martedì 23 settembre 2014

Il prezzo immenso

del Disagiato

Questa mattina ho letto che è incominciata una nuova guerra: gli Stati Uniti hanno attaccato l’Isis, le sue basi, le sue roccaforti. I giornali scrivono del conflitto con titoli e articoli che si somigliano (il mio, quello di un secondo fa, è un riassunto preconfezionato di questi articoli), citando i nomi degli alleati, indicando le radici e suggerendoci il percorso che ci ha portati fino a qui. Davanti a questi titoli ho cercato di avere un giudizio, nonostante le mie scarse competenze e conoscenze. Ho anche cercato di mettere da una parte i cattivi e dall’altra i buoni (e fare questo, chissà perché, mi è venuto abbastanza bene, senza ragionarci troppo). Poi ho smesso di pensare a questa guerra per pensare, invece, alla guerra. E mi è ritornato in mente uno dei commenti al sempre attuale scontro tra Palestina e Israele di Eva Illouz, una sociologa e giornalista che, ammetto l'ignoranza, fino a qualche giorno fa non conoscevo: 

[...] È ciò che fa la guerra. Ti fa venire un callo. Il callo è una pelle ispessita, dura, insensibile. Gli israeliani sono diventati di pelle dura verso gli altri e verso se stessi. È il prezzo immenso che si paga per essere costantemente immersi in una logica di guerra: si diventa insensibili. Quando si va in guerra, la prima volta è molto difficile uccidere qualcuno; dopo la quarta persona uccisa si diventa insensibili. Dopo tutti questi anni di guerra, gli israeliani sono diventati insensibili al significato della guerra. Non comprendono più il prezzo di una guerra costante perché non sanno più che cosa significhi vivere in pace. È la chiave per capire la cecità della società israeliana. Intere generazioni sono cresciute senza conoscere nient’altro che gli insediamenti. Conoscono Israele solo sotto forma di potenza coloniale. Per loro è normale. Ciò che alcuni israeliani percepiscono come anomalo perché sanno com’era prima, per altri è normale. È molto difficile fare capire com’è vivere in una società normale, e non in una potenza coloniale.