martedì 27 marzo 2012

Viva la Francia

La metamorfosi di Kafka, quella lunga storia nella quale un uomo si risveglia sotto forma di scarafaggio, venne pubblicata nel 1915 e da quel momento il racconto divenne anche un modo di dire: situazione kafkiana. Sinceramente tutti i racconti o i romanzi di Kafka hanno questa chimica un po’ strana ed elementare che rotola fuori dalle pagine e che poi alla fine diventa una situazione kafkiana: sentirsi trasformati è una situazione kafkiana, essere accusati ingiustamente è una situazione kafkiana, non riuscire a raggiungere un luogo è una situazione kafkiana e poi subire eccessivamente l’autorità di un padre può essere una situazione kafkiana. Insomma, Kafka è un po’ come il pongo, materiale che possiamo modellare a nostro piacimento e nei suoi racconti, con facilità, troviamo molto della nostra vita e nella nostra vita troviamo molto dei suoi racconti. 

Questa storia dello scarafaggio è una storia sull’alienazione? Gregor Samsa, nonostante la metamorfosi, è preoccupato di non potere sbrigare i suoi affari in tempo, quindi sì, ha a che fare con l’alienazione innescata dalla società borghese. O forse quella tracciata da Kafka è una lunga pista che ci porta alla psicoanalisi? E il castello che in un altro racconto il personaggio non riesce a raggiungere è il simbolo dell'irraggiungibilità del potere? O forse l’uomo non potrà mai conoscere Dio? Non so, dovrei riprendere in mano il romanzo e cercare di capire e magari sentire quello che avete da dire voi.



Mai nessuno ha raccontato di uno scarafaggio che è diventato un uomo? Scarafaggio vero e proprio che diventa essere umano no, che io sappia, però ci sono due scrittori antikafkiani (a questo punto mi invento questo termine, se non avete da protestare) che hanno raccontato di uomini privi di grandi qualità che nella loro storia diventano uomini pensanti e sofferenti, consapevoli e tragicamente lucidi. In David Golder di Irene Némirovsky un ricco e cinico signore borghese che rischia il fallimento umano ed economico sembra capire per la prima volta di cos'è fatto il suo mondo: di vuoto e illusioni. Da cosa è dato questo vuoto? Dal denaro? Dagli affari e dall'arrivismo? Leggete la storia, se ancora non l’avete fatto 

Insomma, questo romanzo sembra raccontare di uno scarafaggio ("Era un uomo di più di sessant’anni, enorme, con le membra grasse e flaccide, gli occhi color dell’acqua, vivacissimi e opalescenti; folti capelli bianchi gli incorniciavano il viso devastato, duro, come plasmato da una mano rozza e pesante") che grazie alla consapevolezza diventa un essere umano.

E poi, forse un po’ troppo tardi, a diciassette o diciotto anni, ho conosciuto quello che per me è stato un antikafka per eccellenza e cioè il signor Pereira di Antonio Tabucchi. Il signor Pereira che abita a Lisbona si trasforma da uomo che non prende posizioni antifasciste a uomo che prende posizioni antifasciste e la sua consapevolezza, sia chiaro, non ha nulla di eroico e avventuroso. È consapevolezza sofferta e traballante, che ha bisogno di spinte, conferme e brevi prove di forza. 

Quando lessi Sostiene Pereira, anni fa, un poco capii da che parte stavo e qual era la mia forma. “Viva la Francia”, così termina un racconto di Daudet che Pereira manda in stampa. Non si potrebbe, visto che il Portogallo è nemico della Francia, ma a un certo punto della storia il giornalista, mite e mai sbilanciato, comincia a pensare che sia giusto dire, pensare e scrivere Viva la Francia, che sta per Viva l’antifascismo, Viva la libertà e Viva il Socialismo. Ecco, pure io, grazie ai pensieri che sostiene Pereira, ho trovato il coraggio necessario per dire o anche solo pensare Viva la Francia.

Quando Stefano Cucchi venne pestato a sangue e a morte dalla polizia penitenziaria, ho ripensato immediatamente a un altro romanzo di Antonio Tabucchi, La testa perduta di Damasceno Monteiro, in cui un avvocato e un giornalista devono affrontare un caso giudiziario per molti versi uguale. E anche in questo romanzo ci sono delle trasformazioni, come dire, in meglio e non in peggio. Si acquista una sorta di  amara consapevolezza che se non risolve il caso, risolve e sviluppa una condizione umana.

Non mi piace Lisbona, non sono mai riuscito a digerire i versi di Pessoa (Tabucchi ne è stato traduttore e critico, per chi non lo sapesse) e non ho mai capito in che modo, ultimamente, sia stato un buon antiberlusconiano ma posso dire che Tabucchi ha contribuito ad iniziare la mia, e magari anche la vostra, trasformazione da scarafaggio ad essere umano, metamorfosi ancora in corso e che chissà se andrà mai a buon fine. Già, chissà. 

2 commenti:

  1. Mi piace Tabucchi, anche a me ha fatto quella cosa che dici tu, ha contribuito a far iniziare una sorta di trasformazione in me. Ieri ho rivisto il film con piacere.

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  2. ogni tanto rileggo "I volatili del Beato Agelico", racconti dalla natura larvale,in particolare la "Lettera di Calipso a Ulisse", in cui si dispera l'assenza di divenire, di metamorfosi e mi piace anche Lisbona, terra di viaggiatori.

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