sabato 10 marzo 2012

Ricordati che sei fragile

del Disagiato

In rete uno ci va anche per imparare e informarsi. Mia madre, da poco, ha cominciato a muovere i suoi primi passi sul (o nel) web e quando l’altro giorno la guardavo un po’ impacciata davanti allo schermo, con il mouse che si muoveva a scatti, lei mi ha detto: “Mi sembra che ci siano più cose qui che in televisione”. E in effetti ci sono più cose qui che là: “In rete ci sono moltissime idee”, ho confermato con il tono di quello che la sa lunga. Lo sapete anche voi, ecchevelodicoaffare, ma là dove ci stanno tanti blog (tantissimi a dir la verità), tanti giornali, tanti siti, tante zone dove si può fare comunella e via dicendo, si impara ad ascoltare le opinioni e a volte anche a dirle. Di una vicenda ecco il suono di mille bocche e poi mille angolazioni, inquadrature, sfumature e “però” e “a ben vedere” e “secondo me”. 

Ci si impiglia, appunto. Questi i motivi che hanno portato mia madre e mio padre davanti a uno schermo: per saperne di più o per rimanere impigliati nella rete e sentirsi coinvolti da qualcosa. E io ci sto tante ore, con il mouse in mano, per gli stessi apprezzabili motivi, anche se la cosa che mi secca di più è quella che leggendo tante parole e virgole e numeri mi viene da concentrarmi poco su una cosa soltanto e finisce che so tutto ma solo quello (“tu che sai tutto ma solo quello” me lo diceva sempre il mio professore di italiano, alle superiori).

Primo Levi in una bella intervista diceva che i vecchi saggi non dovevano dirci “Ricordati che devi morire” (prima o poi lo capiamo, questo) ma dovevano dirci, invece, “Ricordati che l’essere umano è fragile”. E guardate che io sono d’accordo con questa cosa della fragilità e se devo dirla tutta me ne sono accorto anche molto tardi che noi tutti siamo vulnerabili e fragili. Scusate se sto levando leggerezza a questo post ma io da qui, da questa sedia che mi sta reggendo in questo momento, posso contare le crepe che stanno dentro di me e le venature e le botte e la manutenzione fatta in tanti anni di cammino. Ricordatevi che gli esseri umani sono fragili, appunto. 

E allora accade che io ho delle idee davvero brillanti e intelligenti (che ho fregato a qualcuno, sia chiaro) che però con il tempo si sgonfiano come palloncini. Si sgonfiano perché sono fragili e quasi quasi mi viene da esagerare dicendo che più un’idea (e un sentimento) è bello e più è fragile. Ma magari sto esagerando e tutte le idee (e quindi tutti i sentimenti) hanno la stessa consistenza, lo stesso grado di fragilità. E la rete cosa c’entra? Era solo per dire che io frequento siti e blog per imparare qualcosa di nuovo e sentire il suono di tante campane ma anche (a volte soprattutto) per trovare conferme, per non cambiare idea. Insomma, per mettere mastice là dove incominciano a formarsi le crepe.

C’è un sogno che faccio spesso, da anni. In questo sogno nuoto in mare, distante dalla riva e quando le braccia incominciano ad essere indolenzite vado ad appoggiarmi ad una boa che mi sorregge dandomi tempo di recuperare forze, ossigeno e lucidità. E poi ricomincio a nuotare per andare chissà dove. Insomma, ho bisogno di riprendere fiato oltre che di carezze, pane e soldi. Ne ho bisogno così tanto che di notte me lo sogno. Ecco, l’ho fatta un po’ lunga, ma io sono un po’ in pensiero per questa crepa che incomincia qui, in questo punto esatto. Non so se la puoi vedere.

3 commenti:

  1. A volte mi sembra che scrivi i tuoi post per me, per come mi sento. Serve stucco e collante, serve tempo, il tempo giusto e ben vissuto. Riposati e poi torna che sennò ci manchi.

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  2. La vita ci spezza tutti. Solo alcuni diventano più forti nei punti in cui si sono spezzati.
    (Ernest Hemingway)

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  3. "Era solo per dire che io frequento siti e blog per imparare qualcosa di nuovo e sentire il suono di tante campane ma anche (a volte soprattutto) per trovare conferme, per non cambiare idea."

    Idem. Mi piace trovare qualcuno che scrive quello che sento anche io, così posso pensare di non essere pazzo. Perché se tu senti le crepe, caro Disagiato, io mi sento su quella boa lontano da tutti e nessuno a cui chiedere se sto nuotando nella direzione giusta, mai.

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)