero un ingenuo. Vi parlo di questo perché della vicenda della Costamagna che se ne va dal programma In Onda su La7 e di Telese che sul suo blog ha dato la notizia di questo cambio di conduzione, ecco, di tutto questo parlare e offendersi e tradire mi ha impressionato (ma tanto impressionato) il fatto che c’è gente che ha protestato sul blog di Telese. Sia chiaro che con questo post io non sto attaccando o difendendo nessuno dei due protagonisti di questa vicenda. Vorrei proprio concentrarmi su questa cosa delle persone che scrivono per protestare un cambio di conduzione. Anzi, vedo di fare un giro più lungo.

Avete mai dato uno sguardo al settimanale Tv Sorrisi e Canzoni? C’è gente che ogni settimana manda una propria fotografia a questo giornale berlusconiano (non nel senso che è di proprietà di Silvio Berlusconi ma, invece, nel senso che appartiene alla cultura messa in moto dalle televisioni di Silvio Berlusconi) con in mano, appunto, un Tv Sorrisi e Canzoni. Io mi chiedo: ma perché un essere umano adulto deve preoccuparsi di fare e spedire una fotografia del genere? Non solo. In quello stesso giornale c’è chi scrive al direttore Alfonso Signorini per sottolineare che Maria De Filippi più invecchia più è brava, che la Canalis si merita la solitudine e la sofferenza, che è uno schifo che i Simpson vengano trasmessi alle x invece che alle y e via dicendo. Io mi chiedo: ma perché esseri umani adulti, che votano e devono educare figli, si preoccupano di scrivere ad Alfonso Signorini? Ma questa gente, mi chiedo, non ha altro a cui pensare? 



Il giorno dopo la morte di Pietro Taricone ci fu “una partecipazione incredibile al cordoglio, un vastissimo lutto online che ha attraversato siti (quello del Corriere ha registrato un numero incredibile di contatti) e i social network”, come scrisse Aldo Grasso sul Corriere. Ma la gente, mi chiesi e mi chiedo, perché diavolo deve spendere il suo tempo per piangere la morte di uno che manco conosce? Ma perché deve scrivere a una redazione per questa cosa? Aldo Grasso lo spiega dicendo che la gente, con questa vicenda di Taricone, ha visto la morte in faccia: “È come se anche noi avessimo visto la morte in faccia”. Mmmm. Non so. Boh. Io di questo Aldo Grasso mica mi fido tanto.

Ma è davvero così importante per l’Italia, per la cultura italiana e per l’informazione italiana il fatto che la Costamagna sia stata sostituita? Sostituita da chi? Sostituita da Nicola Porro, vicedirettore del Giornale, che è un giornale di destra. Ecco, allora vedo immediatamente di spiegarmi tutto questo tempo dedicato all’indignazione come una protesta politica. Però non so. Visto quello che ho detto prima, io non mi fido di questa risposta. Questi 3.000 o 3.500 commenti o messaggi d’affetto verso la Costamagna come diavolo si possono spiegare? Guardate che qui, ora, non stiamo parlando di televisione. Stiamo parlando di noi e di come noi spendiamo il nostro tempo e le nostre energie. Stiamo parlando di quali sono le preoccupazioni dei nostri amici o vicini di casa (il nostro bel paese è anche questo, se non sbaglio, e cioè amici e vicini di casa).

Perché la gente si prende la briga di scrivere al Corriere il giorno dopo la morte di Pietro Taricone? Perchè le lettere ad Alfonso Signorini? Perché le fotografie al Tv Sorrisi e Canzoni? Secondo me la gente scrive al Corriere perché sta molto male. Perché è sola o si sente sola. Questo tempo da dedicare a Taricone o ad Alfonso Signorini è il prolungamento di una nevrosi. La morte in faccia, come dice Aldo Grasso, non c’entra nulla. La sua stessa risposta è l'effetto di chi questa nevrosi la sta soffrendo (parliamo anche di teledipendenza, credo).

Perché la gente si preoccupa di dire a Telese “Non guardo più il suo programma se se ne va la Costamagna"? Perché la Costamagna ha ricevuto così tanti messaggi d’affetto? Per lo stesso motivo per cui la gente scrive ad Alfonso Signorini, al Corriere il giorno dopo la morte di Taricone o alla redazione di Tv Sorrisi e Canzoni. Perché si sente sola. Soffre.

10 commenti:

  1. Per quel che ne so, la dipartita di Taricone ha colpito la massa perché era il fratello grande di tutti, mentre per l'affaire Costamagna è diverso, è più l'astio verso il porroso Porro. Ci stanno prendendo tutto. In generale, il grande equivoco, lo diceva pure McLuhan, è che la tv ti fa sentire di farne parte. Per lavoro faccio spesso video in aziende, e il 90% delle persone, appena passa davanti a una telecamera, tira su il pollice ed esclama "Italia Uno!".

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  2. Perché la gente si sente sola, è vero. E perché vive per la TV e nella TV.

    Guardare la televisione è un piacere che richiede pochissimo sforzo. Tutti quei personaggi, attori, conduttori, autori ecc. sono lì per noi, per intrattenerci, per farci compagnia, per farci provare emozioni. Mi sembra il minimo ricambiare questo loro impegno offrendo partecipazione, stima, affetto.

    Se hai visto Taricone a casa tua per cento giorni, mi sembra normale considerarlo uno di famiglia, un parente, un amico, dato che si è aperto a te e ti ha mostrato ogni suo gesto, espressione, pensiero.

    Detto questo, io non guardo la televisione. Ieri, mentre facevo tutt'altro, ho provato la TV via web. Dopo tre canali, sei spot e trenta secondi di programmi ho staccato, già non la sopportavo.

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  3. Semplice, per lo stesso motivo per cui noi scriviamo nel nostro blog o rispondiamo nel tuo. Anche io sono qui a leggerti perchè la mia giornata lavorativa si è dimezzata da un anno a questa parte per via della crisi. Cazzeggio.

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  4. Secondo me la gente è insoddisfata, sola, e cerca un surrogato o una distrazione alla propria vita. Alcuni lo trovano nella TV e, in certi casi, essa diventa parte della loro vita per cui a loro sembra normale interagire con questa. E se questa è fatta delle trasmissioni suddette e dei personaggi che conosciamo, be', chi si identifica con loro non può interessarsi a problemi altri. Le persone teledipendenti si ritrovano insieme a parlarne e così entrano a far parte di un club. Per non sentirsi soli come si diceva sù, forse per non sentirsi poco importanti. Un po' una sorta di social network più a portata di mano e meno impegnativo. Ma l'effetto può essere lo stesso. Inoltre adesso i personaggi televisivi sono più reali, non sono professionisti dello spettacolo o del giornalismo o di altri settori: sono umanissimi e vicinissimi. Prima c'era una sorta di reverenza reciproca e di confine tra chi stava da una parte del tubo catodico e chi stava dall'altra. Adesso non c'è neppure più il tubo catodico, la distanza si è azzerata anche fisicamente, realtà e finzione si confondono ed è più difficile spegnere la TV e tornare alla realtà. Però questa è solo un'idea che mi sono fatta e sarebbe argomento da tema, Prof, più che da commento ;). Io non guardo TV da circa due anni, a parte qualche film o telefilm. Sono soddisfatta della mia vita? Non ultimamente, ma se accendo la TV nell'altra stanza per "farmi compagnia" in casa, non fa che amplificare il mio disagio. Ma allora, perché invidio questa gente? E se invece loro fossero soltanto leggeri e spensierati, semplicemente capaci di prendere la vita con facilità?
    ohana

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  5. @Marco
    Ti giuro che io scrivendo su questo blog non cazzeggio.

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  6. Posso solo parlare della mia esperienza. Due anni e mezzo fa, mi sentivo (ed ero) abbastanza sola e per buoni motivi giù di morale, pertanto ho iniziato per farmi compagnia a seguire prima uno poi numerosi blog. È poi arrivato il momento in cui, vuoi perché volevo puntualizzare su qualche commento che giudicavo erroneo, vuoi per socializzare, ho pian piano iniziato a commentare sugli stessi blog, i cui frequentatori abituali ormai vedevo come conoscenti, diciamo quelle persone che incontri tutte le mattine sullo stesso treno di pendolari. Da qui poi ho sviluppato anche vere amicizie con pochi di loro, e pertanto sono anche entrata in un social network. Però non mi verrebbe mai in mente di scrivere a un giornale per condolermi per la morte o la rimozione di un personaggio televisivo: vabbè, io non guardo la tele ;-) ma quel che non farei mai è vedere come un amico un personaggio televisivo, un attore insomma, che a differenza di un blogger non mostra se stesso ma solo la parte che sta recitando: come ci si può affezionare, SpeakerMuto?

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  7. Infatti per me c'è una notevole differenza tra lo scrivere in un blog (proporre o semlicemente partecipare) e lo spedire una fotografia al Tv Sorrisi e Canzoni. Secondo me la differenza sta in quello che dici tu e cioè nelle distanze. Molti di voi, qui dentro, sono ormai diventati degli "amici" (notato? ho messo la parola amici tra virgolette) e quindi risulta narturale rivedersi, contraddirsi, incoraggiarsi e via di questo passo. La televisione e un settimanale mi sembrano invece così distanti che proprio non riesco a comprendere questo desiderio di partecipazione. Mi sembra più che un segnale di solitudine.

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  8. @Bruna: Tu non ti affezioni perché forse non sei la solita casalinga di Voghera ;^)

    E comunque io ho citato Taricone perché la TV ha inventato un nuovo livello di personaggio: quello che sembra vero, pur nella sua finzione: come fai a essere te stesso in una casa con altri nove estranei, una voce fuori campo e soprattutto circondato da telecamere che ti proiettano nelle case di milioni di spettatori?

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  9. Sempre per Bruna: c'è un interessante saggio di David Foster Wallace sul rapporto con la televisione in "Tennis, tv, trigonometria, tornado".

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)