sabato 28 settembre 2013

Quando parliamo di sport

del Disagiato

A me i programmi televisivi di Italia Uno non piacciono e a volte – molte volte, in realtà – questi programmi non solo non mi piacciono ma li trovo stupidi, aggressivi e offensivi. Il telegiornale di questo canale lo conoscete bene anche voi, penso: un telegiornale superficiale, sensazionalistico, patetico e a volte così spettacolare da non sembrare neppure un momento d’informazione. Però c’è una cosa che mi stupisce tanto e questa cosa è che il telegiornale sportivo dell’una e dieci (orario in cui solitamente pranzo) è fatto bene. Le immagini e le parole utilizzate per raccontare i fatti sportivi della settimana hanno in sé qualcosa di lucido ed efficace, e gli eventi subiscono un’analisi così approfondita da trasformare gli eventi stessi in dettagli utili per ricostruire e capire altro. Siccome, purtroppo, non sono abbonato a Sky o a Mediaset Premium, la televisione che mi tocca (e lo so che ugualmente ho tanta scelta) è anche questa. E quello che ho notato nel mio piccolo e triste orticello televisivo è che lo sport viene trattato con più serietà, razionalità, intelligenza e cautela della guerra in Siria o delle condizioni di salute di Pompei. Questo capita non solo su Italia Uno, ma il fatto che questo capiti su Italia Uno forse significa qualcosa. Mi viene in mente Chomsky. Noam Chomsky in un libro che lessi qualche anno fa, Linguaggio e libertà (Marco Tropea Editore, 2002) scrisse che gli Stati Uniti sarebbero un paese migliore se il suo popolo parlasse di politica come parla di football americano.