mercoledì 31 agosto 2011

il segnapagine del 31.VIII.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Livefast, Marxista pessimista: Quando c’è bisogno di soldi i governi fanno così: tassano quelli che pensano non siano propri potenziali elettori e cercano di non tassare gli altri.
MenteCritica, Nelle mani di imbecilli: Prima la patrimoniale per tutti, poi quella ad personam, poi niente patrimoniale. Dentro pensioni, fuori iva e contributo di solidarietà, poi dentro l’iva e i contributi di solidarietà, ma solo per gli statali, non si sa per le le pensioni, poi di nuovo fuori le pensioni e dentro i contributi di solidarietà e l’iva...
Personalità confusa, Antropologia del disoccupato benestante: I maligni mormorano sottovoce sia figlio amatissimo di padre e madre industriali, proprietari di immobili e terreni le cui rendite vengono versate all'erede tramite un automatismo dei conti bancari. Insomma, è ricco di famiglia, ecco. E ciò basta.
Carmilla, Una cartolina razzista dalla spiaggia di Follonica: Ci avviciniamo a un ombrellone, dove una donna si è accasciata e continua a urlare in una lingua che non riesco a capire. La signora, un'ambulante forse nordafricana che era passata pochi istanti prima offrendo le sue merci, adesso piange e sputa...

Come affrontare i Veltroni

del Disagiato

Ho l’impressione che la risposta del pubblico all’articolo di qualche giorno fa di Walter Veltroni sia stata una rumorosa pernacchia. Ma è solo un’impressione, sia chiaro. Sta di fatto che Veltroni non scrive solo, e ogni tanto, lettere (in realtà non sono lettere ma veri e propri pamphlet) da far pubblicare a qualche quotidiano ma scrive pure romanzi, saggi e poemi. Avete mai letto un suo libro? No? Io invece ni. Cioè non del tutto, solo un poco, qualche pagina, un occhio qui e un occhio là. In libreria ci sono tempi morti, ogni tanto, e in quei tempi morti si finisce per leggere quello che a casa non si leggerebbe mai. Un po’ come le riviste di gossip quando si attende il proprio turno dal parrucchiere. Il risultato è che mi trovo incapace di formulare correttamente un giudizio, essendo le mie letture veltroniane assai schizofreniche e approssimative. Però una splendida e seria analisi dell’ultimo libro (e non solo) di Veltroni l’ha fatta Christian Raimo poco più di due mesi fa. Insomma, vi invito a leggerla, se già non l'avete fatto, solo per comprendere che la retorica di Walter Veltroni (e di tanti, tantissimi altri suoi colleghi) la si può affrontare anche con la serietà e la precisione (si parla di "paratassi", per intenderci) oltre che con il sorriso e la satira.

Poi, a un certo punto, magari giusto dopo una tornata elettorale che sconfessa qualsiasi sua velleità di ritorno cincinnatesco in campo, arriva il libro di Veltroni. E – come sempre – non è un libro che fa i conti con il (vogliamo essere buoni) semi-fallimento del suo progetto politico. Non è un memoir che racconta luci e ombre della sua esperienza da sindaco. Non è il libro di un politico che fa un bilancio insomma, ma è un libro che parla di altro. L’inizio del buio, 267 pagine, pubblicato da Rizzoli. Alfredino Rampi e Roberto Peci soli sotto l’occhio della tv, come recita il sottotitolo. E uno magari dice: ma perché accanirsi? Non ne abbiamo già parlato altre volte di Veltroni scrittore? 

«mia vita»

di lo Scorfano
Una volta tornato dal mio viaggio nel Nord Europa, ho avuto dieci giorni di tempo prima che iniziasse la scuola, il lavoro. Avevo anche qualcosa da fare, è vero, piccole incombenze editoriali; ma si trattava di poca roba, che sbrigavo in un paio d'ore la mattina, senza sforzo. E poi c'era il blog, è vero anche questo: ma tanti colleghi di questa piccola e inutile blogosfera erano ancora in vacanza, tutti scrivevano poco, sembrava che l'intero italico web (o quasi) fosse in preda a un labile sonno, una specie di stasi momentanea che chiedeva solo di essere assecondata. E io, in effetti, l'ho assecondata.

Ho passato interi pomeriggi a leggere libri; ho scritto pagine che non diventeranno mai post, perché le ho scritte così, solo per mio piacere; ho guardato film, ho ascoltato musica, ho fatto passeggiate con la mia ragazza sul lago, mi sono dedicato a piccoli interventi di manutenzione della casa che rimandavo da mesi. 

martedì 30 agosto 2011

il segnapagine del 30.VIII.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Malvino, Tappeti persiani in puro acrilico: Il berlusconismo non è morto, basta guardare cosa è diventata la manovra finanziaria dopo il vertice di Arcore: i saldi dovrebbero rimanere invariati, i tempi dovrebbero essere rispettati, ma non si capisce come...
Francesco Costa, Nelle mani dei pazzi: La nuova manovra decide di non toccare i lavoratori autonomi e i redditi medio alti del settore privato, massacrando invece pensionati, laureati, lavoratori del settore pubblico e cooperative. Un’operazione scientifica: l’unica cosa positiva è che lascia immaginare che le elezioni non siano così lontane.
Sasaki Fujika, Mamma: i cattivi sono io: Ribadisco che per come la penso io il fatto stesso che tu debba pregare e come e quando è un problema tuo e non mio, né della società, quindi, chi ti dice niente, prega. E questo varrebbe per tutti, il punto è che agli ebrei nessuno ha mai negato una sinagoga, i protestanti sono quattro gatti e nessuno ha negato loro le chiese...
Dis.amb.iguando, La «quadra» di Bossi: «Sono Berlusconi e Tremonti a dover trovare la quadra», disse Umberto Bossi in colloquio con il quotidiano La Padania il 7 giugno scorso, commentando i difficili compromessi a cui la manovra economico-finanziaria avrebbe costretto la coalizione di governo.
Mattebblog, Cicatrici gratuite: Si tratta di un'antologia sul dolore, ma ridotto ai minimi termini: dove, quando, perché. Niente fronzoli, niente dissertazioni filosofiche, niente lamentazioni. Ho vissuto, sono stato ferito: l'epigrafe di qualunque vita.

anziani

di lo Scorfano

Minimo corollario a proposito della geniale idea del nostro geniale governo di non calcolare gli anni dell'università e del servizio militare tra quelli validi per il conteggio dell'età pensionabile: molti insegnanti (ne conosco personalmente più di uno) dovranno rimandare il loro pensionamento di qualche anno; li ho sentiti stamattina e sono giustamente incavolatissimi.

Ma la pessima notizia non è solo per loro: anche le giovani generazioni, che già da molti anni aspettano un posto libero nella scuola pubblica, dovranno rassegnarsi ad aspettare qualche anno di più, tre io quattro o cinque. Forse avranno quarant'anni quando riusciranno a ottenere la prima supplenza annuale. Non potranno nemmeno contribuire all'agognatissimo ringiovanimento della vecchia (vecchissima) italica classe docente: quando toccherà a loro, saranno già anziani.

nei dettagli

di lo Scorfano



«Firenze 1308, casa di Dante», questa è la didascalia dello spot che c'è qua sopra: e allora, abbiate pazienza, ma devo riprendere un post scritto da Boris qualche giorno fa, perché non resisto e perché mi pare che lo spot meriti qualche minima considerazione supplementare.

Insomma, è noto: Dante scrisse la Commedia in esilio, non a Firenze; e in esilio ci andò tra la fine del 1301 e l'inizio del 1302 e la Commedia fu probabilmente iniziata tra il 1305 e il 1307 (così dicono i critici più autorevoli), e conclusa nel 1321, a Ravenna.  

Cosa significa leggere

del Disagiato

Leggere un libro significa passare il proprio tempo in santa pace, significa imparare, significa emozionarsi, significa rispecchiarsi, condividere, sentirsi soli, sentirsi meno soli, partecipare, divertirsi e via dicendo. Insomma, a seconda del temperamento di ciascuno di noi, la lettura acquista un significato diverso. Per me cosa vuol dire leggere un libro? Quasi non lo so più talmente la lettura è diventata un gesto istintivo e quotidiano. Ma provo a dare una risposta: leggere è imparare. Però, a pensarci bene, il mio tempo con un libro non equivale soltanto a imparare, anche perché spesso, anzi, la maggior parte delle volte, da un libro non imparo un bel tubo. Quindi ci riprovo: leggere è capire gli altri esseri umani e quindi comprendere come vanno le cose del mondo. Ecco, probabilmente leggere, per me, significa questo: capire gli altri per capire me stesso. Però sento che questa risposta non è esauriente. Ci riprovo: leggere significa sapersi concentrare. Ci sono arrivato. Scusate se l’ho fatta lunga, ma mi ci è voluto del tempo per entrare tutto intero dentro il cuore della questione. 

Leggere, quindi, significa saper stare. Significa avere la pazienza di guardare in faccia una cosa, una persona, una situazione e saperla giudicare.  Azzardo a dire, se me lo permettete, che la stessa cosa vale anche per il cinema: guardare un film significa non tanto saper guardare e ascoltare storie d’amore o altro, ma guardare un film, per me, significa saper stare in poltrona. La mia poltrona, quella che sta di là in sala, vicino alla finestra, accanto a una lampada. Leggere un libro, per tornare al discorso bomba, significa saper stare in poltrona (o a letto). Perché guardate che non tutti sono capaci a stare in poltrona. Non tutti sono capaci a starsene immobili, in silenzio, con gli occhi che vanno da sinistra a destra, da sinistra a destra, da sinistra a destra. Non tutti, appunto, sono capaci a concentrarsi. Perché saper stare in poltrona è una disciplina, mica uno sport o un passatempo. Saper star fermi con un libro sulle ginocchia vuol dire essere defilati. Anzi, saper stare in poltrona significa non partecipare. E qui cominciano i guai. 

lunedì 29 agosto 2011

il segnapagine del 29.VIII.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Phastidio, Comuni virtuosi e realtà virtuale: Ma la Padania altro non è che il megafono delle trombonate dei dirigenti leghisti, per cui vale la pena risalire alla fonte. E nel giorno in cui duemila sindaci furibondi si ritrovano a Milano in piazza della Scala per protestare contro i tagli della manovra, è utile ricordare quello che resta uno dei maggiori successi leghisti, in tempi recenti.
Doppiozero, I camminatori irregolari: Se camminare è un’arte, zoppicare è un virtuosismo. Colui che è zoppo, chi interrompe la regolarità del passo introducendo l’elemento improvviso dello scarto, infrange e nello stesso esalta le leggi del movimento.
Cerazade, Maroni-Bossi: due a zero: Diciamo che non bisogna essere degli scienziati della politica per capire che la decisione della Lega di entrare a far parte del partito della patrimoniale costituisce, allo stesso tempo, una nuova e clamorosa sconfitta per la Lega di Umberto Bossi e una nuova e significativa vittoria della Lega di Roberto Maroni.
Un filo d'aria, L'ultimo disegno di Ali Ferzat (il vignettista siriano a cui hanno spezzato le mani)

La stupidità

del Disagiato

Pubblicare e far circolare la fotografia, vera o non vera, di uno Steve Jobs sofferente penso sia un gesto indelicato e morboso. Se l’avessi scovata io, prima di molti altri, tra le pagine di un giornale straniero, mi sarei soffermato un attimo per soddisfare una curiosità intima e privata (come si fa davanti alle tette di Elisabetta Gregoracci) e poi avrei tirato dritto. Mai e poi mai mi sarebbe venuto in mente di far circolare quella fotografia. Però dopo aver letto l’articolo di Massimo Mantellini, nel quale si dice che "Quella immagine – anche non fosse stata falsa come probabilmente è – non era informazione, non raccontava nulla di cui non sapessimo già. Era solo un indecente sguardo dal buco della serratura del momento più terribile della malattia altrui: uno di quegli orrori privati che la vita prima o poi ci riserva e che ciascuno di noi vorrebbe mantenere fuori dall’occhio famelico del pubblico pagante. Anche nel caso di persone universalmente note come Steve Jobs", ecco, dopo aver letto il suo articolo avrei da dire alcune cose. 

La mia impressione è che questa morbosità (questo "indecente sguardo dal buco della serratura") che spinge una persona, giornalista o meno, a pubblicare questa fotografia abbia a che fare con la morbosità che la stessa Apple ci ha dato in pasto in questi anni. La Apple non è solo una ditta che fa processori, computer e telefoni, no, la Apple è prima di tutto una filosofia di vita, un modo di stare al mondo, una maniera di prendere le cose: una filosofia, appunto.

gli studenti di scienze utili

di lo Scorfano
Molti dei miei studenti, soprattutto in questi ultimi anni, hanno finito il liceo, hanno fatto il loro esame di maturità, hanno magari preso un buon voto in centesimi e si sono poi iscritti a Matematica, all'università. Sono in genere gli studenti molto bravi, o comunque tra quelli più studiosi e impegnati; d'altronde, siamo in un liceo scientifico, ed è abbastanza naturale che gli sbocchi universitari siano di quel genere.

Tutto bene, insomma, senz'altro, lo penso anch'io. I pensieri meno buoni mi vengono soltanto quando chiedo a questi miei ex studenti che cosa pensano di fare dopo, quando l'università sarà finita. E i pensieri riguardano il fatto che nessuno (mai, nemmeno uno) mi dice che vorrebbe fare l'insegnante di matematica nelle scuole superiori o nelle scuole medie; qualcuno parla di carriera universitaria, ma non molti. Naturale, anche questo, direte voi; certo, è naturale, è quasi ovvio.

domenica 28 agosto 2011

il segnapagine del 28.VIII.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Il Disinformatico, Non crederete ai vostri occhi (di nuovo): Confesso che anch'io non ho creduto ai miei occhi: l'illusione è perfetta e funziona anche conoscendone il meccanismo percettivo.
Claudio Giunta, Sempre sull'Accademia della Crusca: Per migliorare l’istruzione e la civiltà di un popolo non basta volerlo. Esiste una catena di cause e di effetti, esistono delle mediazioni. Ciò significa, da un lato, che se non tratteremo bene le nostre scuole elementari e medie non potremo poi avere quei famosi ‘centri d’eccellenza’ con cui ci sfonda le orecchie la sciocca retorica dei media.
Pop serietà, Come nei libri: E invece no: il mare non lava via un bel niente e il vento non fa che aumentare quella sgradevole sensazione di bruciore alla gola che già hai. La vita non funziona come nei libri, mai.
Renault4, Newton: L'altro giorno sdraiato sul tappeto stavo ascoltando All things must pass alla vecchia maniera, ovvero dall'inizio alla fine, quando mi sono ricordato che più o meno al secondo anno di università mi ero messo in testa che forse sarei potuto diventare un giornalista scientifico o qualcosa del genere. 

Le mie risposte secche, vaghe, un po' scocciate

Variabile, che bazzica spesso queste parti, ha scritto un post sulla "vecchiocrazia" e ce lo ha spedito. Noi lo pubblichiamo volentieri, sottolineando che i giudizi e i rancori sono i suoi e non i nostri. 

di Variabile

E insomma qualche giorno fa me ne stavo seduto sulla riva del lago, a pesca e per me "a pesca" significa da solo, lontano da tutti, per cercare un po' di raccoglimento. Stavo appunto pescando, con la mia bella canna fissa da sei metri e fissavo il mio galleggiante da due grammi virgola quaranta, immobile, in acqua. Quando pesco e guardo il galleggiante il mio pensiero scorre sempre su due livelli ben distinti: il primo è un livello di pensiero piuttosto costante e corrisponde a ciò che immagino che stia sotto la superficie dell'acqua: pesci, alghe, fondali più o meno articolati, ma in certi momenti (soprattutto quando non prendo nulla) credo invece che là sotto ci sia una specie di deserto di sassi o di fango.

Il secondo livello di pensiero è invece più instabile e sottile, definiamolo così. Una specie di flusso inconscio, indefinito, intermittente di idee e sensazioni, che oscillano rapidamente tra la grande intuizione e la sconfinata banalità. Ecco, l'altro giorno, in riva al lago, mentre il mio pensiero vagava in territori confinanti col nulla e contemporaneamente visualizzavo fantastici panorami sotto al pelo dell'acqua, ho sentito dei passi dietro di me, mi sono voltato ed ho visto un signore anziano, sulla settantina, che camminava e si è poi seduto anche lui sulla sponda, un paio di metri alle mie spalle. 

Buongiorno, chiamo dalla libreria

del Disagiato

“Buongiorno, chiamo dalla libreria per dirle che è arrivato il libro che ha ordinato la settimana scorsa”.
“Libro? Quale libro? Chi ha ordinato un libro? Dio mio, io non mi ricordo!”.
“Il libro si intitola Come combattere gli attacchi di panico”.
“Adesso ricordo… ma sono senza macchina e non so come venire a prenderlo. Mio dio come faccio a venire a prenderlo? Non c’è nessuno che può accompagnarmi e allora come posso venire…”.
“Signora, non si preoccupi. Il libro noi glielo teniamo da parte, poi quando lei riuscirà a….”.
“E no, voi poi me lo vendete, so come vanno queste cose qua. Io faccio un po’ di ritardo e voi mi vendete il libro. Dio mio, come faccio adesso? Che gran casino, guardi...Un periodo che non le dico. Allora facciamo che io domani la chiamo per dirle se riesco già ad avere la macchina che ora è dal meccanico, oppure vedo di fare altrimenti, tipo prendere un autobus. Lei sa mica che autobus arriva lì da voi? E il biglietto dove lo prendo? Madonna che casino per un libro, che a saperlo…”.
“Signora, le assicuro che…”.
“O santo cielo, mi suonano alla porta! E chi sarà adesso a suonare? Cosa vogliono da me? La chiamo più tardi, santo cielo. Che gran casino!”.  

sabato 27 agosto 2011

Mentre si pranza

del Disagiato

Vi avviso che quello che sto per fare è un breve discorsetto da autobus, senza alcun riferimento preciso e senza fare nomi. Insomma, mentre mangiavo, poco fa, mi è capitato di guardare un programma RAI in cui una bella ragazza vestita da zoccola spiegava con visibile incompetenza (leggeva con titubanza un cartello, era ovvio) agli inesperti come me le simmetrie e i contenuti di una pala d’altare che stava dentro una chiesa di un paesello del sud Italia. Rimanendo un po’ sbigottito per l’incompetenza di quella signorina e per il vestito per nulla adatto a un luogo sacro (qui non conta nulla l’essere religiosi o meno, ma conta il buon gusto) ho pensato immediatamente una cosa orrenda: “L’Italia fa schifo. Questa chissà a chi l’ha data per essere lì a parlarmi”. Ecco, mi sono scoperto un mostro, un maschilista, un individuo capace ad andare solamente dal punto A al punto B. Mi sono scoperto gretto e superficiale. Perché le cose sono assai più complicate, magari. Perché magari quella lì vestita da zoccola non l’ha data a nessuno e il suo posto è meritato (anche se almeno poteva protestare per il vestito inadatto).

Poi, però, ho posato la forchetta, mi sono alzato da tavola, ho aperto un cassetto di un mobile e ho cercato in un pacchetto di fogli il bollettino postale con cui ho pagato il canone televisivo. Quando l’ho trovato ho letto la cifra di cento e qualcosa euro. E ho pure letto la cifra, bassa, della mora. E allora, solo a quel punto, mi sono sentito preso in giro. Anzi, preso per il culo. Per una questione di soldi.

Emanuele, il manutentore

del Disagiato

Quando in negozio si brucia una lampadina o il cesso perde acqua noi commessi non facciamo altro che chiamare i manutentori del centro commerciale. Tra i manutentori del centro commerciale c’è Emanuele, che tra i cinque o sei stipendiati per aggiustare ciò che è rotto o difettoso è il più bravo e simpatico. Anzi, facciamo così, utilizzo questa parola per Emanuele: carismatico. Emanuele è carismatico. Emanuele non solo interviene quando c’è da sostituire una lampada al neon ma si intromette anche negli affari che non gli competono. O almeno a me sembra. Da lontano lo vedo che discute con il direttore del centro commerciale per segnalare un’urgenza, una disposizione o una sistemazione. Insomma, Emanuele si impiccia. Le persone carismatiche fanno anche così o sbaglio? Sta di fatto che Emanuele quando entra da noi in negozio per cambiare un filtro dell’aria o per vedere che nel nostro magazzino le leggi vengano rispettate (che non ci siano cianfrusaglie davanti agli estintori, in parole povere) sorride e parla ad alta voce con i suoi colleghi e qualche minuto dopo esce con lo stesso sorriso e con la stessa voce. Emanuele è uno che fa bene il suo mestiere.

In negozio ci sarebbe da fare un lavoretto che non compete ai manutentori? Non importa, Emanuele chiude un occhio e il lavoro lo fa lo stesso, subito, velocemente e senza chiedere un soldo. Tempo fa una squadra di elettricisti ha sistemato l’impianto elettrico della nostra libreria. Dopo alcuni giorni Emanuele è entrato in negozio e guardando il soffitto ha detto: “Ma chi cacchio ha fatto questo lavoro?” E allora Emanuele ci ha fatto notare che alcune lampadine del negozio “tremavano”. “Ci sono degli sbalzi di tensione che non dovrebbero esserci”, ci ha detto Emanuele e da allora, da quel preciso momento, abbiamo pensato che Emanuele fosse anche un po’ elettricista oltre che manutentore. Le persone carismatiche non sono un po’ tuttofare o sbaglio? Le persone carismatiche non utilizzano forse espressioni come "sbalzi di tensione" oppure no? 

venerdì 26 agosto 2011

il segnapagine del 26.VIII.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Plus1gmt, Italien: Cari amici tedeschi, vi affidiamo questo complesso residenziale, industriale e turistico, che potrete risanare come avete fatto con la vostra parte orientale dopo il crollo del muro. Scegliete pure quale percentuale sui profitti volete trattenere, ci fidiamo ciecamente del vostro premier, a differenza del nostro attuale.
Francesco Costa, La Nato spara in Libia?: L’Espresso ha pubblicato oggi pomeriggio un articolo che sostiene una tesi ardita: ci sono soldati della NATO – o contractors privati da questa ingaggiati – che stanno combattendo in Libia accanto ai ribelli. Che sparano.
Un tal Lucas, Incerte certezze: E adesso capisco anche di cosa ho paura veramente: di aver fede, di credere indubitabilmente in qualcosa che mi rinchiuda nella prigione della certezza. Si nasce e si muore soli. La vita è un fatto personale, nessuno ci ha domandato il permesso se volevano venire al mondo o meno.
Sbagliando s'impera, Dante e la carta igienica: Forse i pubblicitari non vanno a scuola e se ci vanno non stanno attenti, ma insomma, stiamo parlando di Dante, non di Angiolo Silvio Novaro o di un poeta ancora più oscuro e dimenticato. Dante, il sommo, il padre della lingua italiana.


non solo una spesa

di lo Scorfano
 
Vorrei lanciare anche una riflessione. È giusto ridurre i costi a carico delle famiglie per l’acquisto dei testi, ma a volte ci si lamenta di dover scaricare da Internet un libro elettronico di 8-10 euro e poi, magari, si spendono gli stessi soldi per una suoneria del telefonino. È importante ridare alla cultura il suo peso e pensare che i testi di scuola sono un investimento, sono uno strumento culturale e non solo una spesa.
Io non so se una "riflessione" si possa esattamente "lanciare", come fosse un giavellotto o una proposta. Però queste sono parole di Mariastella Gelmini a proposito del cosiddetto caro-libri nella scuola pubblica; parole addirittura condivisibili, dette in un'intervista al Messaggero, in mezzo a diverse altre quasi tutte miracolosamente condivisibili. Dicono sia il caldo.

dipendenza

di lo Scorfano


Scusatemi se oggi vi parlo di una faccenda totalmente mia, del tutto priva di implicazioni metaforiche o di risvolti collettivi; scusatemi, ma è l’unico pensiero che ho in testa, da due giorni a questa parte. L’altro ieri ho provato a smettere di fumare, tutto qui.

Erano le quattro e mezza del pomeriggio, faceva un caldo spaventoso e io sapevo di avere poche sigarette nel pacchetto, tre o quattro. Ne fumo quasi quaranta al giorno, non sarei mai arrivato a sera, lo sapevo. Allora mi sono fatto forza, mi sono messo una maglietta pulita, ho detto alla mia ragazza che andavo a comprare le sigarette, lei ha fatto una brutta faccia, ho calzato le scarpe senza guardarla e sono uscito. Faceva caldissimo. Mi sono sentito un cretino che esce nel caldo di agosto solo perché è uno schiavo del tabacco. 

giovedì 25 agosto 2011

il segnapagine del 25.VIII.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Anskjieghino, Palloni perduti: Alla vigilia di un campionato di calcio italiano che non si sa se inizierà, constato che ciò mi interessa sempre di meno. In effetti, a ben pensarci, una delle poche volte nelle quali il calcio poteva davvero significare qualcosa, fu nella finale del mondiale 1978 tra Argentina e Olanda, a Buenos Aires.
Radio Free Mouth, Perché scrivere?: Non so voi, ma a me capitano spesso momenti in cui sento che c'è qualcosa che non va e non capisco bene cosa. E allora scrivo. In parte per sfogarmi. In parte per cercare di capire cos'è quel qualcosa.
Civati, Forse non ci siamo capiti: C'è qualcuno che abbia la voglia e la pazienza di spiegare la complessità delle cose, di discuterne con i cittadini e di chiedere loro di mobilitarsi non per questa o quella cose, ma per se stessi, per il proprio futuro?
ilNichilista, Gli errori del Tg1, quelli della Rete e le loro differenze: Devo essere sincero: quando ho letto da qualche amico su Facebook che il Tg1 aveva commesso l’ennesimo atto di manipolazione della realtà, ci ho creduto istintivamente. Anche prima di guardare il video che lo testimoniava. Chissà in quanti, sui social media, lo hanno condiviso senza nemmeno vederlo, per riflesso condizionato.

"Quello della televisione"

del Disagiato

Ieri pomeriggio una signora se n’è infischiata della coda che doveva rispettare ed è venuta da me in cassa con un bigliettino in mano. Avrei dovuto dirle di mettersi in coda, di attendere il suo turno e poi di chiedermi quello che doveva chiedermi, ma non l'ho fatto. Non l’ho fatto perché se dovessi riprendere ogni volta chi non sta al suo posto non sarebbe più finita, non l’ho fatto per non creare tensioni e non l’ho fatto per velocizzare il lavoro di noi che stavamo dietro un bancone a prendere soldi o a rispondere a domande. La signora mi si è rivolta non solo infischiandosene della coda ma anche senza un saluto di cortesia, un “buongiorno” o un “ciao” introduttivo, come fanno le persone educate, urbane, che sanno stare con gli altri. Ma io non mi sono innervosito, perché dovessi irrigidirmi per tutte le persone che non sono educate, minimamente educate, sarei già stato ricoverato per ulcera. Insomma, la signora mi si è avvicinata e mi ha detto: “Mi servirebbe un libro di un certo Staffelli. Non so il titolo del libro”. E mentre cominciavo la ricerca al computer la signora ha aggiunto “Si chiama Staffelli ma non è quel Staffelli che conosciamo”. Io l’ho gurdata e lei mi ha sorriso.

Io "Striscia la notizia" non lo guardo mai, però so chi è Staffelli. Staffelli è quello che consegna il Tapiro d’oro, che rimprovera gli altri di aver fatto una figuraccia o di aver detto qualcosa di fuori posto e anche se non guardo mai “Striscia la notizia" mi è capitato di vedere Valerio Staffelli fare queste cose. Solo che a me, lui, non piace per niente. Non mi piace nemmeno "Striscia la notizia" per il semplice fatto che la satira non mi coinvolge (a chi mi dice che la vera satira è altra gli tiro i pomodori) e nemmeno mi coinvolgono le risate finte e quelle facce sceme dei conduttori e le belle gambe che si muovono. Ho una cartuccia buona da sparare e quindi la sparo: “Chi fa il moralista si crede più furbo, o meglio crede le cose più semplici di come appaiono agli altri. In ogni caso, la satira esclude un atteggiamento d’interrogazione, di ricerca”. Questo è Italo Calvino. Ecco, più o meno penso questa cosa della satira. Ma la satira non mi piace soprattutto perché la gente ride e la gente che ride non mi fa ridere e non mi fa migliorare. E bisogna migliorare, altrimenti si finisce per mangiare con il naso e bere con le orecchie.

mercoledì 24 agosto 2011

il segnapagine del 24.VIII.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Mirumir, Odnako: Le dichiarazioni ufficiali sovietiche erano caratterizzate da paragrafi e paragrafi carichi di ottimismo e di lode per questo o quel brillante risultato. L'informazione vera e propria, quella che permetteva di cogliere seppur obliquamente il messaggio, arrivava spesso – spesso, non sempre – verso la fine dell'articolo...
Petrolio, Non resta che il Cicap: Il mito della crescita economica ed energetica perpetua è contraddetto da ogni legge della fisica, eppure ci viene propinato come vangelo e su esso si basano le decisioni dei governi che influenzano pesantemente la nostra vita quotidiana.
Attualizzando la foschia, La flessibilità in uscita dal lavoro mette tutti d'accordo: Continua inesorabile anche da noi il processo globale che vede calmierare diritti e salari, affiancandoli sempre più alle zone del mondo in cui il lavoro è semplicemente schiavitù (altrimenti poi Marchionne delocalizza no?!).
Filippo Facci, Cappelle e altri errori: L’intervento anti-evasione del cardinale Angelo Bagnasco, questa la verità, si è rivelato un boomerang: e a rilevarlo non sono stati soltanto i Radicali o un drappello di agnostici razionalisti, ma anche giornali come La Stampa, Libero, Repubblica e il Corriere della Sera

Far sapere alla gente

del Disagiato

Giorgio Faletti che scrive una lettera al critico letterario Giorgio De Rienzo, scomparso un mese fa, ricordando con affetto e strana nostalgia i punteggi bassissimi e le stroncature dati da quest’ultimo ai romanzi del primo, significa grande profondità interiore e sensibilità. Giorgio Faletti che scrive e pubblica sul Corriere una lettera (è di ieri) allo scomparso Giorgio De Rienzo significa, semplicemente, fare becera pubblicità. Non sono le ultime e dichiarate righe della lettera a farmelo capire “Il motivo di questa lettera è che volevo comunicarti di avere scritto un nuovo libro. Altri ne scriverò in futuro e, sempre per la mia inguaribile natura di sognatore, sono certo che li leggerai e prima o poi mi farai sapere. Ma ora, subito, ci tenevo a dirti che in ognuno ci sarà qualcosa di tuo. E ci tenevo che lo sapessero tutti. Un abbraccio, in qualunque posto tu sia”, ma il gesto in sé di Faletti e la complicità del Corriere. L’editoria, e soprattutto quella fettina di editoria oggi in declino, ha bisogno di questo e cioè di parlare anche con i morti. Perché pubblicare una lettera affettuosa se non per ricordare alla gente che si è ancora in attività? La lettera è destinata a noi e basta.

John Lennon che in una stanza d’albergo di Amsterdam rimane a letto per una settimana con Yoko Ono significa bed-in, protesta, pacifismo e quello che volete. John Lennon che in una stanza d’albergo di Amsterdam decide di farsi riprendere e fotografare a letto per una settimana con Yoko Ono significa mania di protagonismo. E basta.

il bunker

di lo Scorfano

Resta chiuso lì, nel suo bunker, sotto le bombe sganciate dai nostri aerei; non si arrende, rifiuta l’esilio, urla che combatterà «fino alla fine», non accetta di finire i suoi giorni in qualche splendida villa del Venezuela o del Sudafrica. Dicono i ribelli che i suoi cecchini sparano sulla gente per strada, a caso, anche sui bambini. Sarà lui ad aver dato l’ordine? Immagino di sì. Altri sostengono tutt’altro: io continuo a non sapere a cosa credere.

Ma intanto lui, Gheddafi, resta chiuso dentro il suo ultimo rifugio, manda il figlio a fingere urlando che tutto è ancora sotto controllo, che la cospirazione mediatica occidentale è solo un bluff, che il popolo di Tripoli è ancora con lui, che il popolo avrà la sua rivincita contro l’imperialismo occidentale. 

martedì 23 agosto 2011

il segnapagine del 23.VIII.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Due colonne taglio basso, Indifferenti o moralisti?: Dicono qui che un uomo è morto a Ostia. Il suo corpo, coperto da un telo, è rimasto disteso sulla spiaggia per qualche ora – si legge – vegliato da tre agenti di polizia.
Crescere creativamente, Il rientro a scuola dei docenti: Tutto quello che i manuali di pedagogia e di didattica non dicono, ma che è necessario sapere per uscire serenamente da un anno scolatico intero e che va deciso ad inizio d'anno.
Un radiologo, La guerra delle generazioni: Il succo della questione è il seguente: il signor Alvaro è irritato per le critiche che rivolgo alla sua generazione. Le trova ingiuste e ingiustificate: la sua generazione ha compiuto il miracolo economico, dice lui, e ha rimesso in piedi un paese devastato dalla guerra e dalla povertà.
Piovono rane, Il nuovo che avanza: Nell’estate della tempesta, quella in cui il venditore di sogni si è arreso alla più prosaica delle realtà, ad agitarsi più di tutti sono due signori che venderebbero la mamma per andare a Palazzo Chigi.

consumatori di libri e di altro

di lo Scorfano

La consueta e ritualmente agostana denuncia di Federconsumatori sul caro-libri nella scuola italiana ha, quest’anno, qualcosa di ancora meno chiaro e più fumoso del solito. Intendiamoci: giusto protestare con le scuole che sforano i tetti spesa imposti dal ministero (ma sarebbe ancora più giusto protestare con gli editori, che pubblicano libri di testo pieni di esercizi da svolegere sul libro stesso e quindi non riutilizzabili). Ma sarebbe importante anche fare bene i conti, però, in modo trasparente, tenendo ben separati i vari ambiti: altrimenti si fa un po’ di propaganda buona per essere citati dalle agenzie di stampa e dai quotidiani nazionali, ma non si ottiene nulla di davvero utile per i cosiddetti «consumatori».

Parto dal titolo, già comparso su qualche rassegna on line: «1.100 euro per la prima superiore». Un’enormità, in effetti. 

Carta di caramella

del Disagiato

Sostiene Federico che Matteo Renzi non è un cattivo sindaco ma che però c’è qualcosa che non gli quadra. Ma andiamo con ordine.

Federico, che anche da qui ringrazio per l’estrema gentilezza, mi ha ospitato per qualche giorno a casa sua, che sta a due passi dal centro di Firenze. L’estrema gentilezza sta nell’avermi concesso un letto, nell’avermi portato in montagna (Camaldoli, distante dall'afa) e al mare (una deliziosa spiaggia della Maremma, nell'afa), nell’avermi dato da mangiare, nell’avermi sopportato e nell’avermi illustrato tutte quelle cose che fanno bella Firenze. Camminando nel caldo feroce di questi giorni, attaccato a un palo, abbiamo incontrato questo adesivo (lo so, sono un pessimo fotografo):

Io ho sorriso, Federico mi ha guardato sorridere (e fare questa fotografia) e poi, già che c'eravamo, abbiamo parlato del sindaco di Firenze Matteo Renzi.

lunedì 22 agosto 2011

il segnapagine del 22.VIII.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Dis.amb.iguando, La campagna contro gli evasori fiscali: lo stereotipo visivo che rappresenta l’evasore fiscale: ha la barba incolta e lo sguardo torvo di uno che ti pare subito un poco di buono, mentre gli evasori veri, quelli che fanno il grosso dell’evasione in Italia, hanno la faccia perbene...
Non leggere questo blog, Il primo al mondo: Ora che la fine di Gheddafi sembra vicina, il nostro Ministro degli Esteri sta rilasciando dichiarazioni ed interviste di questo tipo. Il primo a telefonare, l'intervento militare che ci ha dato ragione, l'Italia-apripista, è tutto merito nostro, siamo i più fichi di tutti, eccetera eccetera. Io la ricordavo un pochino diversa. 
Linkiesta, Che fine hanno fatto i diktat di Pontida?: Era il 19 giugno a Pontida. La Lega Nord distribuiva a manifestanti e giornalisti un volantino con «i fatti in tempi certi». Una serie di diktat, con tanto di precise scadenze, che Berlusconi avrebbe dovuto rispettare se voleva mantenere l’appoggio del Carroccio. Non è stato ottenuto nulla, o quasi.

la fine

di lo Scorfano

Uno come me, senza troppe pretese, prima di partire per la Danimarca, si fa l’idea che lo Jutland (la penisola principale del territorio danese) finisca a punta, come pare dalle cartine geografiche che ci sono nelle guide. Poi arriva lì, dopo tanti chilometri di auto, prende una piccola camera d’albergo, appoggia le valigie sul pavimento, non si fa nemmeno la doccia ed esce, per andare a vedere. Anche perché la padrona del piccolo albergo gli ha appena detto, l’indice puntato sulla cartina del piccolo luogo, che quella è la strada che porta verso «the end», la fine.

Allora uno come me, senza pretese ma con ansiose curiosità, riprende subito l’auto e va. Raggiunge un parcheggio a pagamento (i danesi si fanno pagare assai per queste cose), chiude la macchina e comincia a camminare sulla spiaggia. La passeggiata è lunga, più di mezz’ora. Ma alla fine c’è la sorpresa:   

color che son sospesi

di lo Scorfano

Oggi è il 22 agosto. Faccio due conti rapidi e facilissimi e capisco che tra sette giorni, una settimana, il giorno lunedì 29 agosto, sarò di nuovo a scuola: 8.30 collegio docenti, 10.00 prova scritta di latino. E non è tanto il fastidio per tutto quello che ricomincia, non è quello: è proprio quel «prova scritta di latino» che mi agita e mi innervosisce.

Provo a pensare a come mi sento: fuori fase, direi. Fuori scuola, se esistesse il modo di dire. E, me lo immagino, anche i miei quattro alunni con il debito di latino si sentiranno così: del tutto «fuori scuola», è normale. Ma lunedì mattina, alle ore 10.00, ci vedremo, ci saluteremo, io consegnerò loro un brano da tradurre, poi lo correggerò nel pomeriggio stesso di lunedì, poi martedì 30 li interrogherò sul programma che abbiamo svolto fino a giugno, il 2 di settembre ci sarà un veloce scrutinio, poi usciranno i tabelloni da cui loro sapranno se andranno in quarta o se invece ripeteranno la terza; se avranno «riparato», come si diceva trent’anni fa, quando lo studente ero io e gli esami erano appunto «di riparazione».

Oggi si chiama «sospensione del giudizio», invece:  

domenica 21 agosto 2011

il segnapagine del 21.VIII.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Cattiva maestra, E le cicale: Caldo pomeriggio d’estate, attraverso un parco cittadino con un’amica chiacchierando del più e del meno mentre qualcuno cerca di sfuggire al caldo disteso sotto le fronde degli alberi, un gruppo di ragazzini gioca vicino a una fontana e il tizio che vende gelati fa affari d’oro. 
Champ's version, Di italianità, vacche ed Agnelli: Più in generale, mi sembra veramente assurdo porre il problema della nazionalità di chi compra le azioni. Se un’azienda è in Borsa, significa che è sul mercato. Se è sul mercato significa che chi ha i soldi se la compra.
Squonk, La spiaggia dei tartari: Di solito sono il primo ad arrivare in spiaggia, la mattina. Passo nello spogliatoio, mi sfilo la maglietta che ho messo a casa e indosso la canottiera rossa, quella con la scritta “Salvataggio”. 
Gramellini, L'estate morale: Dove sono finite le berluschine di Villa Certosa, le suffragette di Gheddafi, la casa di Montecarlo del cognato di Fini, il cognato di Fini medesimo? E le feste oltraggiose dei ricchi volgari, i dibattiti sul nulla pieno di vuoto, il cazzeggio elevato a nobile arte? Nell'estate del nostro scontento ci riscopriamo più sobri e più seri.

giovani vecchi

di lo Scorfano
 
Se poi vogliamo avere un'idea della disastrosa eredità che quelle leggi ci hanno lasciato, basta elaborare i dati del Casellario centrale dei pensionati, aggiornati al primo gennaio 2001. Si scopre che ci trasciniamo ancora più di mezzo milione di pensioni baby, liquidate a lavoratori con meno di 50 anni d'età: 535.752 per la precisione, che costano allo Stato circa 9,5 miliardi di euro l'anno. Ancora oggi l'Inpdap, l'ente di previdenza del pubblico impiego, paga 428.802 pensioni concesse sotto i 50 anni: di queste più di 239 mila vanno a donne e quasi 185 mila a uomini, per una spesa nel 2010 di 7,4 miliardi. A queste pensioni si sommano 106.905 pensioni liquidate a persone con meno di 50 anni nel sistema Inps (regimi speciali e prepensionamenti) per un costo di altri 2 miliardi.
Ecco, a me questa cosa che in Italia esistessero le cosiddette baby-pensioni mi aveva sempre mandato in bestia (sarà perché conoscevo una persona in baby-pensione e mi stava molto antipatica, sarà pure solo per questo);   

luoghi (comuni) dall'Europa

di lo Scorfano

Sul traghetto che dalla Germania del Nord porta alla Danimarca, in mezzo al mare sulla tratta Puttgarden-Rodby, in acque forse non più territoriali, sono andato in bagno a fare la pipì. Volevo poi lavarmi le mani, come è mia abitudine, ma dei tre lavandini presenti nessuno funzionava: abituato ai cessi pubblici tedeschi, imbattibili e a pagamento, sono rimasto sconcertato per l’inconveniente, immobile e attonito davanti allo specchio. Un signore che era lì vicino a me (un signore tedesco) mi ha guardato e, ridendo fortissimo di risata tedesca, mi ha detto: «Too close to Danmark, ahahahahaha».

Benché sia per noi sorprendente, è infatti così: in Germania le cose funzionano, in Danimarca, mediamente, no. E resta vero che i danesi sono biondi e gentilissimi e vanno in bicicletta, come luogo comune vuole. Ed è anche vero che hanno una bellissima bandiera ovunque sventolante. Però non è mica tanto vero che sono sempre educati e civilissimi, anzi: 

sabato 20 agosto 2011

il segnapagine del 20.VIII.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Jonkind, Le conseguenze della Crisi: Certo, un conto da non residente. La Svizzera è un paese solido, senza debito pubblico. Il franco svizzero è praticamente sicuro come l’oro. Nessuno le farà la patrimoniale. Lei può fare senz’altro un conto da non residente in Svizzera, resta inteso che lo Stato Italiano non lo saprebbe a meno che…
Vulvia, Marx aveva ragione: Karl Marx aveva ragione. Ad un certo punto, il capitalismo può auto-distruggersi. Non si può continuare a trasferire reddito dal lavoro al capitale senza causare eccesso di capacità produttiva e calo della domanda aggregata. Questo è ciò che è accaduto.
Luca De Biase, Audience driven journalism: Il pubblico decide in base a reazioni prevedibili, non razionali, orientate alla soddisfazione di curiosità immediate e non solo in base a valutazioni profonde e consapevoli del valore artistico, informativo o culturale dei programmi.
Freddy Nietzsche, Siccome il moto perpetuo non esiste: I raggi che arrivano da quella palla di fuoco nucleare che si chiama Sole arrivano sulla superficie terrestre, e eccitano le particelle, che quindi vibrano tutte eccitate, e particelle eccitate è quello che per noi animali significa caldo...

l'apnea

di lo Scorfano

Sono qui e non ho niente da dire. Assolutamente niente di niente da dire. Le dita che si appoggianno sulla tastiera non trovano più i tasti, picchiettano il vuoto, gli occhi si stringono davanti al monitor; le mani riconoscono l’atto di battere su quei piccoli cubi di plastica bianca come un gesto del tutto innaturale. Innaturale.

Ma sono qui, intanto. Con questo niente che sto provando a dire e che pare impossibile da dire. Cerco una frase che racconti come ci si risiede davanti allo schermo di un pc dopo un mese di oblio, una parola che abbia la forza di scrivere se stessa, e non la trovo; mi accendo una sigaretta, respiro, fa caldo. Resto qui senza aver niente da dire: a mantenere la parola data, sono qui.

Aspetto e fumo e ascolto il rumore del ventilatore. Potrei dire della Danimarca o della bruttezza solo in parte riscattata di Amsterdam. 

venerdì 19 agosto 2011

il segnapagine del 19.VIII.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Distanti saluti, Cambiare musica (un grafico, trent'anni di musica)
Eleapocket, Persuasi di essere migliori, per definizione: In poche righe, chi è Scalfari, cos’è «la Repubblica», cos’è il giornalismo italiano, chi sono gli italiani, chi sono i lettori de «la Repubblica» ma anche non.
Phastidio, Ad ognuno la propria sciagura: Fatto pari a 100 il livello di “picco” del Pil per ogni paese (asse delle ordinate) ed il numero di trimestri trascorsi da quel picco (asse delle ascisse), si può osservare che, nell’ambito del G7, solo il Canada ha completamente recuperato il buco di attività, mentre le maglie nere sono Italia e Giappone. 
Galatea, Il paralibro: È che mentre ero nella libreria e girellavo in cerca di, pensa un po’, libri, sono rimasta affascinata dalla quantità di roba che non era libri, e che stavano lì. Più della metà della libreria era piena di altro.

Le cannonate di Branco

del Disagiato

Dopo questo post abbandonerò la nave per pochi giorni. Vi saluto, quindi.

                                                                 
                                                                    ***

Le guardie del centro commerciale ogni tanto entrano in libreria per vedere se è arrivato qualcosa di interessante. Solitamente sono libri su Mussolini, sul fascismo, sulla seconda guerra mondiale e sui movimenti di estrema destra (non vi voglio impressionare, le cose stanno così). Roby, una delle guardie, invece cerca anche libri sugli ultrà, visto che negli anni novanta è stato un capo ultrà del Brescia. Roby è enorme, rasato, tatuato e muscoloso e, devo ammetterlo, molto gentile. Come si suol dire, l’apparenza inganna o a vederlo non si direbbe. Qualche giorno fa Roby è entrato in libreria e siccome attualmente la società Brescia Calcio sta facendo una campagna acquisti vergognosa gli ho chiesto, mentre mettevo libri su uno scaffale, cosa mai ne pensasse lui. “Mancano i soldi”, mi ha detto dopo un grugnito di rabbia. “Allora perché il presidente non molla la squadra?”, gli ho chiesto ancora e lui mi ha risposto che quel bastardo ha un sacco di debiti e che se molla la squadra le cose gli si complicano.

Poi, per scovare un pochino di speranza e complicità, me ne sono uscito così: “Ci vorrebbe un arabo, di quelli ricchi, che comprano la squadra e ci fanno vincere, finalmente”. Questa cosa l’ho detto ingenuamente, sperando che anche lui avesse lo stesso sogno e cioè vedere arrivare un uomo potente dagli Emirati Arabi, con miliardi da spendere in giocatori stellari e uno stadio nuovo. E mentre dicevo questa cosa pensavo alle cannonate di Branco.  

giovedì 18 agosto 2011

il segnapagine del 18.VIII.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Notiziole di .mau., A furia di Omeopatare: Ricordate la storia di Blog(0) e la Boiron? Beh, le cose sono andate un po' avanti. Il buon Fabio Turone (sì, abbiamo giornalisti scientifici in Italia, anche se non li trovi così facilmente su Cor&Rep) ha infatti scritto un articolo al riguardo, articolo pubblicato sul British Medical Journal. Però...
Radio Free Mouth, Bravissimo: "Il mio dottore è bravissimo." Quante volte ho sentito dire questa cosa da un paziente. E ogni volta mi girano le palle. Il motivo è semplice: questa frase non ha assolutamente senso. Come fa un paziente a dare un giudizio del genere?
Piovono Rane, Il costo è salito: "Un europarlamentare ci ha chiesto di creargli un blog che contenesse commenti positivi dei visitatori. Abbiamo dovuto inventare profili di utenti e scrivere post fasulli".
Stefano Menichini, L'instabile ministro Bossi: Avrete notato che ormai nessuno reagisce, fra i molti che quotidianamente vengono colpiti dai sanguinosi e improvvisi insulti di Bossi, dalle sue pernacchie, dalle sue linguacce, dai suoi diti medi alzati, dalle sue sconcezze. È il comportamento tipico – e apprezzabile – di chi si rende conto di aver contro una persona che non ha tutto il controllo di sé.
unradiologo.net, L'Italia ai tempi della crisi: L’Italia ai tempi della crisi è anche temperanza, controllo interiore, distanza dalle cose. Se no diventa tutto uno sfanculamento: e poi è guerra tra poveracci.

Non ci sono più i valori

del Disagiato

A partire dagli stessi Anni 70, la crescita dei redditi, la rivoluzione dei consumi e la comparsa di sempre nuovi beni d’uso quotidiano, hanno cominciato ad occupare sempre di più l’orizzonte delle nostre società, sempre più condizionando le attese degli individui e la formazione della loro stessa soggettività. In questo modo dal dibattito ufficiale delle democrazie è stato rapidamente espulso ogni elemento ideale. Nelle società democratiche, nelle nostre società, non hanno trovato più spazio un qualunque discorso pubblico riguardante il mondo dei valori personali e collettivi, la qualità della vita individuale e della convivenza, le prospettive del futuro.
Volevo far notare ai lettori di ieri di Ernesto Galli della Loggia che non è vero che nelle democrazie di oggi non ci sono più ideali e che non è vero che c’è, come lo chiama lui, un assottigliamento spirituale della cultura democratica. Quello che è successo è che i nuovi “beni d’uso quotidiano” sono diventati “i valori personali e collettivi, la qualità della vita individuale e della convivenza, le prospettive del futuro”. Non aver compreso questo, a mio avviso, significa non aver compreso il ruolo delle televisioni di Silvio Berlusconi e quindi la propaganda, l’informazione e la politica che gli appartengono. L’elemento ideale che secondo Ernesto Galli della Loggia è stato espulso dal dibattito ufficiale delle democrazie è, appunto, quello che volgarmente potremmo chiamare civiltà dei consumi. I valori ci sono, gli ideali ci sono e pure i sentimenti politici ci sono, solo che ora hanno un’altra forma. 

mercoledì 17 agosto 2011

Senza darlo a vedere

del Disagiato

Ieri sera ho visto un film di Clint Eastwood che parla di esseri umani che hanno avuto, o vogliono avere, un contatto con l’aldilà. Il film è Hereafter ed è fatto essenzialmente di tasti di pianoforte, come lo sono quasi tutti i film di Clint Eastwood. In questo film è merito del pianoforte se un tema così poco terreno non si trasforma in un qualcosa di troppo singolare. È merito del pianoforte se la vita dopo la morte e il dialogo con i defunti non diventano la prospettiva ingombrante del film ed è merito del pianoforte se ho capito che tutte le persone che vengono in libreria a comperare libri sugli angeli e sull’aldilà sono persone sole. Perché è di questo che parla il film e cioè di persone che per un motivo o per l’altro sono sole. E allora vogliono sapere cosa c’è dall’altra parte del muro. E allora si aggrappano al rametto che sporge per non cascare giù. Cercano una speranza, insomma.

E allora il pianoforte che ogni tanto compare in questo film mi ha fatto pensare a una cosa. Mi ha fatto pensare che forse non solo l’ultraterreno e i sensitivi hanno a che fare con la solitudine, ma anche la mia mania per i romanzi e la poesia e il mio tempo speso dentro questo blog e davanti a FriendFeed. E ho pensato che magari anche per voi è lo stesso. Stiamo cercando speranza, compagnia e affetto, uguale uguale a quelli che leggono i libri sugli angeli o i libri di Roberto Giacobbo. Solo che lo facciamo un po’ meglio e senza darlo a vedere.

martedì 16 agosto 2011

il segnapagine del 16.VIII.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Yellow letters, Agosto #3: Anche se crescere, da un certo punto in poi, vuole dire anche invecchiare, ma con te va bene, con te va bene, sono disposta a correre questo rischio, sono disposta a correre il rischio di vivere, crescere, invecchiare, morire.
Radio Berlino, Eppure, il governo qualche tassa in più potrebbe chiederla: "Minimum Tax" sulla paghetta dei bambini. Introduzione di un prelievo fisso in base alla quantità della prole, con apertura di "mini-partite iva". I bambini si trasformeranno così in "piccoli imprenditori", per gestire al meglio le proprie attività ricreative e il commercio di figurine.
Malvino, Erano promesse da marinaio: C’è chi pretende di rinsaldare il patto tra paese e governo sul mancato rispetto del programma elettorale. “Crediamoci ancora”, esorta Alessandro Sallusti (il Giornale, 14.8.2011). Ma è sempre possibile far meglio (o peggio, secondo i gusti) e allora ecco Giuliano Ferrara, l’intelligentissimo, che non cede alla constatazione della congiuntura non prevista o dell’evenienza di forza maggiore.

L'uomo intelligente e l'uomo scemo

del Disagiato

Dire quello che si pensa non è una virtù. Recentemente un amico mi ha detto a proposito della sua ragazza: “Mi piace perché dice quello che pensa”. Ecco, solo per questo motivo, e con un briciolo di presunzione, volevo dirgli di stare attento, perché una persona che dice quello che pensa è una persona scema. Però per non finire la serata a cazzotti, questa cosa non l’ho detta. Le persone Davvero Intelligenti, quelle che le vedi subito dalla faccia, sono quelle che sempre (sempre) hanno un’idea intelligente e poi dicono una cosa intelligente. La stessa che hanno pensato, insomma. Queste persone sono intelligenti sia che stiano parlando della frutta andata a male rimasta in frigorifero, sia che stiano riflettendo sull’Epistola a don Federico d’Aragona di Lorenzo de’ Medici. Sono persone Davvero Intelligenti, punto e basta. Di persone Davvero Intelligenti, però, al mondo ce ne sono poche, oppure se ne stanno rintanate in casa perché hanno capito che il mondo fa acqua da tutte le parti e che la soluzione definitiva è quella di rimanere rintanati in casa.

Poi ci sono le persone intelligenti e al mondo ce ne sono tante. Anzi, ce ne sono. Le persone intelligenti sono quelle che hanno pensieri scemi ma che cercano, prima che questo pensiero arrivi alla bocca, di renderlo sensato, educato, esprimibile e a volte Davvero Intelligente. Un lavoro duro, ma le persone intelligenti sono intelligenti perché, appunto, pensano prima di parlare. “La mia ragazza mi piace perché è scema ma dice cose intelligenti” è quello che avrei voluto che mi dicesse il mio amico. Allora io gli avrei risposto: “No, non è scema. Semplicemente è una ragazza che pensa prima di parlare. Non è una che dice quello che pensa”. Se fosse stata una persona Davvero Intelligente, come quella di cui parlavamo prima, non si sarebbe fidanzata con lui. Le ragazze davvero intelligenti hanno deciso di stare in casa e per incontrarle devi aspettare che escano a comprare il pane. Insomma, le persone intelligenti sono quelle che pensano prima di parlare, che adoperano un filtro, che modellano una proposizione mentre questa fa il suo tragitto e cioè la strada che dal cervello va alla bocca. 

lunedì 15 agosto 2011

I rivoluzionari

del Disagiato

L’altro giorno Calderoli ha affermato con sicurezza da vendere, come è solito fare lui, che la Lega è un partito rivoluzionario pur scegliendo una linea di responsabilità. Ecco, io non so esattamente quali contraddizioni porti l’essere responsabili e rivoluzionari allo stesso tempo, però so cosa significa essere rivoluzionari. Non perché lo sono, ma perché un pochino lo immagino. Significa, penso, avere un’idea ben strutturata e poi difenderla. Significa tutelare quelli che da anni, insieme a te, lottano per una causa, discutibile o meno, e che poi per colpa di multiformi congiunture economiche si ritrovano a boccheggiare. Ma per Calderoli evidentemente non è così, visto che sempre l’altro giorno ha detto ai suoi soldati di non discutere la linea di governo. Pena, l'emarginazione.

Essere rivoluzionari significa anche essere responsabili delle proprie parole. Se a luglio dichiari che "se non basta una manovra del genere, ci sarebbe da chiedersi che siamo entrati a fare in Europa. Stiamo facendo un risanamento dei conti importante, siamo tra i Paesi virtuosi della Ue. Chiaro che la manovra non si discute, anche se qualcosa potrà cambiare”, ecco, se a luglio dichiari questa cosa e poi ad agosto appesantisci la manovra, come minimo devi avere di fronte agli uomini del tuo partito e davanti ai microfoni un atteggiamento timido e confuso e non una postura da generale. Anche se la manovra è stata squarciata e appesantita non per colpa tua.

Poi magari si scopre che essere rivoluzionari non significa un bel niente.

domenica 14 agosto 2011

il segnapagine del 14.VIII.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Leonardo, L'assedio in pausa caffè: Funziona anche con Tuttosport. In questo reparto quindi noi lavoriamo con delle idee semplici semplici, che possono venire in mente ai vostri papà e alle vostre mamme, vedete? Stanno in quel cestone, il cestone dei Luoghi Comuni, noi li chiamiamo così. Allora tutte le volte che serve un editoriale, io prendo uno o due luoghi comuni (ma è meglio prenderne uno solo per volta) e li assemblo su una scocca.
Tempo reale, Ma come fanno i marinai: “Era una promessa da marinaio escludere, appunto “tassativamente”, che il governo Berlusconi potesse mai prelevare quattrini dalle nostre tasche a fronte del debito pubblico”. Noooo?
Phastidio, Conoscere per deliberare: vita in Provincia: Grazie ad un prezioso lettore, vi presentiamo un paio di documenti, elaborati dalla Unione delle Province d’Italia, in cui si spiega cosa fa una provincia e quali sono i suoi costi di funzionamento. Quello che emerge da tali dati (...) è che i costi di funzionamento delle nostre province sono molto contenuti, rispetto a quelli degli altri enti locali ed amministrativi italiani.
Nomfup, Formigabile: Un video.

Una soluzione

del Disagiato

Ieri, terminato il mio turno in libreria, mi sono visto con Alessandro. Alessandro è stato per un paio di anni mio compagno al liceo, poi lui è stato bocciato e di conseguenza ci si è persi di vista. Nonostante le strade si siano divise, ogni tanti ci facciamo lunghe telefonate e in queste lunghe telefonate fissiamo il giorno per una serata insieme. “Come i vecchi tempi”, ci diciamo al telefono e allora come i vecchi tempi ci si incontra nella piazza principale di Brescia e come i vecchi tempi andiamo a mangiare un kebab, a bere una birra e infine a fumarci una sigaretta sulle panchine dei giardinetti vicini alla nostra vecchia scuola. Alessandro è un assiduo frequentatore di centri sociali e, diversamente da me, lui non parla. Lui agisce.

Infatti Alessandro organizza manifestazioni, riunioni, dibattiti e proteste. L’ultima protesta organizzata con successo da Alessandro è stata quella sotto il comune di Brescia contro il sindaco Paroli. Il sindaco Paroli, in parole povere, venne pizzicato a spendere soldi pubblici per cose sue. “Noi non ce ne staremo di certo con le mani in mano”, mi disse qualche giorno prima della manifestazione Alessandro. “Tu sei dei nostri?”, mi chiese poi. E io dovetti rispondergli che una collega si era improvvisamente ammalata (dissi con faccia tragica “gravemente ammalata") e che per questo dovevo raddoppiare le mie ore di lavoro. “Peccato”, mi disse Alessandro quella volta. 

Cose che non accadono in libreria

del Disagiato

Heat- La sfida.

Robert De Niro è in una libreria per acquistare un libro sui metalli che potrebbe tornargli utile per la rapina che sta organizzando. Alle sue spalle, mentre lui legge in piedi, passa una bella ragazza, con le mani in tasca e lo sguardo interessato. Qui comincia una storia d’amore. Comincia in una libreria e per questo, e solo per questo, per me è una delle storie d’amore più belle della storia del cinema. Tutto ciò che di bello inizia in una libreria, però, non può che essere frutto di fervida fantasia.


Robert De Niro, nella scena dopo, entra in una sorta di mensa o comunque in un ristorante con tavolata e, accompagnato dalla ristoratrice, si va a sedere proprio vicino alla ragazza della libreria. Si siede, toglie dalla busta un libro, decide dopo richiesta di un cameriere di prendere un caffè e poi si rivolge alla ragazza: “Mi passa il latte, per favore?”.

sabato 13 agosto 2011

il segnapagine del 13.VIII.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Massimo Gramellini, Il lamento del Medio Alto: Non è dunque il prelievo in sé a indignarmi. Ma la sua assoluta inutilità. In attesa di riforme strutturali, che dopo vent'anni di chiacchiere sono ancora e sempre «allo studio», i miei soldi serviranno solo a perpetuare un sistema che non mi piace, a garantire la pace sociale dei furbi, non quella dei poveri.
nonunacosaseria, L'asino di Di Pietro: Un giorno qualcuno ha raccontato ad Antonio Di Pietro il paradosso di Buridano (un asino affamato e assetato è accovacciato esattamente tra due mucchi di fieno con, vicino a ognuno, un secchio d'acqua, ma non c'è niente che lo determini ad andare da una parte piuttosto che dall'altra. Perciò, resta fermo e muore).
Freddy Nietzsche, Al Posto di Pigi: Non so praticamente niente di Hadley Freeman. So che è una giornalista sulla trentina, sa scrivere, e si occupa di cose femminili. Il che non vuole dire soltanto che è specializzata in cose femminili, ma che il Guardian ha uno spazio per quei temi, e ha uno spazio per quei punti di vista.

Io e Marzia siamo diversi

del Disagiato

La mia giovane collega Marzia legge pochissimi libri e quando li legge sono romanzetti rosa. Marzia, poi, non legge quotidiani, settimanali, mensili o riviste più o meno specializzate e neppure segue telegiornali o programmi di approfondimento politico. Non sa bene cosa succede dalle nostre parti e nel resto del mondo. Se io le dico “Allora, hai sentito cosa è successo in Tunisia?”, Marzia mi risponde “In Tunisia? Cosa è successo in Tunisia?”. Mi risponde così perché non guarda telegiornali e non legge libri che non siano storie d’amore. A lei piace tanto l’amore e così tanto che non le importa leggere d’altro. “L’amore è la cosa più importante della vita”, mi ha detto una volta con una tazzina di caffè in mano. Sia come sia, Marzia si è fidanzata ed è andata a convivere con Marco. L’amore, appunto. Ora Marzia, oltre all’amore, ha una casa, una macchina, dei cani, un giardino, poltrone, tavoli, tavolini, tappeti, un garage, scarpe, ciabatte, vestiti, trucchi, profumi e tante altre cose che riempiono la sua vita e che sta riordinando in queste ore.

Marzia, che nulla sa di politica e di letteratura e di storia e di geografia, mi ha detto ad alta voce, qualche mese fa, che vota Berlusconi e la Lega. “Berlusconi o la Lega?”, le ho chiesto quella volta a Marzia che, accidenti, non è in grado di fare un ragionamento sensato, e lei ha trattenuto un risatina isterica ed è diventata rossa e, insomma, poi abbiamo cambiato discorso e ci siamo messi a parlar male del culo grosso di una nostra collega. Ho capito che vota quello che gli suggerisce Marco e ho anche capito, però, che Marzia non va alla cieca. Lei è d’accordo con quanto dice il suo moroso (lei lo chiama moroso) e cioè che in Italia ci sono quelli che vengono qui e che ci rubano il lavoro e che pretendono i soldi: questi sono quelli negri o quelli che arrivano dall’Africa. Pure gli zingari, però, sono pericolosi e anche gli albanesi. Me le ha dette lei queste cose e quando in negozio entra un uomo di colore, Marzia fa una faccia accartocciata. Quando l’uomo di colore se ne esce, la faccia di Marzia si distende. 

Poi viene il vino


Ren Cenere lavora in un ristorante (il suo ristorante) e qualche sera fa, davanti ad alcuni aneddoti e a un paio (?) di bottiglie, gli ho chiesto chiaro e tondo di farci un regalo: "Perché non scrivi qualcosa per il nostro blog? Qualcosa sulla ragnatela, o dintorni, nella quale bene o male ti sei impigliato". E siccome lui ha l'animo buono, ha visto bene di farcelo, questo regalo. Che ora pubblichiamo con tanto di ringraziamento.

Ho un ristorante e ci lavoro, ma questo poco ci importa.
Mettiamo una sera qualsiasi, in cui la migliore donna della vostra vita venga a prendervi all’ora di chiusura per ricordarvi di quanto eravate, e forse siete, tuttora innamorati di lei: e voi le chiedete di uscire a bere. Siamo stupidamente abituati alle ridicole descrizioni che i cosiddetti sommelier fanno dei vini bevuti, ma io che non sono professionale, ma solo appassionato, vorrei farvi una breve descrizione di cosa voglia dire il vino giusto al momento giusto. Lei è di fronte a voi, stupenda e disponibile, e l’eternità del passato vi schiaccia le intenzioni come la pressione della Fossa delle Marianne. Percorrete il suo corpo come un continente da esplorare, ma siete senza mezzi per la sopravvivenza, con un orso alle spalle e il ruggito di un enorme cascata d’intenzione che vi squassa lo stomaco. 

Decidete di aprire, così a intuito senza pensarci su troppo, uno dei migliori vini che avete in cantina, un Sancerre del 2006 del miglior produttore che quella terra abbia messo a disposizione del mondo. I suoi occhi sono l’eco dell’innamoramento, i suo gesti dipingono i segni dell’antica fiamma, siete arresi ma nello stesso tempo coscienti, convinti che quella è la sera giusta, nel momento giusto, nella vita giusta, nell’eternità giusta, perché tutto si riduce allora al momento giusto nella giusta declinazione eterna. Poi viene il vino. 

venerdì 12 agosto 2011

"Nemmeno per un attimo"

del Disagiato

Bisogna mettere l’odio da parte. Spero che quello che è accaduto a mio figlio sia di esempio per gli altri giovani. Il ragazzo che lo ha ucciso? Non ho bisogno di perdonarlo perché nemmeno per un attimo ho pensato di odiarlo

Molto probabilmente è indelicato scrivere di una madre che ha perso un figlio ma quando ho letto questa dichiarazione (la si può definire dichiarazione?) ho provato un qualcosa di molto simile alla commozione. Leggere di una madre che mette da parte l’odio verso uno straniero che ha tagliato la gola alla sua creatura mi ha fortemente impressionato. Faccio notare che il carnefice era straniero non per sottolineare chissà qual differenza di pelle o di cultura, ma per il semplice motivo che qui, nel nord del nostro paese, quando uno straniero infrange la legge spesso si crea un clima da caccia alle streghe. Figuriamoci, quindi, quando la sua mano commette omicidio.

“Continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo”, scriveva il 15 luglio del 1944 Anna Frank. Per la prima volta in vita mia sono stato investito dal significato di questa frase che sempre ho letto come uno slogan buono per le manifestazioni di piazza. Non so da quanto tempo un essere umano non contribuiva a spingermi con la sua umanità, perché di umanità intatta si tratta, a credere nell’intima bontà dell’uomo. Perché, come scrive sempre Anna Frank, mi è impossibile costruire tutto sulla base della morte, della miseria, della confusione.