giovedì 6 ottobre 2011

lo specchio delle mie brame

di lo Scorfano

In questi giorni, mi tocca vergognarmi e confessarlo, in questi giorni io sono ansiosamente ossessionato da Amanda Knox.

(Intendiamoci subito, però: io non sono ossessionato dal processo, dalla sentenza e dall'assoluzione di Amanda Knox. Starei quasi per dire che di quello non me ne importa niente, ma non è vero; ché anzi, quando ho sentito che la sentenza si fonda sull'assenza di indizi probanti, ho subito pensato: «Meno male che i giudici se ne sono accorti.»; e poi ho pensato: «Mano male che li hanno assolti tutti e due.» Perché, francamente, in uno stato di diritto è questo che io mi aspetto che avvenga, agli altri come eventualmente, speriamo mai, a me: che se non ci sono prove schiaccianti ci sia, di conseguenza, un'assoluzione. Non è questa la mia ossessione, insomma.)

No, la mia ossessione è proprio Amanda Knox: lei, la ragazza, la giovane donna americana che se n'è tornata nella sua città, a Seattle (se ho capito bene), quella persona lì, Amanda. 
 E lo è per un motivo che credo sia semplice da capire anche se ho fatto un po' di fatica a confessarmelo: Amanda è una ragazza carina. Anzi, di più, secondo me: Amanda Knox è bella. E questo spiega molte cose, a mio parere.

Ma non solo, non basta. Amanda non è solo bella: ha anche uno sguardo particolare e sfuggente e una personalità che sembra forte, e inquieta. Tanto che subito, fin dagli inizi di questa vicenda, tutte le attenzioni si sono concentrate su di lei, Amanda: il suo ex fidanzato Raffaele è sembrato immediatamente una vittima, plagiato da lei; il barista di colore, che lei ha calunniato, è sembrato una comparsa; Rudy Guede, l'uomo che è stato condannato a tutti gli effetti per aver commesso l'omicidio, poco più che un comprimario non molto interessante. Perché lei, Amanda, era bella e poteva essere cattiva. Perché lei era una ragazza per cui si poteva anche perdere la testa, secondo me. Perché era bella e con quegli occhi e quel sorriso.

E quel nome, poi: Amanda, il gerundivo latino del verbo «amare», da amarsi, colei che deve essere amata... Anche il nome, forse, ha agito. Un nome che pare contenere in sé un imperativo, una necessità a cui non si può sfuggire, un ordine: nulla di dolce e tutto, invece, di forte e risoluto. Una femminilità inquietante e un po' aggressiva, sfrontata, incisiva, una femminilità (una bellezza) che ruba la scena a tutto il resto e si impone su ogni altra cosa e persona, che spaventa e provoca reazioni scomposte e irrazionali.

Ed ecco, quindi, l'ossessione di Amanda. Che non è soltanto mia, a quanto vedo in giro; perché, a leggere i commenti apparsi in rete sulla vicenda (una scelta raccapricciante si trova qui), la figura di Amanda si delinea ancora di più come qualcosa di quasi incomprensibile: oggetto di odi e antipatie feroci, terribili, quasi disumane. Una ragazza giovane, una ragazza innocente (per inoppugnabile definizione di un tribunale), innocente, una ragazza bella di cui però nessuno sembra avere pietà, con cui nessuno pare voler simpatizzare. E perché?

Perché Amanda, lo dico finalmente, arrivo al punto, perché Amanda è una strega. (E solo per questo, perché è una strega, Amanda Knox è anche bella.) (Ed è per questo, perché è una strega, che la sua bellezza ci fa paura.) (E Amanda Knox ci fa paura ed è bella e quindi, per questo, è una strega.) Come quelle del Medioevo e del tardo Cinquecento; come quelle raccontate da Sebastiano Vassalli e da Carlo Ginzburg e dalle canzoni di De André e di Fossati. Bella e irresistibile, Amanda; e dunque da tenere lontana, da scacciare in qualche modo, da rinchiudere e buttare via la chiave, da mandare al rogo, se ci fossero ancora i roghi e le urla in piazza e la gente che esulta e applaude davanti alle fiamme che bruciano la carne.

No, i roghi non ci sono più. C'è ancora la gente che applaude, a leggere i commenti in rete. C'è ancora gente che esulterebbe davanti alla fiamme e alla carne di Amanda, forse. Ma non questa volta: c'è una sentenza, ci sono i tribunali e c'è anche (che culo) uno stato di diritto. E le streghe non ci sono più, lo sappiamo tutti; o forse ci sono ancora, invece, e ossessionano i nostri sogni di maschi infantili, incapaci di tenere testa alla bellezza inquieta della femminilità. Ma per fortuna, forse più nostra che loro, le streghe sono volate via, a Seattle, al riparo dai nostri commenti disumani e terribili, dalle nostre brame indecifrabili. Lasciando noi, invece, con tutte le nostre ossessioni di sempre, davanti allo specchio.

5 commenti:

  1. Amà...
    Mo facce un piacere...

    Vatteneaffanculo, te ellamerica...

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  2. Be', un solo commento ma di grande levatura... Son soddisfazioni.

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  3. Io non la trovo così bella, in realtà. Moderatamente bella per essere una killer, sì. Sempre ammesso che lo sia, e su questo sono d'accordo con te.

    In realtà mi sembra la classica americana che trovi sotto la tag "group sex" di YouPorn.

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  4. Bella in quanto ex presunta assassina, questo intendevo.

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  5. Colpevole o innocente, se ne poteva andare prima: quattro anni l'abbiamo mantenuta...

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)